la Repubblica, 13 novembre 2016
Quel disastro dell’Hindenburg che condannò il re dei cieli
OTTANTA ANNI FA nessuno immaginava che avremmo viaggiato da un continente all’altro in aeroplano. Il re dei cieli era lui, il dirigibile. Un gigante dell’aria che prendeva il volo lento e pacioso, trasportando passeggeri per tratte lunghissime senza effettuare scali. Anche l’aereo di linea iniziava a fare la sua comparsa ma esclusivamente su rotte molto brevi. Nel caso di grandi distanze era necessario effettuare scali per rifornirsi di carburante. Rispetto al suo diretto concorrente l’aeroplano appariva in netto svantaggio, meno confortevole, poco capiente e ancor meno rassicurante. Ma il 6 maggio del 1937, a Lakehurst, un campo d’aviazione a un centinaio di chilometri da New York, accadde qualcosa che segnò la storia dell’aviazione decretando la condanna del dirigibile. Nonostante il maltempo, il campo era gremito tra personale di manovra, giornalisti e l’immancabile folla di curiosi, tutti con la testa rivolta al cielo. Dalle nuvole stava per sbucare l’Hindenburg, il dirigibile vanto della Germania nazista. In arrivo da Francoforte dopo un viaggio durato tre giorni il gigantesco aeromobile inaugurava una serie di diciotto voli transoceanici tra Stati Uniti e Germania. I numeri dell’Hindenburg rimangono impressionanti anche per i giorni nostri. I cantieri Zeppelin impiegarono cinque anni per costruirlo. Con i suoi 245 metri di lunghezza, rimane il più grande mezzo volante costruito dall’uomo, un autentico Titanic dei cieli, che con il celebre transatlantico, oltre alle dimensioni, condivise anche una fine tragica. Durante le manovre di attracco infatti il dirigibile si incendiò accartocciandosi in una palla di fuoco.
La rapidità con cui avvenne l’incidente rese quasi impossibile individuare le cause del disastro. Molto probabilmente l’idrogeno, gas estremamente infiammabile con cui era gonfiato l’aeromobile, fu una delle cause determinanti. Tra i giornalisti Herbert Morrison, cronista dell’emittente WLS di Chicago, raccontò in diretta la tragedia in una celebre radiocronaca live, che venne trasmessa in tutti gli Stati Uniti. Nonostante la spettacolarità del disastro, delle novantasette persone a bordo furono trentacinque a trovare la morte. Ma l’enorme diffusione mediatica dell’incidente fece sì che la fiducia del pubblico nel dirigibile crollò, scrivendone la parola fine. Se si esclude il disastro dell’Hindenburg, gli incidenti occorsi ai dirigibili in realtà sono pochissimi e senza perdite umane. I cieli oggi appartengono agli areoplani, ovvio, ma il dirigibile dopo quasi un secolo di esilio sta per tornare. Iniziate a guardare in alto.