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 2016  novembre 17 Giovedì calendario

L’amaca di Michele Serra

SENTITO e visto nella lunga intervista su Raiuno, Stefano Parisi mi è parso, oltre che piuttosto bravo, parente non lontano del Gianfranco Fini che si ribellò a Berlusconi; ovvero il costruttore/sognatore di un centrodestra di buon senso, liberale ed europeista, moderato e non populista. Facile pronosticare che se la sua partenza e quella di Fini sono state molto diverse (l’uno un tecnocrate “neutrale”, l’altro un politico ex neofascista), la fine sarà identica: verrà fatto fuori anche Parisi, a maggior ragione oggi che la politica più redditizia è fare la voce grossa e tirarsela da maschio alfa (è un maschio alfa anche Marine Le Pen). Non c’è niente da fare, è l’aria che tira, è l’umore del mondo, e i ragionatori sono, in questo momento, voci destinate a essere coperte dalle urla. 
Che poi puntare sui modi bruschi e le ricette facili garantisca buoni risultati solo nel breve periodo, e che in quello medio e lungo, al contrario, saranno i pragmatici e i ragionatori a dover riattaccare i cocci, è quasi certamente vero. Ma il problema della politica (anche a sinistra) in questo momento è il respiro corto e un totale disincanto. Tanto più se si hanno ottant’anni, come Berlusconi, che cosa volete che importi il futuro.