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 2016  novembre 19 Sabato calendario

La sharing economy che «muove» la Borsa

Prosegue anche nel 2016 la crescita della sharing economy in Italia, pur con una maggiore gradualità rispetto agli esordi, ma con un numero sempre più ampio di mercati in grado di coglierne e attivarne il forte potenziale di innovazione. 
Una fotografia, questa, che emerge dal terzo rapporto annuale sulla mappatura piattaforme collaborative e dal quarto report sulle piattaforme di crowdfunding, a cura di Marta Mainieri (Collaboriamo) e Ivana Pais (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), presentati in settimana occasione di Sharitaly2016.
Le due ricerche, fra loro complementari, hanno l’obiettivo di fornire un quadro ampio e completo dell’economia collaborativa in Italia. Si calcola innanzitutto che, nel 2016, le piattaforme italiane di sharing economy (comprese quelle internazionali con sede in Italia) siano arrivate a 138 e 68 quelle di crowdfunding, per un totale di 206. Numeri che, rispetto alle 187 complessive del 2015, delineano un incremento pari al 10 per cento.
Dalla casa ai trasporti, dal turismo al welfare, fino alla finanza, alla mobilità, alla cultura, al lavoro, alla scienza: emerge in maniera chiara come la sharing economy stia facendo il suo ingresso in un numero sempre più ampio di settori. 
Come ha ricordato Marta Mainieri, i processi collaborativi si stanno diffondendo con velocità e maturità differenti nei diversi mercati, «a partire dai settori più consolidati come il turismo e i trasporti – aggiunge Mainieri – si sta verificando un progressivo allargamento della sharing economy verso nuove aree potenziali di business, che includono servizi alle imprese e alle persone, ma anche finanzia, cultura, abitare collaborativo e così via». 
«L’economia collaborativa non è un settore o un modello di business, è un approccio – le fa eco Ivana Pais, sociologa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – che mette in discussione i rapporti consolidati tra economia e società».
Il crowfunding è una componente della sharing economy, ma indubbiamente la modalità che meglio la favorisce. Per quanto riguarda l’Italia, diminuiscono le piattaforme Reward (da 31 a 23) e crescono le piattaforme Equity (da 13 a 18). 
Se non sono molte le società che operano nel settore della sharing economy quotate in Borsa, tuttavia secondo un recente ricerca di Credit Suisse la nuova economia collaborativa che nel mondo sta attirando sempre più capitali è un fenomeno strutturale a livello mondiale: solo i venture capital ci hanno investito 220 miliardi di dollari e molti “unicorni” che oggi valgono oltre il miliardo operano in questo ambito.
Nel 2025 la sharing economy potrebbe portare i ricavi a 335 miliardi di dollari secondo Pwc, e alcuni settori come il turismo, le banche, i trasporti, i social media saranno profondamente toccati da questa rivoluzione. 
Secondo la casa di investimento svizzera ci sono 16 titoli quotati che sono favoriti da questo poderoso cambiamento. Si tratta di Avis Budget, Hertz, Axa, Shimano, JCDecaux, Homeways, TripAdvisor, Amazon, Linkedin, Regus, LendingClub,Visa, eBay, Mercadolibre, Yelp e Facebook. Tra le società che invece saranno penalizzate ci sono brand come Bmw, Direct Line HyattHotels, Royal Mail, Santader, BnpParibase infine Michael Page.