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 2016  novembre 14 Lunedì calendario

«Le difficoltà di noi imam moderati? I fedeli più radicali non ci seguono»

Villeurbaine «Non chiamateli jihadisti! Sono criminali, tradiscono l’Islam prendendo a pretesto gli errori della politica internazionale. Il vero jihad è la lotta spirituale per combattere le proprie pulsioni». Così afferma Azzedine Gaci, imam della moschea di Villeurbaine, una cittadina universitaria con 140mila abitanti alla periferia di Lione in cui la comunità musulmana è tra le più numerose di Francia. Cinquantatre anni, algerino naturalizzato francese, è giunto in Francia nel 1986 e si è laureato in Fisica.
Docente di Meccanica quantistica, è uno degli esponenti di primo piano dell’Islam francese.
Come si può disinnescare la radicalizzazione?
«Con coloro che sono passati all’azione non si può fare nulla, si possono fermare i giovani in via di radicalizzazione usando la scuola, la famiglia e la politica. Noi imam moderati siamo fuori gioco: gli integralisti non frequentano moschee come la mia».
Come spiega il disagio?
«In parte è dovuto alla mancata rappresentatività dell’Islam. È necessario trovare persone che conoscano sia l’arabo sia il francese, i testi sacri e il contesto sociale».
In quale misura la politica è responsabile della radicalizzazione?
«I politici strumentalizzano l’Islam, mettono i francesi gli uni contro gli altri. Ci sono dei problemi ma non si può fare di tutta un’erba un fascio».
E i media?
«Ai talk show sono invitati personaggi che sputano rabbia contro l’Islam e i musulmani. In prima pagina ci sono sempre gli integralisti, è come se esistessero soltanto loro».
Quanto pesano i giovani nelle moschee?
«Nella preghiera del venerdì accolgo duemila persone. L’ottanta percento non sa l’arabo perché sono nati in Francia. Di conseguenza, nel sermone parlo venti minuti in francese e dieci in arabo».
Lei ha incontrato papa Francesco. È d’accordo quando esprime il desiderio che tutte le religioni affermino apertamente che uccidere in nome di Dio è un atto satanico?
«Sì, perché – come recita il Corano – chi uccide una vita uccide tutta l’umanità».
Nel Corano ci sono però anche versetti violenti...
«Gli stessi musulmani sono vittime di violenza, pensiamo all’Afghanistan, all’Iraq e allo Yemen. Tutte le religioni dovrebbero chiedere ai loro fedeli di mettere fine alla violenza».
In una moschea di Copenhagen due donne guidano la preghiera. Che cosa ne pensa?
«Sono tradizionalista: la donna può diventare mufti (giurista che esprime pareri su questioni giuridiche, ndr ) e mujtahid (colui che esercita il ragionamento indipendente nell’interpretazione della legge islamica, ndr), e imam di una congregazione solo femminile. Ma non può guidare la preghiera di una congregazione mista in una grande moschea. Meglio che se ne occupi un uomo.
Quanto conta per lei la laicità?
Credo nella libertà di coscienza, di credere e non credere, pregare e non pregare, nella libertà di espressione. La laicità porta con sé la libertà di culto: in quanto credente ho il diritto di vivere la mia fede come gli altri, nel rispetto della Repubblica.