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 2016  novembre 16 Mercoledì calendario

Una squadra di outsider per Trump

NEW YORK Donald Trump accelera la corsa alle nomine per la sua amministrazione, con il probabile avvento di un gruppo di outsider che manterrebbe la promessa del presidente eletto di scuotere Washington: per la poltrona di segretario di Stato spicca l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, noto per le crociate di legge o ordine ma anche per la scarsa diplomazia e esperienza internazionale. E per l’incarico di segretario al Tesoro c’è il finanziere d’assalto Steven Mnuchin, ex banchiere di Goldman Sachs ma soprattutto gestore di hedge reduce da successi nella compravendita di banche fallite.
I candidati in pole position non sono i soli presi in considerazione. Per la guida della diplomazia americana sono in lizza anche l’ex ambasciatore di George W. Bush all’Onu John Bolton e il senatore del Tennessee Bob Corker, la scelta più tradizionale. Per il Tesoro la competizione comprende anzitutto il finanziere Wilbur Ross e, distanziati, il deputato texano Josh Hensarling e il chief executive di JP Morgan Jamie Dimon, la nomina più vicina all’establisment.
Sia Giuliani, 72 anni, che Mnuchin, 53 anni, hanno un vantaggio oltre a essere volti nuovi a Washington. Sono tra i sostenitori della prima ora di Trump ed esponenti del suo circolo più ristretto di alleati. Giuliani è stato consigliere, Mnuchin tesoriere della campagna elettorale. Giuliani, inoltre, non ha fatto mistero delle sue aspirazioni. Parlando a un forum del Wall Street Journal ha escluso di diventare ministro della Giustizia e definito il rivale per Foggy Bottom, Bolton, qualificato aggiungendo: «forse io lo sono di più». E ha proseguito delineando la priorità della distruzione di Isis, pur senza dettagli. Mnuchin da parte sua si è tenuto lontano dai riflettori, ma è stato avvistato presso il quartier generale di Trump a Trump Tower. Con i mercati in cerca di rassicurazioni sul futuro governo, il Ceo di Goldman Lloyd Blankfein lo ha definito «molto intelligente».Entrambi sono al centro di controversie. L’ex sindaco di New York ha guidato la città in anni difficili, prima contro il crimine e poi durante gli attentati dell’11 settembre 2001. La sua fama di “sindaco d’America” è però stata appannata da toni autoritari, compreso il sostegno a strategie poliziesche accusate di razzismo quali lo “stop and frisk”, e da svolte ultra-conservatrici. Mnuchin ha fatto fortuna come co-fondatore dello hedge Dune Capital Management e ha rilevato e venduto con grande profitto, assieme all’altro re dei fondi John Paulson, l’istituto di credito fallito IndyMac, al termine di un risanamento a base di pignoramenti di abitazioni.
Gli altri principali candidati ai due incarichi hanno tuttavia a loro volta un passato travagliato. A Foggy Bottom, in particolare, il 67enne Bolton sarebbe un “falco” della politica estera, che potrebbe scontrarsi con le promesse di Trump di minor impegno globale. L’anno scorso aveva proposto di bombardare l’Iran per fermare i suoi programmi nucleari. Per il Tesoro, il 78enne Ross è specialista di leveraged buyout, acquisizioni a base di forte indebitamento nelle telecomunicazioni, nell’acciaio e nel tessile.
Trump ha dato il via alle nomine scegliendo il chief of staff – Reince Priebus, 44enne presidente del partito repubblicano – in nome di stabilità e esperienza. Ma ha anche nominato il capo della campagna elettorale, Stephen Bannon, chief strategist. Bannon, ex chairman del network ultra-conservatore Breitbart News, è stato il rappresentate di più alto profilo della “Alt Right”, la nebulosa della destra estremista. La squadra di transizione capitanata dal vicepresidente Mike Pence dovrà in tutto scegliere 15 ministri e mille alti funzionari che richiedono conferma parlamentare. Un rapido turnover è già scattato tra i regulators: Mary Jo White ha detto che lascerà la Sec. Dimensioni e complessità della transizione hanno colto di sorpresa Trump: il presidente uscente Barack Obama ha fatto sapere che dovrà impegnarsi molto più dei predecessori per aiutare la squadra repubblicana a prendere le redini del governo.