La Stampa, 16 novembre 2016
Russia, tangenti per due milioni . Arrestato il ministro dell’Economia
Ad Alexey Uliukaev sono state risparmiate le manette, la gabbia in aula e la prigione: è stato confinato agli arresti domiciliari come «detentore di segreti di Stato», e subito dopo licenziato da Putin dalla carica di ministro dello Sviluppo economico per «perdita di fiducia». Ora rischia fino a 15 anni di carcere per aver estorto, sostiene l’accusa, due milioni di dollari di tangente per un parere positivo sull’acquisizione della società petrolifera statale Bashneft da parte del colosso (sempre statale) Rosneft. Un caso che ha avuto a Mosca l’effetto di un terremoto, il premier Medvedev l’ha definito «qualcosa che va oltre la mia comprensione».
Non era mai successo che un ministro in carica venisse arrestato, e le circostanze della vicenda, ancora molto misteriose, sembrano un film. Uliukaev è stato arrestato di notte – la notizia è stata diramata alle 2.30 – negli uffici di Rosneft, dove secondo gli inquirenti si sarebbe presentato a incassare la tangente. Era una trappola: la trattativa era stata svolta da agenti dell’Fsb (l’ex Kgb) che si spacciavano per funzionari di Rosneft, e il telefono del ministro veniva intercettato da almeno tre mesi. Il Comitato per le indagini ha precisato che i responsabili della società non sono indagati, e l’acquisizione non viene messa in discussione.
Uliukaev si è dichiarato innocente, e buona parte dell’élite russa – soprattutto chi fa parte, come lui, dello schieramento degli economisti liberali che da sempre compongono l’esecutivo – lo considera vittima di una lotta di potere. Sia per quello che gli viene incriminato – «un’acquisizione tra due società statali, a un prezzo che tutti giudicano di mercato», commenta il capo dell’Unione industriali Alexandr Shokhin – sia per il contesto dell’arresto. Al momento del quale negli uffici di Rosneft si trovava anche il suo presidente Igor Sechin, per anni segretario personale di Putin, considerato il capofila dei conservatori nazionalisti.
Già artefice dell’arresto di Mikhail Khodorkovsky (dalle ceneri del suo impero Yukos è nata Rosneft), famoso per ricevere uno stipendio talmente astronomico da essere stato coperto dal segreto di Stato, è uno dei politici più vicini al presidente: «Estorcere una tangente a Sechin è come chiederla a Putin, mi sembra strano che un ministro l’avesse fatto», è stato il commento di Grigory Yavlinsky, leader del partito d’opposizione Yabloko.
L’ufficiale dell’Fsb che ha indagato Uliukaev da agosto è diventato il capo della sicurezza interna di Rosneft, facendo pensare che l’operazione per incastrare il ministro sia stata ispirata non solo dagli apparati della sicurezza, ma anche dal principale potentato economico creato dal Cremlino. Una delle spiegazioni più immediate del clamoroso arresto è la lotta di potere, mai interrotta, tra i liberali filoccidentali e i falchi nazionalisti.
Medvedev ha per ora smentito l’ipotesi delle dimissioni di tutto l’esecutivo, ma ha ammesso un «colpo pesante per il governo». Uliukaev era scettico sulle prospettive della ripresa, critico nei confronti della situazione economica e proponeva una serie di misure di rigore, come l’aumento dell’età pensionistica e i tagli alla spesa.