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 2016  novembre 18 Venerdì calendario

La terza vita
 di Piazzetta
 Cuccia

Alberto Nagel ama dire: Mediobanca è la prova che il “darwinismo” bancario esiste. E in effetti l’istituto di piazzetta Cuccia a Milano ha saputo in una dozzina d’anni cambiare almeno due volte vita, dimostrando che è possibile crescere, rafforzarsi e innovare anche in presenza di scenari avversi e perigliosi.


Morto Enrico Cuccia, il “padrone dei padroni”, e uscito di scena Vincenzo Maranghi nel 2003, è andato in soffitta il modello pluridecennale costruito a sostegno del capitalismo familiare, basato sulla regola delle “azioni che si pesano e non si contano” e sulla mistica del “salotto buono”. La seconda vita di Mediobanca, guidata da un tandem di giovani manager fatti in casa, Nagel, appunto, e Renato Pagliaro, vede la focalizzazione sul business bancario, il rafforzamento di Compass, la fondazione di CheBanca!, scommessa tuttaltro che facile e banale nel 2008, all’indomani del crac Lehman Brothers, la dismissione delle partecipazioni finanziarie (a oggi 5,5 miliardi di controvalore). Insomma: meno holding di partecipazione e più gruppo bancario. 

Oggi Piazzetta Cuccia ha un bilancio solido, un asset quality unico in Italia e fra i migliori in Europa, un’ottima profittabilità e la capacità di generare reddito. È pronta, quindi, per la sua terza vita: la trasformazione definitiva in gruppo bancario diversificato, pronto a cogliere le opportunità che si presenteranno in Italia e all’estero. Sotto la regia di Nagel, crea una nuova divisione (wealth management, risparmio gestito) e presenta un piano di crescita mentre altre realtà bancarie tagliano costi e chiedono nuovo capitale. Mediobanca si pone come giocatore di lungo termine sia per la clientela “corporate,” le aziende, che per quella “retail”, il pubblico allo sportello. Il salotto buono chiude definitivamente i battenti. Il che non è poi così male.