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 2016  novembre 13 Domenica calendario

«Io e mio fratello Valentino. Ogni tanto riesco a batterlo». Intervista a Luca Marini

Buon sangue non mente e quello di mamma Stefania pare ottimo. Il primo figlio è un certo Valentino Rossi, che non ha bisogno di presentazioni, il secondo è Luca Marini, al suo primo anno nel Mondiale Moto2 e in lizza per il titolo di miglior debuttante dell’anno. 

Luca Marini, lei sembra un predestinato…
«In verità non ricordo che Valentino mi abbia influenzato nella scelta. Quando ero piccolo, passavo sempre con i miei genitori vicino a una pista di minimoto. Un giorno ho chiesto di provare, per gioco, poi ho iniziato coi campionati nazionali. Non volevo andare in moto perché mio fratello lo faceva, ma perché mi divertivo e andavo veloce. Giocavo anche a calcio».

Calciatore mancato?

«Giocavo a centrocampo, ero bravo ma un giorno ho deciso di fare il pilota e conciliare le due cose era impossibile. Inoltre volevo continuare a studiare. Mi sono diplomato al liceo scientifico quest’anno, è sempre stato un mio obiettivo. Anche se è stato difficile dividermi tra moto e scuola».

Mamma era d’accordo quando lei ha deciso di fare il pilota?

«Sia mia madre sia mio padre mi hanno sempre appoggiato, sono stati felici per me».

Sua madre le dice di essere prudente prima di una gara, come farebbe una mamma normale?

«Sa essere molto tecnica, le piace parlare di stili di guida, delle gomme, cose così. A volte riesce a darmi buoni consigli, diciamo che ha molta esperienza».

Luca, che rapporto ha con suo fratello?

«Il nostro legame non è mai stato così forte come adesso. Abbiamo 18 anni di differenza e sono moltissimi, ma da quando abbiamo iniziato ad allenarci e ad andare in moto insieme siamo ancora più legati».

Lei fa parte dell’Academy che ha fondato suo fratello, per lei Valentino è anche un maestro?

«L’ho sempre visto come un fratello e come il pilota più forte del mondo. Ora è anche un maestro, ci insegna molto ma allo stesso tempo è un amico e un altro membro dell’Academy».

Nel Ranch, la pista dove vi allenate, vige la democrazia?

«Siamo tutti uguali, ogni tanto riesco a fregarlo in una gara e questo mi rende felice».
La competizione fa crescere?

«È importante confrontarsi con un campione così esperto, ci aiuta a migliorare. Cerchiamo di imparare da lui e lui fa lo stesso con noi. Lo scambio è reciproco, anche se è più a nostro favore».

Che cosa ha imparato da lui?

«Lo mettiamo spesso alla prova. Quando qualcuno lo batte, in moto ma anche in una gara a piedi, Vale cerca di rifarsi e non molla finché non ci riesce. E se non ce la fa, beh, diciamo che non è molto contento e la volta dopo è ancora più combattivo».

È questo il suo segreto per essere ancora competitivo a quasi 40 anni?

«Non lo vedo come una persona di 37 anni, vivendoci insieme sembra che ne abbia 24. Quindi, per me, è uno dei piloti più giovani della MotoGp...».