La Stampa, 20 novembre 2016
Innerhofer: «Sono uscito dalla prigione del dolore»
Ogni seduta fotografica lo manda in estasi: «La gavetta è stata utile, mi ha dato i codici di un mondo nuovo, quello della moda. Io sono un uomo di montagna abituato al silenzio della natura, finire sotto i riflettori nell’atelier di Armani è stata adrenalina pura, come scendere sulla Streif». Ai salti Christof Innerhofer, 31 anni, uomo veloce della Nazionale di sci alpino, entrato nella storia azzurra dopo le due medaglie olimpiche vinte in Russia, è abituato, ma negli ultimi anni ha saputo dare un nuovo volto al circo bianco. Più glamour e social.
Innerhofer, se fa un bilancio della sua carriera, può dire «Ce l’ho fatta?»
«Sì. Ma non mi accontento e vado oltre. Il mio segreto è essere positivo, il bicchiere per me è sempre mezzo pieno. Se sono arrivato a questi livelli, anche fuori dallo sci, è grazie alla mia curiosità. Sfilare in passerella, vedere come Armani prepara le sfilate o essere ospite a “Che tempo che fa” da Fabio Fazio mi ha permesso di conoscere ambienti nuovi e avere contatti stimolanti».
La sua vita privata?
«Non mi rimane molto tempo. Mi concentro sui miei interessi... economici. Sono appassionato di borsa, seguo i miei investimenti, diversifico, ho puntato anche sul mattone. Sto in famiglia e dedico tempo a me stesso, ne ho bisogno dopo le gare, mi rilassa».
Ha mai pensato di lasciare lo sci per il problema alla schiena che l’ha tormentata per quattro anni?
«Sì. C’è stato un momento in cui mi dicevo “ma Christof, cosa fai fare al tuo corpo?. Hai vinto tutto, non devi dimostrare nulla...”. Però, alla fine, ha vinto la passione per il mio sport e sono ancora qui. Non vedo l’ora di mettere i bastoncini fuori dal cancelletto. Voglio vincere ancora. Per raggiungere il mio obiettivo ho fatto sacrifici incredibili. Non è facile vivere, allenarsi e scendere in pista a oltre 100 chilometri all’ora con il mal di schiena. Se a questo si aggiungono i continui viaggi in Germania, a Monaco, per essere curato dal mio medico di fiducia, e le sedute dal fisioterapista il gioco è fatto. Una prigione».
Il momento più buio?
«I Mondiali di Vail, nel 2015. In Colorado ho toccato il fondo. Stavo male e i risultati non c’erano. Quando sono tornato a casa non ero nemmeno triste, non avevo emozioni. Una situazione strana. Mi sono isolato, come mi capita quando devo prendere decisioni importanti, e ho pensato a lungo. Così sono ripartito cambiando qualche passaggio nella preparazione atletica. Dovevo aiutare la mia povera schiena. Un esempio? Non vado più a funghi, raccolgo porcini, giallini e chiodini e mia madre li cucina. Canederli con i funghi, ricetta bomba, uno dei miei piatti preferiti. Ma non posso permettermelo, quando smetterò di sciare se ne riparlerà. Adesso cammino di più, anche in montagna, ma per il ritorno scelgo la seggiovia e, nell’allenamento in palestra, non carico mai pesi sulle spalle. Dopo quattro anni finalmente il mal di schiena è sparito e io sono rinato».
Quindi?
«Mi rivedrete in pista e all’attacco. Prima mi difendevo, oggi sono pronto a battere gli avversari, voglio dare delle legnate ai miei rivali. Quest’anno festeggio dieci anni in coppa del mondo, la mia prima gara importante è stata in slalom in Finlandia.... Non mi sento vecchio, anzi. Sono più forte perché ho dimostrato a me stesso di non aver paura e di saper battere il dolore. Ora voglio divertirmi, ho davanti ancora un bel po’ di stagioni. Quest’anno a febbraio ci sono i Mondiali in Svizzera, a St.Moritz, poi nel 2018 le Olimpiadi in Corea. Io ci sarò».