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 2016  novembre 19 Sabato calendario

Il ritorno di Carolina. «Sete di vendetta? No, io amo il ghiaccio mi rimetto in gioco»

Le ragioni del cuore, e del ghiaccio, innanzitutto. «Se il mio mondo può diventare un momento di serenità, un faro di speranza per chi ha perso tutto nel sisma, beh io voglio esserci». Si è imbarcata ieri a Toronto, dove vive la coreografa di fiducia, Lori Nichol. È atterrata all’alba a Roma. Ha guidato fino a Porto Recanati, dove oggi alle 16, in piazza Brancondi, s’inaugura una pista di pattinaggio – affacciata sul mare – davvero speciale. Domani ripartirà per San Pietroburgo: ha preso casa in un residence con vista sul guru russo del pattinaggio mondiale, l’ex pigmalione dell’idolo Evgeni Plushenko, il 75enne Alexei Mishin.
A volte ritornano. Lei no. Carolina Kostner, in fondo, dal ghiaccio non se n’è mai andata. Nemmeno durante quegli eterni 21 mesi di squalifica rimediati per aver mentito all’ispettore antidoping che cercava l’ex fidanzato Alex Schwazer, una brutta vicenda talmente alle spalle da non volerne più parlare. E il ghiaccio di Porto Recanati, comune in prima linea nell’accoglienza degli sfollati del terremoto, la emoziona più di quello nobile di un Mondiale o di un’Olimpiade: «Voglio abbracciare una ad una le atlete della scuola di pattinaggio del Palasport di Ussita, che continuano ad allenarsi con passione e devozione immutate».
Carolina ne sa qualcosa: al Golden Spin di Zagabria, il prossimo 9 e 10 dicembre, questa gatta dagli occhi bistrati e dalle sette vite si regalerà l’ennesimo tempo supplementare di una carriera ultradecennale. Lei, la diva quasi trentenne che ha graffiato tutte le patinoire del pianeta, contro le ragazzine di nuova generazione: russe, americane, scandinave e coreane, più ginnaste che artiste, senza un grammo del suo carisma, ma infinitamente più giovani. La Kostner, priva di ranking internazionale, contro tutte. Ma chi te lo fa fare, Carolina? Risponde d’un fiato, con il solito dolce ruggito: «Non torno per vendetta né per un sentimento di rivalsa. Sono appagata. Non devo dimostrare niente a nessuno: né a me stessa né agli altri. Torno per il puro piacere di pattinare, la mia storia. Ecco perché questa volta avrò un approccio alla competizione meno emotivo, più sereno».
Novecentottantacinque giorni dall’ultima gara sono tanti. L’avevamo lasciata in lacrime, con al collo i bellissimi bronzi dei Giochi di Sochi (il Bolero di quell’Olimpiade ha segnato i tempi) e del Mondiale di Saitama. Era la primavera del 2014, l’anticamera del Medioevo della sua vita. Da allora, in una specialità in vorticosa evoluzione tecnica, è cambiato tutto. È cambiato anche il mondo, ma non Carolina. La squalifica, mai del tutto accettata, l’ha costretta a crescere in avanzamento veloce («Mi sento più matura e consapevole, più donna»); il ghiaccio, accarezzato quasi tutti i giorni nel periodo sospeso che ha trascorso a Roma, l’ha tenuta in vita. Due stage prima dell’estate con il maestro Mishin, a Tartu (Estonia) e Courchevel (Francia), l’hanno convinta che sì, il Grande Ritorno si poteva tentare.
Ha rimesso insieme i salti, scelto i Led Zeppelin per il corto e un brano cantato (da perfezionare: è il nuovo regolamento) per il lungo, lo stilista Gianni Sapone ha disegnato per lei un costume sui toni dell’oro e una primizia assoluta che debutterà tra tre settimane a Zagabria, quando il filo della sua lama ricomincerà a disegnare ghirigori e arabeschi con l’antica classe che l’ha portata a vincere tutto: 5 ori europei, uno mondiale, il bronzo olimpico, più tutto il resto. «È una nuova sfida: non ho paura». In Croazia cercherà il minimo per l’Europeo di Ostrava e il Mondiale di Helsinki: «Un passo alla volta, non c’è fretta».
Di certo, per ora, ci sono solo il Golden Spin, gli Assoluti di Egna e i galà natalizi. Di certo c’è un grande amore che continua. No, nessun fidanzato. «Non ho tempo, devo andare». Il cuore oltre gli ostacoli per il più romantico (e rischioso) dei rientri. Frozen a chi?