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 2016  novembre 20 Domenica calendario

La rincorsa dell’Oriente all’assalto del cielo

Sta diventando un testa a testa tra super tall, giganti del cielo, la gara tra Est e Ovest. Ed è già in bilico l’ultimo record stabilito con la torre Burj Khalifa di Dubai – progettata dallo studio Skidmore, Owings and Merrill di Chicago – alta 829 metri. Nella città degli Emirati sono da poco iniziati i lavori di un altro colosso, disegnato da Santiago Calatrava, destinato a superarla. Sempre che a batterlo sul tempo, con un anno di anticipo, non sia la candidata in pectore a conquistare il primato mondiale nel 2019: la Jeddah Tower in Arabia Saudita. La struttura, che si estende su una superficie di 530 mila metri quadrati e svetta per un chilometro dalla base all’antenna, porta la firma degli architetti Adrian Smith e Gordon Hill. L’opera, che conta tra i suoi maggiori finanziatori la Jeddah Economic Company e la società saudita Alinma Investment, potrebbe arrivare a costare oltre due miliardi di dollari.
Nella torre, dalla destinazione mista, troveranno spazio un hotel extra lusso (il Four Seasons), uffici, 439 appartamenti, condomini a cinque stelle e oltre 2 mila parcheggi. Da Guinness anche l’osservatorio che dovrebbe scalzare dal podio quello della Freedom Tower a New York: il punto panoramico, 30 metri di diametro, sorgerà al 157° piano, 55 livelli più su del rivale statunitense.
In equilibrio tra tecnologia e sostenibilità, con il suo slancio verticale leggermente asimmetrico l’edificio ricorda un fascio di foglie: un’esplosione di vita foriera di crescita, simile alle piante del deserto che si sviluppano dal terreno come un unicum per poi separarsi alla sommità. La base dalla forma a tre petali è l’ideale per i moduli residenziali, mentre le ali affusolate dal profilo aerodinamico contribuiscono a ridurre il sovraccarico dovuto ai vortici ventosi. Gli stessi accorgimenti sono stati adottati sulle pareti esterne, per minimizzare il consumo energetico e limitare l’impatto termico.
Tra le imprese più ambiziose, il sofisticato sistema di 59 ascensori, cinque dei quali a due piani: quelli diretti all’osservatorio viaggeranno a una media di 10 metri al secondo.
A far slittare la chiusura dei lavori di circa un anno sono stati problemi finanziari riconducibili in massima parte all’appaltatore, il Saudi Binladin Group. La multinazionale si è trovata in difficoltà a causa di un grave incidente: il collasso di una gru alla Grande moschea della Mecca che ha ucciso 107 persone. Il cantiere si è sbloccato grazie a un prestito bancario che ha assicurato il flusso di denaro indispensabile per riguadagnare tempo. E costruire al ritmo di un piano ogni cinque giorni.