Il Messaggero, 18 novembre 2016
Se il tempo non cancella la felicità
Nel leggere lo struggente libro che Giuseppe Sgarbi ha dedicato alla moglie, scomparsa un anno fa (Lei mi parla ancora, pagine 118, euro 14, Skira), mi sono venuti in mente i versi di una canzone di Gino Paoli e di una poesia di Attilio Bertolucci. In entrambi i casi è la dolorosa assenza di una persona amata a muovere le rime. «E penso a questa casa senza me / la sera dolce come un’abitudine», canta Paoli; e Bertolucci sembra avergli suggerito l’ispirazione: «Dove tu dolce manchi / all’antica abitudine serale».
Anche in Giuseppe Sgarbi, all’esordio come scrittore nel 2014, a novantaquattro anni, con l’autobiografia intitolata Lungo l’argine del tempo Memorie di un farmacista, c’è il rimpianto per la rassicurante abitudine venuta a mancare, specie nelle ore serali, con la morte della persona con cui ha condiviso tutta la vita. È la sera, con le sue confortanti abitudini domestiche, a segnare nei poeti il picco del dolore. Ed è così, non poteva che essere così, per Giuseppe Sgarbi, farmacista poeta di quella Bassa Padana dove il Po sembra partecipare ai destini degli uomini e delle donne che lo abitano.
Caterina Cavallini, detta Rina, se n’è andata a ottantanove anni, dopo sessantacinque vissuti con Giuseppe Sgarbi, detto Nino. Farmacista lei, farmacista lui. E fu in università, tra gli alambicchi di laboratorio, che s’incontrarono. Lei soprannominata la Rina spaccatutto, per la sua vivacità e le sue occhiate fulminanti; lui piuttosto taciturno, riflessivo. Lei emiliana, lui veneto. Due figli: Vittorio, l’esuberante critico d’arte che tutti conosciamo, ed Elisabetta, a lungo direttore editoriale della Bompiani, oggi a capo della casa editrice da lei fondata, La Nave di Teseo.
RITROVARSI
La vita continua, ostinata per chi rimane, carico d’anni. Al cimitero è come un ritrovarsi: «Siedo accanto a te immaginando di dividere ancora una volta la nostra panchina di fronte ai Bagni Ducale, e ti racconto le cose che sai: le storie della casa e della farmacia di Ro; l’interminabile sfida di Vittorio nel raccontare la bellezza; la Nave di Elisabetta, la cui stiva si riempie ogni giorno di più di parole importanti, cucite insieme da mani preziose di ogni parte del mondo. In cambio, tu mi racconti cose che ignoro».
TORNARE A CASA
La vita continua; e così si torna sempre a casa, la sera, in cerca delle dolci abitudini. In cerca di un amore «che vive anche adesso che tu non vivi più. Per questo il dolore è così grande». Ma se si chiudono per un momento gli occhi, si può assaporare quel «tepore d’altri tempi, avvolgente, rassicurante, mai indiscreto». Il mistero della vita vuole che in una coppia prima o poi uno dei due scompaia. Il vecchio Sgarbi lo sa, ma non si dà pace: «Mi sono distratto. È stato un attimo: quando mi sono voltato, tu non c’eri più. Ma dico: si fa così?».Comunque si faccia, è una liberazione quando la malattia si accanisce dentro e fuori dagli ospedali. Il vecchio Sgarbi lo ammette: «Ho capito che il peso della malattia, il dolore, la stanchezza e anche la montagna di farmaci che ci fanno prendere (ho perso il conto delle pillole che devo mandar giù ogni giorno, quasi a ogni ora) finiscono col fiaccarci e farci abbassare la guardia. La vita ci prende per stanchezza».
Il ricordo insopprimibile di lei tuttavia riesce a dargli forza. Accade al cimitero, ed è un paradosso che lo scrittore Giuseppe Sgarbi sa ben esprimere: «Arrivo qui con le lacrime in tasca ma, quando le cerco, spuntano sorrisi. Non è un miracolo questo?»
Vengono in mente le parole del grande filologo britannico C.S. Lewis, dedicate alla moglie appena scomparsa. Le ritroviamo in un volumetto intitolato Diario di un dolore, pubblicato da Adelphi nel 1990. Annotava Lewis: «È incredibile quanta felicità, e persino quanta allegria, abbiamo a volte conosciuto insieme, dopo che ogni speranza era scomparsa. Come abbiamo parlato a lungo, quietamente, nutrendoci l’uno dell’altra, quell’ultima sera». L’urto della morte di chi ci è stato più vicino è devastante, ma può dirci fino in fondo, con estrema chiarezza, cos’è veramente la vita.