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 2016  novembre 13 Domenica calendario

Il giallo della morte del rapper dopo la festa con alcol e droga

ROMA Mika, lo showman anglo-libanese giudice di X Factor 2015, lo aveva scelto come talento del rap. Ma lui, Vittorio Bos Andrei, 22 anni, lo era già per tutti gli altri, come avevano sentenziato le migliaia di commenti positivi su Facebook e Youtube, dove il giovane artista romano aveva a più riprese postato le sue performance. «Mamma Roma, addio» e «Petrolio» i più cliccati sulla Rete, come anche negli ultimi giorni la rubrica «Waiting for the Lion» che avrebbe dovuto accompagnare i fan all’uscita del nuovo disco, per non parlare dell’Ep «Love&Feelings» in collaborazione con il producer capitolino Squarta. Successi, uno dopo l’altro, per uno dei protagonisti del rap romano. Capelli rasta, baffo a manubrio e pizzetto, nel giugno scorso Vittorio aveva anche trovato il tempo, fra i mille impegni musicali, di laurearsi.
Ma sogni e progetti di «Cranio Randagio», nome d’arte di Andrei, si sono interrotti drammaticamente ieri mattina nella sua Roma, nell’appartamento di un amico in via Anneo Lucano, nel quartiere residenziale della Balduina: il rapper non si è svegliato dopo aver partecipato la sera precedente a una festa con una dozzina di ragazzi.
Il figlio del padrone di casa e un altro giovane, che erano rimasti a dormire con lui, lo hanno trovato privo di sensi. Hanno tentato di rianimarlo, ma poi ormai in preda alla disperazione hanno chiamato un’ambulanza. Al medico non è rimasto altro da fare che constatare il decesso di Andrei e avvertire la polizia. È infatti un giallo la morte dell’artista, orfano di padre – scomparso quando lui aveva solo 15 anni —, che aveva scelto quel soprannome per rivendicare la sua «libertà di pensiero» definendosi «pseudo-rapper paranoico», e che – dopo un lungo soggiorno in Australia, una fuga per lasciarsi alle spalle la sua tragedia familiare – si divideva fra la Capitale e Milano che lo aveva adottato come talento proiettato verso il successo. Tanto che il suo primo album lo aveva intitolato «06-02-Crescere», quasi a sottolineare la proiezione della sua vita con i prefissi telefonici di Roma e Milano.
Fino al tardo pomeriggio di ieri gli investigatori del commissariato Monte Mario, diretti da Mario Cacace, hanno convocato i partecipanti al party: l’ipotesi è che il cantante sia stato stroncato da un micidiale mix di alcol e sostanze stupefacenti. A confermarla già nei prossimi giorni sarà l’autopsia mentre nell’appartamento alla Balduina, dove il proprietario e padre di uno dei giovani si è precipitato in mattinata avvertito dal figlio, gli agenti hanno svolto un sopralluogo insieme con i colleghi della Scientifica alla ricerca di tracce di droga. Di abuso di alcolici, invece, ce ne sarebbero state tante. Oltretutto gli stessi invitati avrebbero ammesso che nel corso della serata erano state aperte parecchie bottiglie. In attesa che la concausa dello stupefacente venga confermata dal medico legale, gli investigatori stanno svolgendo accertamenti per capire chi possa aver portato la droga alla festa e chi l’abbia fatta consumare al rapper. In questo caso potrebbe essere contestata – non si esclude a tutti i partecipanti al party – la morte come conseguenza di altro reato, fino all’omicidio in concorso. «È presto per il momento – spiega chi indaga —, fra qualche ora ne sapremo di più».