La Stampa, 18 novembre 2016
AAA esperienze affittansi . Su Airbnb non solo case ma anche attività per i turisti
Airbnb presenta il secondo atto del viaggio che vuole trasformare l’industria del turismo. La piattaforma che ha cambiato il modo di viaggiare convincendo milioni di persone ad aprire le porte di casa ai turisti offre da oggi agli utenti delle «Esperienze» di viaggio e in futuro anche la possibilità di prenotare voli aerei, ristoranti e noleggiare automobili.
«Prima di partire per un viaggio ci immaginiamo sempre una magia. Ma spesso il risultato è diverso», dice il fondatore Brian Chesky. Dietro di lui, sul palco del Globe Theatre di Los Angeles, appaiono le immagini degli onnipresenti autobus rossi, delle infinite file per un museo e degli orribili stick per l’immancabile selfie. Airbnb spera di poter portare la magia nel viaggio, un’esperienza alla volta.
Da oggi sull’app del servizio gli utenti trovano come sempre le case, ma anche le «Esperienze» e i «Luoghi». La promessa è quella di scoprire ogni città come chi ci vive. A Malibu, California, è pronto un corso di surf da una giornata, in Sud Africa la vecchia guardia in carcere di Nelson Mandela racconterà la sua storia, e a Londra si potranno scoprire i garage dei rapper. Le esperienze partono da dodici città nel mondo, in ogni continenti, e l’Italia non può mancare. La prima sarà Firenze, dove per esempio Giulio Benuzzi, torinese, 53 anni, sta aspettando con Eda, il suo cane, di portare i turisti a caccia di tartufi. Ogni esperienza ha un trailer video e un poster disegnato come se fosse un film di Hollywood, dal corso di cucina nel ristorante stellato al viaggio musicale.
Quello delle esperienze è un settore in grande crescita. Nel 2016 il giro d’affari europeo di tour e attività turistiche vale, secondo le stime di Web in Travel, 40 miliardi di dollari, ed è così arrivato a circa metà del valore delle prenotazioni alberghiere. Cambia il modo di viaggiare e le nuove generazioni sono protagoniste del cambiamento. Il 78% dei cosiddetti millennials dice di essere più interessato a spendere denaro su un’esperienza che sull’acquisto di un nuovo prodotto. Nelle grandi metropoli occidentali anche la folle rincorsa dei prezzi delle case ha aiutato questa tendenza: molti lavorano e hanno un buono stipendio ma non potranno mai comprare una casa, così vivono in affitto e spendono il resto in viaggi o concerti. Anche nell’era del ritorno dei confini, prendere un low cost e viaggiare diventa sempre più normale.
Le prime «esperienze» di Airbnb, oltre 500, sono già disponibili da prenotare. La metà costano meno di 200 euro, che andranno in gran parte al cercatore di tartufi o all’istruttore di surf, mentre Airbnb tratterrà una quota del 20%. Come sempre la forza dell’azienda, emblema della sharing economy, è tutta nelle proposte che arriveranno dall’enorme comunità di utenti. «Ogni singolo host sarà verificato a lungo, vogliamo essere sicuri sia pronto ad accogliere i nostri ospiti», spiega a La Stampa Andrea La Mesa, italiano in Airbnb dal 2010, che guiderà il progetto su scala globale. Nel 2017 Airbnb conta di arrivare già a cinquanta città nel mondo, Roma inclusa.
La società non si limita però alla nuova offerta: il Ceo Chesky, 35 anni, delinea a Los Angeles una visione di lungo termine. Oltre alle case, presto gli utenti potranno prenotare un volo aereo, un tavolo al ristorante, noleggiare un auto o ricevere la spesa anche in vacanza. «È solo un passo del nostro viaggio – dice Chesky -, vogliamo essere la piattaforma del viaggio, tutto in una app». L’obiettivo è ambizioso e la concorrenza non manca, ma Airbnb parte da una base utenti imponente: oltre cento milioni di utenti e tre milioni di case in 34 mila città.
La società fondata da Chesky con Joe Gebbia a San Francisco a fine 2007 ha davanti a sé nel 2017 la prova del nove. La possibile quotazione in Borsa svelerà finalmente i conti: ora il gruppo non diffonde i numeri e bisogna affidarsi alle stime che parlano di 12,3 miliardi di dollari di ricavi dalle prenotazioni nel 2016 e alla valorizzazione della società dopo gli ultimi investimenti, che l’hanno portata a quota 30 miliardi di dollari.
Chesky conferma che la quotazione arriverà, «appena possibile». La sfida ancora più impegnativa è quella regolatoria: in varie parti del mondo il servizio è sotto accusa per gli effetti collaterali del boom degli affitti brevi e a New York rischia il blocco. «Noi vogliamo sempre lavorare con ogni singola città – dice La Mesa – e fare capire l’impatto positivo di Airbnb. A volte le regole non sono chiare, così serve anche educare i nostri host: si devono rendere conto che ci sono leggi locali e fiscali ed è importante rispettarle».