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 2016  novembre 15 Martedì calendario

Il Circus benedica l’odioso Verstappen

Temino da fare a casa: «Immaginate una F1 più divertente». Svolgimento: regolamento meno demenziale e, soprattutto, altri 4/5 piloti come Max Verstappen in griglia. Punto. Perché avrà la faccia da schiaffi, il sorriso indisponente, perfino qualche brufolo schifoso, ma la scarica elettrica che ha dato il talentuoso 19enne alla F1 vale più di mille power unit impazzite. 
In Brasile è arrivato terzo ma è come se avesse vinto un gp che sarà ricordato a lungo, un samba sotto il diluvio, un carnevale. Paragonarlo adesso ad Ayrton Senna e a Michael Schumacher sfiora l’irriguardoso. Ma non è possibile ignorare come le più indelebili pagine di storia vergate dagli sfortunati pluricampioni siano state scritte sotto quell’acqua che, negli sport motoristici, tramanda la leggenda ancor più di monumenti d’acciaio. 
E dunque non c’è difficoltà ad affiancare il sorpasso all’esterno di Max su Rosberg alla Rivelazione di Ayrton a Monaco 1984 o a quel Donington 1993, quando Senna, scivolatoda4 ̊a5 ̊alvia,nelprimo giro più bello di sempre si bevve il giovane Schumi, Wendilnger, Damon Hill e Alain Prost. Per poi andare a vincere. Oppure come non ricordare lo stesso Schumi a Barcellona 1996? Nubifragio, Michael si ritrova 7 ̊ ma, a suon di giri veloci, piomba sul leader Villeneuve e lo infila, veleggiando verso il primo successo in Ferrari. Sarà il destino, ma anche Verstappen ha vinto il primo gp proprio al Montmelò, anche lui in qualche modo ritrovandosi al posto giusto e al momento giusto sul sedile di qualcun altro: a Barcellona, lo scorso maggio, Max aveva sostituito Daniil Kvjat, punito dalla Red Bull per la scorrettezza su Vettel a Sochi; mentre nel 1991, Schumi esordì in F1 scalzando Bertrand Gachot, arrestato a Londra per una mezza rissa con un taxista. «Conosce alla perfezione Spa», giurò Willi Weber, manager del tedesco, per convincere Eddie Jordan a ingaggiarlo. In realtà, Michael non aveva mai fatto neanche un metro sulla pista belga... 
Certo, non avrà il carisma e i tormenti di Senna, né l’aura di Schumi, ma il pilota Max Verstappen è un vero “bastardo”, epiteto che nel linguaggio delle corse significa stima, magari sibilato a denti stretti da quelli (tanti) che gli arrivano dietro. Forse merito della mamma Sophie Kumpe, che quando aveva 3 anni lo mise su un quad gridando «accelera, accelera». Ma era già a manetta. O forse merito di papà Jos, pilota da retrovie in F1 e poi primo sponsor del figlio ma che, dopo una gara di kart finita male (una delle poche, visti i 9 titoli europei e mondiali) non gli ha parlato per una settimana. 
Viva la genetica. E viva la faccia tosta. In questo Circus che sembra un “Circolo” Max ne ha addirittura troppa. Ridicolizza Vettel (pure lui rivelatosi sotto l’acqua di Monza 2008) dandogli dell’«idiota», rispetta al minimo i vecchi pur stimando Alonso e, come tutti i 19enni, non ha paura di niente se non che la festa finisca troppo in fretta. Toto Wolff, gran capo Mercedes, aveva telefonato per “consigliargli” di non mettersi in mezzo ad Hamilton e Rosberg, in lotta per il titolo. Ma Max non aveva nessuna intenzione di stare in mezzo, semmai davanti, e ci sarebbe riuscito se la Red Bull non gli avesse montato le gomme sbagliate. E siamo sicuri che Toto non avesse piuttosto telefonato per prenotare “Mad Max”?