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 2016  novembre 17 Giovedì calendario

Kushner, il genero del magnate
 che guida il cerchio magico

La transizione verso il governo Trump sta diventando così complicata che lo stesso presidente eletto ha sentito la necessità di usare Twitter per smentire i giornali, secondo cui lo scontro fra la corrente dei lealisti e quella dell’establishment sta paralizzando le nomine. Al centro di questa disputa ci sarebbe il genero di Donald, Jared Kushner, che avrebbe determinato la cacciata di Chris Christie dalla guida del team. 

Il «New York Times» e altri hanno scritto che il «transition team» si è bloccato, dopo la cacciata di Christie e il passaggio della gestione al vice presidente Pence. Prima del voto, nessuno aveva dato molto peso a questa struttura, perché pochi si aspettavano di vincere; dopo sono esplose le inevitabili rivalità. Le prime due nomine di Trump, il capo di gabinetto Priebus e il consigliere Bannon, hanno dato un colpo al cerchio e uno alla botte, consegnando le chiavi della Casa Bianca all’establishment e la leadership intellettuale ai lealisti, in questo caso accusati di razzismo. Su tutto il resto è scoppiata la guerra. Kushner avrebbe orchestrato la cacciata di Christie per antiche ruggini familiari, perché quando era procuratore il governatore del New Jersey aveva condannato suo padre a due anni di prigione per evasione fiscale e altri reati. Jared, costruttore ed editore del New York Observer, è il marito di Ivanka, la figlia prediletta di Donald, e il presidente eletto lo tiene più in considerazione dei suoi figli. Con Christie sono usciti gli uomini che aveva portato, come il predestinato alla guida della Cia Mike Rogers. Ora la prossima cartina di tornasole sarà la scelta del segretario di Stato, dove sono in lotta Rudy Giuliani e John Bolton, ma anche il ministro della Giustizia, quello del Tesoro, il capo del Pentagono, il consigliere per la Sicurezza nazionale. Pence avrebbe allontanato i lobbisti in fila per questi posti, ma in corsa restano finanzieri che hanno spinto Bernie Sanders ad accusare Trump di aver già violato l’impegno con gli elettori di «prosciugare la palude». Così ieri Trump è intervenuto con un tweet, per dire che «è in corso un processo molto organizzato, e io sono l’unico a conoscere i nomi dei finalisti». Quindi ha smentito le tensioni con Kushner e la richiesta della «security clearance» per i figli. Loro dovrebbero gestire la compagnia di famiglia, e questo già suscita dubbi perché non sarebbe un «blind trust»; se poi ricevessero le informazioni più delicate di intelligence, il conflitto di interessi sarebbe evidente.

Ieri alla Trump Tower è andato il sindaco di New York Bill de Blasio per spiegare le proprie riserve: «La sua retorica è divisiva. Mi preoccupano i piani per le deportazioni. Ho spiegato che abbiamo 900 agenti di polizia musulmani». De Blasio punta a emergere come leader dell’opposizione democratica, con ambizioni presidenziali, l’anno prossimo deve essere rieletto sindaco.