Libero, 13 novembre 2016
Per un po’ di pipì mettono i sigilli ai treni
Molti, anche fra i pendolari, ignorano che fine facciano i rifiuti organici che i passeggeri evacuano nei bagni dei treni regionali. Per chi se lo fosse chiesto, ora, grazie al sequestro di 8 treni regionali pugliesi, lo sappiamo: spesso vengono scaricati sulle rotaie. Liberati così, en plein air, freschi e fumanti, nell’ambiente. E non per errore, ma per un preciso meccanismo di scarico che su certi modelli di vetture Trenitalia, Minuetto e Vivalto ne sono stati sequestrati 4 di ciascun tipo entra in azione quando il mezzo supera i 40 chilometri orari, cioè frequentemente.
Tutto è partito da una segnalazione del Comando centrale dei carabinieri per la tutela dell’ambiente che, all’inizio di ottobre, ha invitato i colleghi sul territorio nazionale a fare verifiche sugli scarichi su strada ferrata. Già, perché gli scarichi biologici, come le acque reflue, vengono assorbiti dall’ambiente, che ha una sua capacità autodepurativa, ma tale capacità è limitata, e superato il limite, il terreno diventa contaminato. Insomma, una fogna abusiva a cielo aperto. Immaginatevi cosa può accadere dunque a una tratta, diciamo Bari-Taranto (una di quelle percorse dai treni sequestrati perché non a norma) con la continua, eccessiva “concimazione” dei rifiuti organici prodotti dai passeggeri. Parliamo di treni e tratte pugliesi perché, ad oggi, primi e unici a raccogliere la segnalazione del Comando per la tutela dell’ambiente, sono stati proprio i carabinieri pugliesi, che, più solerti e puntigliosi di gendarmi svizzeri, hanno ispezionato i treni di tutte le compagnie. A non superare l’esame sono stati per l’appunto i citati Minuetto e Vivalto di Trenitalia: in questi, i liquami vengono raccolti in un piccolo serbatoio e, superati i 40 km/h, scaricati sulla strada ferrata, anziché essere trattati o scaricati in stazione.
Il sequestro degli 8 treni (per un totale di 30 convogli) ha ridotto del venti percento la flotta delle vetture Trenitalia in Puglia, che ne conta 45, creando notevoli disagi per i viaggiatori, riguardando tratte con partenza da Bari per destinazioni non solo della Puglia, ma anche Basilicata e Molise. Il che giustifica ancor più l’intervento dei carabinieri e della procura di Bari, che ha emesso il provvedimento di sequestro, perché maggiore è il territorio soggetto a inquinamento.
Non solo: se il problema è inerente a precisi modelli di treno, e questi treni sono impiegati su tutto il territorio nazionale, allora il rischio ecologico è ancora più allarmante, e molto più grave e serio di altri allarmi ambientali tanto sbandierati, talvolta ingiustificatamente. Bisogna solo attendere che, anche nelle altre regioni, i carabinieri presentino i risultati delle ispezioni ai sistemi di scarico installati sui treni.
Bizzarra, a dir poco, la difesa di Trenitalia, che in una nota asserisce di rispettare tutte le norme europee sulle specifiche dei servizi igienici, conferma la rituale fiducia nella magistratura, e assicura di aver approntato treni sostitutivi per le tratte rimaste scoperte dopo i sequestri. Ma poi, nell’istanza di dissequestro dei treni, chiede ai passeggeri di tenersi i loro bisogni. Davvero l’uovo di Colombo. D’altronde, spiega Trenitalia, nelle tratte brevi «non sussiste l’obbligo giuridico di porre a disposizione dell’utenza i servizi igienici». Già, orinare è un benefit, ci vorrà la carrozza lusso.
Con buona pace di prostatici, colitici, incontinenti: nessuno è “obbligato” a alleviare le loro pene. In stazione scorreranno tranquillizzanti messaggi che avvisano di fare i bisogni prima, perché i cessi resteranno chiusi. E se proprio ti scappa, come accadeva in classe con i maestri che ti lasciavano fare pipì perfino durante il compito in classe, be’, il personale di bordo ti concede una breve sosta nella prima stazione. Che civiltà: ci vogliono grati di averci fatto pisciare.