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 2016  novembre 15 Martedì calendario

Due lauree e pasti in libertà. L’assassino di Meredith oggi

La nuova vita di Rudy Guede è cominciata quando è stato condannato a sedici anni per concorso nell’omicidio di Meredith Kercher. Non si sa, forse non si saprà mai, insieme a chi l’ivoriano abbia ucciso l’inglesina nella notte di Halloween del 2007 nella casa di via della Pergola a Perugia. Questo è uno dei casi più intricati e controversi della nostra storia. Amanda Knox, l’americana dagli occhi verdi e dalla “sessualità ustionante” (così l’ha definita Franca Leosini) e Raffaele Sollecito, il biondino con la faccia da bravo ragazzo, hanno diviso per anni l’Italia tra colpevolisti e innocentisti. Loro sono stati assolti in terzo grado.
Sono innocenti.
Per anni hanno
vissuto come tra
parentesi, sospesi
tra l’essere carnefici o vittime e, da
quando nel mar-
zo 2015 la giustizia
ha chiuso il caso
con la loro assoluzione, Amanda e
Raffaele stanno
provando a riannodare le fila delle loro esistenze interrotte. 
VITA DIFFICILE 
L’unico condannato è l’ivoriano anche se la parola “concorso” nella condanna per omicidio è il segno evidente di un gran pasticcio giudiziario, di qualcosa (o qualcuno) che è sfuggito. Concor-
so, vuol dire che
Rudy ha ucciso in-
sieme a qualcuno.
Chi? Non si sa. Ma
questo è un altro
capitolo che non
si chiuderà mai.
L’unico che sta pa-
gando per l’omici-
dio di Meredith, è
lui che dal 2009 è
rinchiuso nel carcere di Viterbo. Ma proprio in cella ha deciso di dare alla propria vita un’altra possibilità. Rudy nasce in Costa D’Avorio da due studenti universitari, cresce con la nonna materna ma poi a un certo punto suo padre, che intanto era diventato insegnante ed era venuto in Italia con un contratto di ricerca, chiede di averlo con sè. Rudy, a cinque anni, viene messo su un aereo e arriva a Perugia. Nel frattempo suo padre comincia a fare il muratore, la sua impresa lo fa viaggiare parecchio. Il piccolo cresce con il papà (quando c’è) e con la zia, tra mille difficoltà economiche e troppi problemi di inserimento. Il giudice minorile lo affida a una casafamiglia dove resta fino ai quindici anni, poi viene affidato a una famiglia benestante di Perugia. Da sempre però nella sua vita c’è stata la maestra Ivana, l’unica presenza fissa. Rudy ama la vita notturna e le ragazze straniere, gioca molto bene a basket, fa il dee-jay e il cameriere. Un ragazzo difficile, una vita complicata. Non finisce gli studi di ragioneria. La notte di Halloween del 2007 ha poco più di vent’anni e si trova a casa di Meredith. Lui spiega la sua versione: era in bagno quando esce trova Mez senza vita. Sceglie il rito abbreviato, i giudici non gli credono e finisce in carcere. 
LAUREA E PERMESSI 
In cella comincia a studiare. Si diploma e, a luglio di quest’anno, si laurea con 110 e lode in Scienze storiche all’Università Roma Tre discutendo la tesi davanti a una commissione di prof che va in carcere. Adesso studia Storia e Ambiente e, per divertirsi, gioca a scacchi anche da solo. In questi giorni ha ottenuto il suo quarto permesso premio. Da sabato scorso alle ore 17 fino alle 17 di oggi Rudy è fuori dalla sua cella: è ospite nella casa di accoglienza del Gavac, l’associazione di volontariato che si occupa di detenuti. Ma questa volta il giudice, su sua richiesta, gli ha concesso qualcosa in più: può fare colazione, pranzo e cena fuori. Ha un’ora di tempo per caffè e bioche al bar e un’ora e mezzo per sedersi al tavolo di un ristorante. «Rudy sceglie piatti del territorio, bruschette e paté, e da bere chiede sempre Coca Cola. A tavola non parla mai né di Amanda né di Sollecito e neppure di Meredith. Parliamo di studio», dice Daniele Camilli, portavoce di Guede per conto del Centro per gli studi criminologici che sostiene l’ivoriano. «Gli piace cambiare ristorante perché è la prima volta dopo anni che può mangiare quello che vuole. Quando prenoto un tavolo spiego che abbiamo solo un’ora di tempo e, quindi, avverto i ristoratori del suo arrivo». Rudy ha pranzato con l’amico Giacomo e con la maestra Ivana. 
DI NUOVO IN CELLA 
«I permessi premio, danno a Guede la possibilità di non perdere il contatto con la realtà. A giugno, la prima volta che è uscito dal carcere, era stordito dallo spazio e anche dalla luce. Non sapeva cosa fosse uno smartphone e ha scambiato un televisore al plasma per un quadro», spiega Camilli. «Rudy si dice innocente, ripete che la sua colpa è quella di essere scappato in Germania dopo il delitto e questo è l’unico motivo per cui dovrebbe pagare. Ma le sentenze vanno rispettate: per la legge è colpevole». Oggi, dopo il pranzo in un altro ristorante, Guede saluterà la sua maestra, il suo amico Giacomo e tornerà in cella.