Corriere della Sera, 15 novembre 2016
Il demografo: «È il recupero di chi aveva rimandato»
Che cosa sta convincendo gli italiani a tornare a sposarsi?
«Il recupero delle nozze posticipate dall’inizio della crisi può essere una delle spiegazioni di questa risalita – risponde il demografo milanese Gian Carlo Blangiardo —. Anche perché dai 247 mila matrimoni del 2008 siamo passati ai 194 mila del 2015. Mancano all’appello oltre 50 mila cerimonie. Un certo numero di coppie che avevano rimandato potrebbero essersi decise al grande passo».
Non sarà che a sposarsi di più sono gli immigrati?
«No, non è così. Sono gli italiani. Da notare anche che il fenomeno non può essere spiegato da un aumento della popolazione in età adatta alle nozze».
Il Pil dell’Italia nel 2015 è cresciuto dello 0,8%. Nel 2014, invece, segnava un meno 0,4%. L’inversione di tendenza ha pesato?
«È possibile. Ma non dimentichiamo che stiamo parlando di 4.600 matrimoni in più su un totale di poco meno di 200 mila. L’incremento è del 2%. Positivo e incoraggiante, ma ancora contenuto».
Interessante che nell’anno del via libera alle unioni civili gli italiani riscoprano il matrimonio...
«Sì certo. È vero che le unioni civili sono diventate una possibilità a partire dall’inizio di quest’anno. Ma evidentemente non sono state valutate dagli italiani come un’alternativa al matrimonio».
Nemmeno al matrimonio civile.
«Ha visto i dati? I matrimoni nel 2015 sono stati 4.600 in più ma questo risultato è la somma di due fenomeni di segno opposto: da una parte i matrimoni religiosi diminuiscono di 2.000 unità, dall’altra quelli civili sono stati oltre 8.000 in più. Evidentemente l’unione civile non è considerata un’alternativa al matrimonio in Comune».
Quanto è forte la correlazione tra benessere economico e voglia di sposarsi?
«Molto forte. E provata in diverse fasi storiche. Quando un’economia entra in crisi il primo impatto è proprio sui matrimoni, che si riducono. In seconda battuta si ha la diminuzione del numero di figli per donna».
Negli anni della crisi, quindi dal 2008, gli unici territori che hanno visto un incremento dei matrimoni sono stati Bolzano e il Trentino Alto Adige.
«Non è un caso. Bolzano è anche l’unica provincia in cui aumenta il tasso di natalità. Inoltre i famosi 4.600 matrimoni in più di cui stiamo parlando sono distribuiti in larghissima parte nelle regioni del Nord, dal Piemonte alla Lombardia passando per l’Emilia Romagna. Regioni che hanno retto meglio alla crisi della Puglia, del Molise dell’Umbria o del Lazio dove i matrimoni o diminuiscono o restano sostanzialmente stabili».
Veramente in Sicilia i matrimoni aumentano.
«L’eccezione che conferma la regola».
Intanto crescono in maniera rilevante i divorzi. La complessità delle procedure era un deterrente.
«Evidentemente. Un tasso di crescita dei divorzi del 50% è davvero molto consistente. Attenzione, però, l’aumento dei divorzi può andare a incrementare in prospettiva il numero delle seconde nozze».
Matrimonio come porta girevole?
«Dei 4.600 matrimoni in più del 2015 solo duemila sono prime nozze. Il tasso di crescita delle seconde unioni in proporzione è maggiore, raggiunge quota 9%. Tanto che le nozze bis sono diventate il 17% del totale». Un marito (o una moglie) per ogni stagione.