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 2016  novembre 19 Sabato calendario

Un viaggio-sondaggio in taxi. E il referendum di dicembre

Quasi tutte le critiche alla riforma che voteremo il prossimo 4 dicembre si incentrano sul nuovo assetto del Senato. Fatto salvo che personalmente avrei preferito anch’io vederlo abolito, ma non sul solo Senato si andrà a votare. Non crede che sia per certi versi più importante il fatto che lo Stato si riappropri
di alcune competenze date improvvidamente alle Regioni? Non è forse il dispersivo e dispendioso federalismo regionalista, frutto di una stagione ormai passata, ad aver creato più danni che frutti in questi anni?
Mario Taliani

Caro Taliani,
La sua lettera mi ricorda una conversazione di pochi giorni fa con un tassista milanese. Ero appena salito sulla sua auto quando mi ha chiesto bruscamente come avrei votato il 4 dicembre. Potevo tagliare corto e rispondergli che non avevo ancora deciso, ma mi è parso più civile rispondere e gli ho detto che avrei votato Sì. Non le sembra pericoloso, mi ha detto, che il Senato sia composto da membri nominati, anziché eletti, e che abbia per di più il diritto di intervenire su quasi tutte le leggi? Ho risposto che i senatori erano eletti, sia pure indirettamente (come nella seconda Camera di altri Paesi europei), e che l’ultima parola sulla maggior parte delle leggi sarebbe stata quella della Camera. Ho ammesso che il nuovo sistema sarebbe stato piuttosto macchinoso, ma migliorabile sulla base della esperienza, e che la fine del bicameralismo paritario, dopo tanti tentativi falliti, mi sembrava preferibile a un nuovo fallimento.
Il tassista mi ha chiesto allora se non temevo che la riforma avrebbe eccessivamente ampliato il potere dell’Esecutivo. Ho risposto che il rischio sarebbe esistito, se mai, con la riforma del governo Berlusconi in cui i poteri del capo dello Stato, in effetti, sarebbero stati alquanto ridotti; mentre quella su cui voteremo il 4 dicembre mi sembra su questo punto piuttosto conservatrice. E ho aggiunto che la cosiddetta riforma Boschi presentava per me il notevole vantaggio di riparare i danni provocati dalla riforma del titolo V della Costituzione sui rapporti fra Stato e Regioni, approvata nel 2001. Quella riforma, per cui confesso di avere votato, ha avuto l’effetto di creare un grande numero di competenze concorrenti e di rovesciare sulla Corte costituzionale l’ingrato compito di decidere con le sue sentenze, in molteplici casi, se la competenza prevalente fosse dello Stato o della Regione.
A questa osservazione il tassista ha risposto ricordandomi che esiste una documento contrario alla riforma firmato da parecchi ex giudici costituzionali. Se queste rispettabili persone non sono preoccupate dalle competenze concorrenti, perché dovrebbero preoccuparsene gli elettori? Gli ho risposto che quel documento mi è parso, come altri interventi della magistratura negli ultimi anni, più politico che strettamente giuridico.
Alla fine della conversazione il tassista mi ha spiegato che sue domande erano state fatte ad altri passeggeri e che facevano parte di un suo personale sondaggio. Quando gli chiesto qualche dato, mi ha risposto che i «No»» erano stati generalmente più numerosi dei «Sì» sino al giorno prima, quando la tendenza si era rovesciata. Ha aggiunto avrebbe votato «No».