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 2016  novembre 17 Giovedì calendario

Il sesto senso di Miss Grace. Così l’aroma diventa solidale

C’era anche lei, alcune sere fa, alle Nazioni Unite, tra i giurati del Premio Internazionale Ernesto Illy. Grace Hightower, filantropa, attrice, imprenditrice e moglie di Robert De Niro. Che quattro anni fa ha fondato Coffees of Rwanda, azienda del consorzio equosolidale il cui caffè viene venduto con l’etichetta Coffee of Grace in empori gourmet come il biologico Whole Foods e l’organico Union Market. Obiettivo? Aiutare la popolazione del Ruanda, già lacerata da guerra civile e genocidio, incentivando l’agricoltura sostenibile e acquistando i chicchi direttamente dai coltivatori, a prezzi superiori a quelli di mercato.
Una scelta importante per una donna che, come lei stessa ammette, aveva appreso dell’emergenza umanitaria del Paese solo dal film Hotel Rwanda (2004), con Don Cheadle. A convincerla, le parole del presidente Paul Kagame, conosciuto a casa della produttrice Jane Rosenthal, cofondatrice con De Niro del TriBeCa Film Festival. «Chiedeva commercio, non aiuti – ha raccontato al New York Times —. Un pensiero progressista per un Paese del cosiddetto Terzo Mondo» – dal 2000, comunque, l’economia del Ruanda cresce rapidamente, grazie al turismo e a un’agricoltura di sussistenza: la povertà è scesa al 44%, l’aspettativa di vita salita a 60 anni. Hightower, la cui conoscenza del caffè era limitata a Starbucks, decise di avviare un’azienda per restituirne i profitti ai produttori locali. È nata così l’etichetta Coffee of Grace, con un gioco di parole tra il suo nome e l’eleganza e bontà d’animo del popolo ruandese.
E Hightower è anche membro dell’International Women’s Coffee Alliance, che sensibilizza sulle ineguaglianze di genere nell’industria del caffè. Le donne infatti sono la maggioranza dei coltivatori, ma a loro va una parte irrisoria del prezzo di vendita al consumatore, e moltissime vivono in miseria.
Certo, che la moglie di una star di Hollywood con servizi su «Vogue» a firma André Leon Talley lanci un marchio equosolidale di caffè presta un po’ il fianco a scetticismo ed ironie (peraltro, da Leo DiCaprio a Hugh Jackman sembra che tutti, oggi, abbiano un’etichetta di caffè). Ma la vita di Hightower non è sempre stata così glam. Nata sessantuno anni fa a Kilmichael (Mississippi), villaggio di 800 anime dove gli indigenti sono più di un quarto, la signora De Niro, metà afroamericana, metà indiana Blackfoot, è cresciuta, poverissima, in una fattoria con sette fratelli e due sorelle («Nera, donna e parte nativo-americana nel profondo Sud – ironizza —. Ce le avevo tutte»). Per aiutare la famiglia lavora in un discount, consegna la posta, compila moduli assicurativi. Poi la svolta. Ventenne, diventa assistente di volo per la TWA e si trasferisce a Parigi. Prende una stanza all’Hôtel de Suez sulla Rive Gauche, e impara il francese. S’impiega presso un fondo d’investimento, ma non fa per lei. Col tempo inizia a lavorare in ristoranti stellati, come Mr. Chow, il più famoso cinese di Londra. Ed è lì che nel 1987 incontra il due volte premio Oscar. «Non fu un colpo di fulmine – ricorda —. Ci siamo innamorati piano». Prima di sposarsi si frequenteranno per dieci anni, e nel 1998 nasce Elliott (De Niro ha altri quattro figli, tra l’ex moglie Diahnne Abbott e l’ex compagna Toukie Smith).
Entrambi poco amanti dei riflettori, marito e moglie hanno però fatto il giro dei tabloid quando, nel 1999, lui ha chiesto il divorzio. Ma sono riusciti a risolvere le proprie divergenze, e nel 2004 hanno rinnovato le promesse nuziali. Qualche anno dopo, da madre surrogata, è nata Helen Grace. Come attrice, Hightower ha recitato in ruoli minori nella serie NYPD Blue e nei film Precious – su un’adolescente nera semianalfabeta e vittima di abusi che riesce a emanciparsi – e The Paperboy, entrambi dell’amico Lee Daniels. Suo è anche il singolo gospel Somethin’s Comin’ My Way. Come il marito, però, preferisce utilizzare la propria visibilità per cause filantropiche, come il Fondo per le scuole pubbliche di New York, nel cui CdA siede. «Se credi in te stessa, tutto è possibile», dice citando l’insegnante di Precious. Lei l’ha fatto.