Corriere della Sera, 20 novembre 2016
Il mini-istituto che disobbedisce a Bankitalia
Cacciati da Banca d’Italia, rimessi in sella dai giudici, rispediti a casa da altri giudici. E non è finita. Una piccolissima banca, o meglio, i suoi amministratori, stanno ingaggiando un braccio di ferro durissimo contro Bankitalia.
Il consiglio di amministrazione del Credito di Romagna spa, mini-istituto con 12 filiali, era stato rimosso lo scorso giugno con il primo e finora unico provvedimento di «removal» disposto da Bankitalia in base ai nuovi poteri sulle banche medio-piccole, quelle fuori dal perimetro della vigilanza Bce.
Un passaggio per certi versi storico: mai prima d’ora era stata presa una tale decisione che precede un commissariamento ponte fino alla nomina di nuovi vertici. In sostanza al gruppo dirigente viene contestato un comportamento che danneggia la «sana e prudente gestione».
Loro replicano: la banca è solida e ha sempre seguito le direttive della Banca centrale. Parte dei consiglieri è composta da soci (180 in tutto), in primis Giovanni Mercadini (11%), l’uomo che ha creato e gestito la banca.
L’ultima ordinanza porta la firma del Consiglio di Stato e la data del 10 novembre. Conferma gli effetti del «removal». Ma è un’ordinanza cautelare perché la sostanza della questione non è ancora stata risolta. Così il Credito di Romagna si trova in un limbo, «appeso» alla sentenza di merito. Il Consiglio di Stato ha colto il problema di garantire 23.000 clienti e quasi un miliardo di raccolta, disponendo «celerità» nel fissare l’udienza di merito. È dal 28 giugno, cioè dalla disposizione di azzeramento del consiglio, che va avanti questa partita a scacchi. Anche se in realtà il pressing di Bankitalia dura da anni. Già nel 2010 un’ispezione rilevò stretti e illeciti legami con la banca sammarinese Ibs, e l’istituto romagnolo finì in amministrazione straordinaria. Chiusa l’anno successivo quando Veneto Banca entrò nel capitale (10%) con una serie di prerogative di governance. Nel 2014, dopo una nuova ispezione, Bankitalia diede l’aut aut: trovate al più presto un partner bancario. Nessuna ipotesi si concretizza. A inizio 2016 gli ispettori tornano a Forlì. È il preludio al»removal» del 28 giugno. Questo non perché la banca sia in condizioni particolarmente gravi, ma per prevenirle. Diversi amministratori vanno al contrattacco e il Tar, ai primi di agosto, sospende il provvedimento poi invece confermato 10 giorni fa dal Consiglio di Stato.
Contestualmente si muove in parlamento Aldo Di Biagio, senatore del gruppo Area Popolare (Ncd-Udc). In un’interrogazione al ministro dell’Economia, attacca Bankitalia insinuando «condotte non nell’esclusivo interesse dei risparmiatori ma motivate da altri interessi e logiche».
Sta di fatto che oggi il primo faticosissimo «removal» disposto da Ignazio Visco, dopo cinque mesi è ancora sub judice. Sul sito della banca compare il solito consiglio.
In realtà sembra che in questo momento convivano sia il cda, destituito dei poteri ma in carica, sia il commissario che è in attesa della nomina dei nuovi vertici, sui quali dovrà cadere la benedizione di Bankitalia. Poi di nuovo il Tar.