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 2016  novembre 18 Venerdì calendario

Il rap del saggio Locatelli. «Sogno un gol nel derby ma lasciatemi sbagliare»

MILANO 
Locatelli, conosce la storia di Sandro Mazzola?
«No».
Uscì in anticipo da scuola, quarta ragioneria, per debuttare a Torino con la Juve e fece gol.
«Anch’io sono ragioniere. All’uscita da scuola alle superiori mamma mi portava all’allenamento: mangiavo la pasta in macchina, la sera studiavo sul pulmino. Ho fatto gol a Buffon, migliore portiere del mondo. Ma a 18 anni per certi paragoni, come con Rivera e Pirlo, non bastano un gol al Sassuolo e uno alla Juve. Io riguardo gli errori: con la Juve ho perso troppi palloni».
Mazzola era dell’Inter.
«Io milanista, Pirlo l’idolo: ho realizzato un sogno. Ora sogno il derby. Segnai tra i Giovanissimi: stop di petto e tiro nell’angolino. Ma San Siro sarà un’altra cosa».
Ogni mattina vede lo stadio dalla finestra.
«La mia stanza al convitto del Milan non dà su San Siro, ma basta attraversare la strada. Dal lunedì al venerdì vivo lì come Donnarumma, poi torno a Galbiate. Abitare davanti allo stadio è uno stimolo: hai sotto gli occhi il punto d’arrivo».
Capitano dell’Under 19 azzurra, ora lo stage in Nazionale.
«Felicissimo, come per la chiamata in Under 21. Ma alla mia età devo ancora dimostrare tanto».
Non corre il rischio di montarsi la testa, pare.
«Se a quest’età pensi a soldi e ingaggio, non vai da nessuna parte. Ho un consiglio per i ragazzi calciatori: date il massimo, per non avere rimorsi. Se il momento deve arrivare, arriverà. Prima delle partite col Milan ci penso...».
A cosa?
«Ai sacrifici fatti con le giovanili, dall’Atalanta in poi, alla fatica ripagata. Se mi viene l’ansia, metto le cuffie con una canzone rilassante e guardo le immagini di quando giocavo al parco con i miei genitori e con i miei fratelli».
Racconti...
«Abitiamo vicino a Lecco, a Galbiate, dove vive Adriano Celentano, che ho incrociato poche volte. Frequento amici e amiche, mi sento sempre uno di loro. E sento vicinissima la mia famiglia. Papà Emanuele lavora in banca, è stato anche il mio primo allenatore. Mamma Simona fa la casalinga, è la mia consigliera. Mio fratello Mattia ha due anni più di me: stiamo spesso insieme, gioca in serie D nell’Inveruno. Mia sorella Martina è laureata in russo e si sta specializzando in psicologia. È orgogliosa di me: mi ha scritto una lettera e mi ha fatto piangere. In Africa ha scovato il nome per la nostra cagnolina, Yabi, che mi festeggia come se capisse il momento che vivo».
I primi calci all’oratorio, come i campioni di una volta.
«A Pescate. La squadra della classe 1998 non c’era: mi dovevo mettere la casacca, per giocare con mio fratello».
Il ragazzo della porta accanto non ha tatuaggi.
«Il tatuaggio ce l’ho dentro, sul cuore. E poi ai miei non piacerebbe...».
Se non avesse fatto il calciatore cosa?
«Avrei fatto l’investigatore privato. Sono orgoglioso del mio diploma, non si sa mai. Voto: 64. Mi piaceva molto psicologia, penso di essere portato. Amo il divertimento, ma senza eccessi. E viaggiare: in Sudafrica col Milan è stato fantastico. Non ho la patente, devo svegliarmi a prenderla».
La vita al convitto?
«Mi trovo bene con i più giovani e coi tutor del Milan, sempre pronti ad ascoltarci. Sono legato a Donnarumma, musica a parte. Quando lui comincia coi suoi neomelodici napoletani, mi infilo le cuffia e ascolto rap. La canzone prepartita è “Mentre nasce l’aurora” di Briga.
In un video postato su Facebook lei palleggia a piedi nudi in spiaggia, sdraiato.
«Ero insieme ai miei amici, in Liguria. Sui social metto qualche foto, ma ai miei coetanei dico di usarli con moderazione».
Palleggia da regista?
«È il mio ruolo: posso fare la mezz’ala, ma con le mie caratteristiche, non ho i tempi dell’inserimento. Ho imparato molto da Montolivo, mi dispiace per il suo infortunio. E da piccolo ammiravo Pirlo e Totti».
Montella ha avuto coraggio?
«Lo ringrazio, mi ha inserito gradualmente e mi rassicura sempre: “Fai girare la palla come in allenamento”, ripete. Al suo posto forse mi sarei buttato dentro. In Italia servirebbero le seconde squadre, ma il Milan dà già fiducia ai giovani. Occhio a Vido, Cutrone, Zucchetti, El Hilali. Il settore giovanile è guidato da uno competente come Galli. Ed è stato emozionante sentire da Berlusconi che gli avevano parlato bene di me. Sento ancora Brocchi e De Vecchi, che mi ha lanciato».
Milan giovane e italiano contro Internazionale.
«Strano trovarli 8 punti dietro, sono forti. Nel derby, potendo, toglierei loro Icardi. Siamo un gruppo vero, italiani e non. Speriamo che questo progetto sia garanzia per i prossimi 10 anni».
Non teme che ci si aspetti troppo da lei?
«Può darsi che il rischio ci sia. Ma qualche errore in campo, a 18 anni, si può anche concedere».