Il Messaggero, 15 novembre 2016
Sarà l’anno più caldo della storia
Sembra non esserci più alcun dubbio: il 2016 è destinato a diventare l’anno più caldo di sempre. A confermarlo è l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), l’agenzia dell’Onu per la meteorologia che, in occasione della Conferenza sul clima Cop2 di Marrakech, ha dato qualche anticipazione del rapporto sul cambiamento climatico che sarà pubblicato all’inizio del 2017. Secondo la Wmo il 2016 batterà «molto probabilmente» il record di caldo registrato nel 2015. Le temperature di quest’anno, infatti, sono state superiori di 1,2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, pericolosamente vicine al limite massimo dei 2 gradi fissato dall’Accordo di Parigi. In particolare, da gennaio a settembre del 2016 le temperature sono state di 1,58 gradi sopra la media del periodo di riferimento 1961-1990.
LE REGIONI
«Un altro anno. Un altro record», commenta affranto il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas. «In alcune zone della Russia Artica le temperature – continua – sono dai 6 ai 7 gradi sopra la media di lungo periodo. Molte altre regioni artiche e sub-artiche in Russia, Alaska e nel nordovest del Canada erano almeno 3 gradi sopra la media». La colpa di questo pericoloso record è legata in parte a El Niño, il periodico riscaldamento del Pacifico sudorientale. «Le temperature hanno avuto un picco nei primi mesi dell’anno – scrive l’agenzia delle Nazioni Unite – a causa del potente evento El Niño del 2015-2016. Dati preliminari di ottobre mostrano che sono a un livello sufficientemente alto perché il 2016 rimanga negli annali con il titolo di anno più caldo. Questo significa che 16 dei 17 anni più caldi sono stati in questo secolo».
Ma se già il 2014 aveva battuto il record di anno più caldo della storia, per essere poi sorpassato subito dopo dal 2015, e se ora il 2016 minaccia di alzare ancora l’asticella per il terzo anno consecutivo, buona parte della responsabilità va al riscaldamento globale, dovuto ai gas serra prodotti dall’uomo. «Le concentrazioni dei principali gas serra nell’atmosfera continuano ad aumentare fino a nuovi record», scrive la Wmo. Quest’anno il gas serra principale, l’anidride carbonica, ha raggiunto il valore medio di 400 parti per milione, una soglia che ci ricorda che le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera sono aumentate di circa il 20% dagli anni Cinquanta. Non solo. «I ghiacci artici restano a livelli molto bassi – sottolinea l’agenzia Onu – e c’è stato un significativo e molto anticipato scioglimento della calotta ghiacciata della Groenlandia».
LE CONSEGUENZE
Quali sono e saranno le conseguenze del riscaldamento globale è difficile dirlo, anche se qualche effetto sembra già evidente. «A causa del cambiamento climatico, la frequenza e l’impatto di eventi estremi è aumentato», dice la Wmo, secondo la quale il riscaldamento indotto da fattori umani ha contribuito ad almeno la metà degli eventi climatici catastrofici degli ultimi anni. Il riscaldamento globale porta desertificazione e siccità, ma al contempo aumenta l’evaporazione e la massa di vapore acqueo dell’atmosfera. Tempeste e uragani diventano più potenti e frequenti, con inondazioni e devastazioni sempre più pesanti.
«È evidente che siamo dentro a una dinamica di temperature sempre più alte – sottolinea Antonello Pasini, climatologo del Consiglio nazionale delle ricerche – che hanno iniziato a produrre una serie di eventi sul territorio a cui dobbiamo porre rimedio. Penso al cambiamento del regime delle piogge, o all’aumento degli eventi avversi, come per esempio il tornado alla periferia Nord di Roma, che saranno sempre più frequenti».
LE MIGRAZIONI
Per la Wmo siccità, alluvioni e innalzamento del livello del mare costringono anche i popoli a migrare o li spingono a combattere per risorse sempre più scarse. Ma se l’Onu disegna uno scenario futuro da incubo, un po’ di speranza arriva da una ricerca dell’Università dell’East Anglia e del Global Carbon Project: le emissioni globali di anidride carbonica, principale gas serra, nel 2016 rimarranno quasi stabili (+0,2 rispetto al 2015), per il terzo anno consecutivo. Nel 2015 non c’era stato aumento, nel 2014 era stato dello 0,7%. Merito soprattutto della Cina che consuma meno carbone e degli Stati Uniti che hanno tagliato le emissioni. Pechino ha ribadito che vuole continuare a lavorare per rispettare gli obiettivi di Parigi.
Resta da vedere cosa farà il presidente eletto Donald Trump, che vorrebbe invece uscire dall’Accordo di Parigi. «Quanto alle posizioni della delegazione degli Stati Uniti, credo sia ancora molto presto per registrare dei mutamenti nella loro politica e dei cambiamenti di indirizzo. Aspetteremo di vedere cosa accadrà nelle prossime occasioni», dice Antonio Navarra, scienziato e presidente del Centro Euromediterraneo per i cambiamenti climatici, il Cmcc.