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 2016  novembre 14 Lunedì calendario

Poltrone: ora Janet Yellen può alzare i tassi
. Ma forse non basterà...

Con l’arrivo di Donald Trump alla presidenza americana cambieranno molte cose. Pare tra l’altro che il neo presidente degli Stati Uniti voglia sostituire Janet Yellen alla guida della Federal Reserve. La quale sarebbe, secondo Trump, colpevole di aver mantenuto i tassi troppo bassi per troppo a lungo, in tal modo incoraggiando la corsa della Borsa americana, andata ben al di là del positivo andamento dell’economia e dei profitti aziendali. Oggi il Dow Jones sfiora i 19 mila punti ed è di un terzo al di sopra al suo livello di fine 2007, il precedente massimo di sempre. 
Nelle prossime settimane, tuttavia, la presidente della Fed potrebbe fare qualcosa per venire incontro ai desideri del futuro inquilino della Casa Bianca. Nella riunione di dicembre del Federal open market committee potrebbe infatti subito alzare i tassi. Non solo: potrebbe anche prendere l’impegno a far salire a poco a poco l’obiettivo di riferimento per il tasso sul mercato interbancario finora sempre trattato con vaghezza. E potrebbe e forse dovrebbe farlo proprio alla luce degli elementi essenziali del programma elettorale del nuovo presidente degli Stati Uniti. Trump, si è capito, è infatti intenzionato a ridurre le imposte sui redditi individuali della classe media e sui profitti delle società (dall’attuale 35 al 15 per cento). Ma ha anche in mente un piano straordinario di investimenti infrastrutturali per 500 miliardi di dollari. Nell’insieme, un forte impulso all’economia interna, probabilmente corredato di elementi di protezionismo. E sarà finanziato in deficit, a meno che l’aumento del Pil indotto dalla misure proposte non sia in grado di autofinanziarsi grazie alle entrate fiscali aggiuntive portate dalla maggior crescita (un effetto che giova ricordarlo nemmeno Ronald Reagan riuscì a ottenere). Il rilancio della domanda e degli investimenti pubblici che ha in mente Trump ha un pregio: riduce il rischio di stagnazione secolare che secondo molti osservatori tra cui Larry Summers e Ben Bernanke – ha portato famiglie e imprese troppo indebitate a risparmiare anziché consumare e investire e quindi a indebolire il vigore della ripresa dopo il fallimento di Lehman. Un massiccio piano di investimenti pubblici del resto era anche nei piani di Hillary Clinton e di Bernie Sanders. E su questo programma esponenti democratici di primo piano come Nancy Pelosi e lo stesso Sanders si sono detti pronti a collaborare con la nuova amministrazione. Cosa c’entra tutto ciò con le decisioni della signora Yellen? C’entra eccome. Se il piano di Trump sarà come probabile attuato in deficit, il governo americano dovrà presentarsi sui mercati finanziari a chiedere il finanziamento degli investitori. E così, gradualmente, si arriverà ad un rialzo dei tassi di mercato – anche in considerazione del già elevato livello di partenza del debito statunitense, oggi vicino al 100 per cento del prodotto interno lordo. E così, per assecondare il rialzo dei tassi di mercato, a differenza che nel passato anche recente, la Federal Reserve potrà impegnarsi su quel sentiero di aumento graduale dei tassi che fino a questo momento era stato sempre rinviato al futuro.