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 2016  novembre 13 Domenica calendario

La sfida a scacchi dei baby fenomeni. «Diventerà uno spettacolo pop»

Certo, nessuno si aspetta un tifo da stadio. Difficile immaginare gruppi di amici con gli occhi incollati allo schermo o quell’esultanza esagerata davanti alla palla che infila la porta... Eppure alla Agon sono convinti che anche gli scacchi, come il calcio, in tivù possano funzionare. E per provarlo non c’è niente di meglio del campionato mondiale 2016, partito l’11 di novembre e in corso fino al 30 a New York.
Agon è la società americana che nel 2012 ha ottenuto dalla federazione Internazionale degli scacchi (Fide) la licenza per gestire e organizzare i campionati mondiali fino al 2023. Un’esclusiva per la quale adesso sogna il successo commerciale. Anche perché, come non accadeva da decenni, i due sfidanti – entrambi classe 1990 – sono campioni di popolarità, soprattutto l’eccentrico norvegese Magnus Carlsen (numero uno in carica) che deve vedersela con il più austero russo Sergey Karjakin. Due giganti.
Sergey, ucraino di nascita e naturalizzato russo, aveva 12 anni quando è diventato grande maestro, il più giovane di sempre al mondo. Sempre serio, teso durante gli incontri e un bel po’ timido, giura chi lo conosce bene. Lontano anni luce da Magnus, che invece si è guadagnato il titolo a 13 anni e oggi, per dirla con le parole del suo agente Espen Agdestein al Financial Times : «È un ragazzo da un milione e ottocento mila euro l’anno». Uno, per dire, che oltre a giocare a scacchi ha un contratto come modello ed è l’idolo di milioni di ragazzine. Tanto amato che la televisione di Stato del suo Paese ha speso circa due milioni di euro pur di avere per sei anni i diritti per trasmettere i tornei internazionali di scacchi.
Ora. La domanda è: possono, questi due ragazzi, diventare oro e portare alla Agon milioni di tifosi paganti? I vertici della società sperano di sì e l’amministratore delegato Ilya Merenzon spiega (sempre al Financial Times ) che la strategia dell’azienda è trasformare gli scacchi in uno sport «che si guarda a pagamento, sia dal vivo sia in streaming».
Tanto per cominciare la Agon porta quest’anno per la prima volta un pubblico di 600 persone a seguire gli incontri del campionato mondiale: costo minimo del biglietto 75 dollari e un terzo dei posti è riservato alla corporate hospitality, ospiti di grandi società che pagano 3.000 dollari a testa. Poi ci sono le partite trasmesse in streaming: dai 15 ai 99 dollari per l’intero campionato. E che a nessuno venga in mente di mandare in onda immagini senza averne acquistato i diritti. Lo stesso Merenzon su questo promette guerra e ha già avviato cause contro alcuni siti russi che ci avrebbero provato.
Insomma: un grande business, secondo le intenzioni della società americana. Che sa di poter contare sulla possibilità (tutt’altro che remota) di «resuscitare la febbre degli scacchi», come spera tanto di fare Kirsan Iliumzhinov, presidente della Fide. Parlando con Askanews Iliumzhinov ha evocato i tempi in cui, in piena Guerra Fredda, si fronteggiavano Bobby Fisher e Boris Spassky. Le loro partite appassionarono il mondo intero. «Allora la sfida era l’Unione sovietica contro gli Stati Uniti» ha commentato ancora Iliumzhinov, «Oggi sono gli Usa, l’Unione Europea e le loro sanzioni contro la Russia».
Ai nostri due sfidanti, Sergey e Magnus, tutto questo importa poco. Hanno la testa china sulla scacchiera e nemmeno un pensiero per le grandi potenze mondiali. Sono concentrati su un unico obiettivo: vincere.