La Stampa, 20 novembre 2016
E con un suono stridente internet entrò in redazione
«Avere Internet» costava almeno 200 mila lire l’anno. Negli Anni 90 per accedere alla Rete ci si doveva abbonare a un provider. Accendevi il computer, un clic sull’icona del modem, user e password e poi partiva un lamento stridente, come di un assurdo animale elettronico in agonia: «Eeeeeeeeerrrrrrr-eeeehhh» e così tutti sapevano che qualcuno in casa si era connesso al web.
Una volta su Internet bisognava stare attenti che nessuno alzasse la cornetta del telefono. La linea era unica: non si poteva parlare e navigare. O l’uno o l’altro. E per le famiglie Anni Novanta la priorità non era certo il web, con buona pace dell’internauta di casa. Con il modem si viaggiava a 56k. Altro che fibra a 100 o 300 Mb. Impossibile pensare di guardare un video. E le foto? Dovevano essere piccole. Leggerissime.
Matti. Bisognava essere un po’ matti anche per «fare Internet» in quelle condizioni, per una platea ridotta (400 mila gli internauti stimati in Italia nel 1995). Ma La Stampa era da sempre all’avanguardia con le innovazioni tecnologiche: vuoi trascurare questa occasione? Primi in Italia a pubblicare una telefoto, primi con la teletrasmissione in fac-simile, primi con i videoterminali e con una serie di altre diavolerie avveniristiche. Per l’occasione però arrivammo prudentemente secondi. LaStampa.it registrò il dominio nel settembre del 1994 e sbarcò sul web nell’aprile del 1995, pochi mesi dopo l’Unione Sarda di Nichi Grauso, patron di Video On Line, primo grande provider italiano.
In campo elettronico non eravamo certo degli sprovveduti. Prima ancora che Tim Berners Lee e il Cern diffondessero i protocolli che donarono il web al mondo, dal 1989 La Stampa diffondeva «Telestampa», un’edizione parziale del giornale destinata ai non vedenti, diffusa nell’area «telesoftware» del Televideo Rai e leggibile sul computer con un programma di sintesi vocale. Si provarono gli esperimenti di Videotel e Audiotel. La digitalizzazione degli archivi consentì di collegare alla rete la Banca dati de La Stampa e di creare e vendere cd-rom con annate integrali del quotidiano e altri dedicati ad argomenti scientifici. È del 1990 il Dayfax, edizione in sintesi del giornale diffusa dapprima sulle linee telefoniche e poi sul web e destinata alle navi in crociera, ai villaggi vacanza e in generale a una clientela remota. Fu il primo prodotto di editoria elettronica regolarmente commercializzato.
Esperimenti. Tentativi che ebbero varia fortuna e in alcuni casi breve durata. Ma comunque testimonianza dell’attenzione costante all’innovazione. In prima fila ad occuparsene un gruppo di pionieri che facevano capo all’allora amministratore delegato Paolo Paloschi e a Giovanni Giovannini. C’era un piccolo comitato dal quale partivano tutte queste iniziative, composto da Umberto Cuttica, Luigi Mezzacappa (sistemi), Federico Reviglio (centro documentazione) e da un unico giornalista: Piero Bianucci, responsabile di Tuttoscienze.
Lo sbarco de La Stampa sul web nel 1995 fu analogo a quello di molti altri quotidiani: l’homepage era un semplice indice di articoli apparsi sul giornale di carta, la versione in formato pdf del Dayfax, qualche recensione cinematografica e i risultati sportivi. Nessun giornalista dedicato, tutto automatico.
In redazione l’interesse per la cosa era scarso o nullo. E anche qualche anno dopo, quando il fenomeno del web stava prendendo decisamente corpo, si arrivò al più ad un diffuso scetticismo. Che rimase tale anche ai tempi di quella che fu davvero una notevole svolta, nel 1999, durante la direzione di Marcello Sorgi e con l’impegno diretto del condirettore Gianni Riotta.
Il 18 dicembre di quell’anno è online il nuovo sito de La Stampa, completamente rinnovato e ricco di contenuti giornalistici anche originali. Ha una redazione dedicata, formata da Anna Masera, Francesco Iannuzzi e Giovanni Padula, con un supporto tecnico riservato.
Lo stesso giorno nasce anche CiaoWeb, il portale per servizi editoriali ed e-commerce fondato da Fiat e Ifil, che avvia una serie di sinergie con diverse aziende dei due gruppi, seguito poi da La Stampa NordOvest, un altro portale a vocazione locale.
La rete era piena di entusiasmo, anche se molto diversa da adesso. Erano gli anni di motori di ricerca come Altavista e Lycos e l’italiano Arianna, di Netscape (il browser che rivaleggiava con il colosso Internet Explorer) e di Geocities (popolare servizio gratuito di host di pagine web). I social network e i futuri colossi del web, da YouTube (2005) a Facebook (2004), non erano stati nemmeno immaginati. Ma l’euforia durò poco. L’arrivo del nuovo millennio portò con sé la dura crisi della new economy: l’esplosione di una bolla che fece vacillare un mondo e sembrò dar ragione allo scetticismo con il quale molti ancora lo guardavano. Eppure fu proprio da quella crisi che tutto ripartì. Ma questa è un’altra storia.