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 2016  novembre 20 Domenica calendario

I lavori (da 369 milioni) a Buckingham Palace

Poche persone lo sanno. Ma chi c’era e ha assistito all’incendio, non scorderà quegli istanti di panico. Era il 2002. Al culmine del concerto all’aperto del Giubileo per celebrare i cinquant’anni di regno di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra, le fiamme hanno distrutto un attico di un palazzo della sua prestigiosa residenza. Un incidente, secretato come danno collaterale domestico. Uno dei tanti, a dire il vero, che negli anni hanno infiacchito lo stato di salute di Buckingham Palace. Tanto da indurre il governo britannico a varare un piano sontuoso: la ristrutturazione di quella che è considerata come la proprietà più famosa al mondo per la cifra di 369 milioni di sterline, quasi tutte a carico del contribuente.
I finanziamenti sono stati approvati dal Premier Theresa May e dal Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond. I lavori che dovrebbero durare una decina di anni, comprendono la sostituzione di 160 chilometri di cavi elettrici, 48 di tubi dell’acqua, 6.500 prese elettriche, più di 5 mila apparecchi di illuminazione e diverse migliaia tra sanitari e caloriferi.
La buona notizia per il contribuente è che sui tetti saranno montati diversi pannelli solari. Nel lungo periodo, il risparmio nella bolletta di sua Maestà dovrebbe far risparmiare alla casse dello Stato ben 3,4 milioni di sterline. Ma proprio al fine di prevenire critiche, il vice ammiraglio Tony Johnstone-Burt, il «Maggiordomo» della Regina, ha dichiarato che «ci rendiamo conto che si tratta di fondi pubblici ma siamo convinti che questo investimento scongiurerà una catastrofe economica che deriverebbe dal lasciar fallire un edificio molto costoso come Buckingham Palace. Il piano è progettato per allungare la sua vita di 50 anni».
Ma né i pannelli solari, né le rassicurazioni del Maggiordomo, tantomeno quelle di David Gauke, segretario al Tesoro, («Faremo in modo che da ogni centesimo speso raggiungeremo il massimo del rapporto qualità prezzo») hanno scongiurato i dissensi e le polemiche nel Paese. C’è per esempio chi ha sollevato il dubbio sull’opportunità di spendere tanti quattrini in una fase delicata dell’economia britannica, invitando la Regina a pagare di tasca propria, come fece nel 1992 allorché il castello di Windsor fu devastato dalle fiamme.
Del resto è innegabile che la residenza dispone di un cablaggio che risale al 1949, quando sul trono c’era Giorgio VI, che non sia raro trovare al piano superiore secchi disposti strategicamente per evitare che l’acqua piovana danneggi dipinti di grande valore e che fu Winston Churchill a «costringere» i reali a vivere a Buckingham Palace. Loro sarebbero rimasti volentieri a Windsor. Per i fan della Corona, ad ogni modo, la buona notizia è che la Regina non dovrà lasciare il suo appartamento privato. Almeno fino al 2025. Poi si vedrà.