La Stampa, 17 novembre 2016
Sono settemila i soldati nelle nostre strade
Li si vede spesso davanti alle ambasciate, alle stazioni, agli aeroporti. Non si vedono, ma sono anche ad Amatrice o Norcia a guardia dei centri storici terremotati. E poi davanti ai Centri di espulsione per immigrati clandestini, in Val di Susa a protezione del cantiere della Tav, nella Terra dei Fuochi a contrastare i roghi illegali. Sono oltre 7000 i soldati dell’operazione “Strade Sicure” che presidiano l’Italia, sollevando le forze di polizia dal peso di difendere tanti obiettivi sensibili.
Ci sono molti che dubitano della loro reale efficacia. I sindacati di polizia, per esempio, sono contrarissimi perché con le indennità e gli straordinari spesi per i soldati si sarebbero potuti arruolare molti giovani nella Ps o nei Carabinieri. E giova ricordare che le forze di polizia arrancano per i vuoti d’organico e l’età media che cresce ad ogni anno. È un fatto, però, che dal lavoro di tanti soldati si sono recuperati più di 1500 agenti o Carabinieri o Finanzieri. Personale prezioso che è stato impiegato nelle indagini e non davanti a un portone.
Il ricorso all’esercito viene da lontano. Lo inventò, ai tempi di Berlusconi, l’allora ministro Ignazio La Russa, che dovette litigare con il collega dell’Interno, il leghista Bobo Maroni, il quale non ne voleva sentir parlare.
È sempre un brutto segnale quando i soldati in mimetica presidiano le strade, diceva Maroni. Ma La Russa volle anche rompere un tabù, non limitando quell’apporto alla difesa statica degli obiettivi sensibili, ma pretendendo pattuglie miste di soldati e poliziotti. Occorreva farle miste, le pattuglie, perché un militare non ha la qualifica di agente di ps e perciò, a rigore di legge, non può arrestare nessuno, neppure chiedere i documenti.
Le ronde nel tempo sono molto diminuite perché l’effetto deterrente era diminuito e non servivano a granché. È cresciuto a dismisura, invece, l’uso dei soldati per presidiare le infrastrutture a rischio. Così l’esercito ha garantito la sicurezza, soprattutto in chiave antiterrorismo, con 1000 soldati all’Expo di Milano. Poi ne vennero 1800 di rinforzo a Roma per il Giubileo.
È stata l’emergenza del terrorismo, più di ogni altra, che ha fatto capire l’utilità di dispiegare i soldati nelle strade. D’altra parte lo hanno fatto anche a Parigi, Londra, Bruxelles. Non è più un’anomalia italiana come accadde negli Anni Novanta, quando il governo schierò i militari in Sicilia contro la mafia stragista.
Da qualche settimana, intanto, 500 di quelli che erano nella Capitale sono stati spostati tra Marche, Umbria e Lazio settentrionale a difesa delle zone rosse contro gli sciacalli. Un lavoro utilissimo che i soldati hanno assicurato per anni anche all’Aquila.
Il sindaco di Milano ora spera in un supplemento di divise: a Milano sono già 650 quelle schierate. A Roma ce ne sono 2070 ed è scontato che scenderanno, ma non di tanto perchè l’emergenza del terrorismo non è cessata e i luoghi da sorvegliare sono tantissimi. A Napoli da sei mesi, all’ennesima recrudescenza di omicidi, sono stati inviati 250 bersaglieri in più, portando il contingente a 700 unità, cui vanno sommati i 200 che presidiano il Casertano.
Anche la coperta dell’esercito, però, non è infinita. Le forze armate devono garantire le missioni all’estero in Afghanistan, Libano, Iraq, Balcani, più l’imponente dispositivo navale davanti alla Libia. E poi ci sono i costi: Strade Sicure costa 81 milioni di euro all’anno in spese straordinarie; altri 18 milioni sono serviti per i rinforzi del Giubileo.