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 2016  novembre 13 Domenica calendario

La carta rinasce dove muore

Dove la carta muore c’è odore di rinascita, la rivincita del sapere antico del riuso che diventa economia circolare, status, alternativa all’effimero e non durevole prodotto della modernità. A vederla così, schiacciata, fradicia, imballata, pronta per essere maciullata nella piana di Lucca, presidio di cartiere e avamposto seicentesco di stracciaroli, si fatica a pensare a un’altra vita, liscia, patinata, ruvida, cartonata, competitiva con il mondo digitale rapido, diretto, impalpabile.
Carta straccia, carta pesta, carta canta, tonnellate di carta in attesa di diventare ancora carta sono per l’ultima volta un gigantesco album di famiglia, frammenti di vita passata, destinati al macero: auguri di Natale, cartoline dalle vacanze, un tema di italiano, il calendario di Frate Indovino, la multa non pagata, una pagina strappata dei Promessi sposi, il questionario dell’Inps, la lettera dell’Agenzia delle Entrate, i disegni dell’asilo, le vecchie buste paga, una pagella scolastica, la scatola dello sciroppo, montagne di riviste, il bollettino postale... Chissà cos’altro c’è in quella Spoon River domestica, parcheggiata nel piazzale della Ds Smith di Porcari, distretto cartaceo di Capannori, a dieci chilometri da Lucca, smistato dalla raccolta differenziata e destinato a diventare cartone, magari per la pizza, il prodotto per l’imballaggio più venduto al mondo.
Ma poi che importa se in gioco c’è la sopravvivenza, c’è quello che lo scrittore americano Mark Kurlansky nel libro Carta (edito da Bompiani) chiama la rivincita della storia, il valore di uno dei ritrovati tecnologici più semplici ma anche più essenziali per l’uomo, che supporta letteratura, giornalismo, religione, educazione, commercio, arte?
«Esiste anche un sentimento», dice Michele Bianchi, amministratore delegato della Ds Smith, colosso del packaging, leader in Europa nel riciclo e nella produzione di imballaggi che macina 400 mila tonnellate di carta e ha un fatturato globale di 5 miliardi di sterline, oltre 5 miliardi e mezzo di euro. «Io ogni volta mi emoziono con l’odore della carta lavorata, c’è del fascino e dell’amore in questa trasformazione. Si sente quando si entra nella cartiera, dove c’è anche chi l’assaggia per sentirne l’umidità, la resistenza, come uno chef. Ma il nostro compito è il riciclo, dobbiamo garantire le sette vite della carta, l’uso e il riuso, il ciclo completo, che per noi è supply circle, economia circolare, lavorazione dei materiali di scarto per renderli riutilizzabili senza inquinare l’ambiente».
La carta è il prodotto più riciclato in Europa, dieci tonnellate ogni minuto, e l’Europa è il continente più attivo a livello globale nel riciclo, con una percentuale pari al 72 per cento. Quando tutti pensavano che sarebbe finita, è diventata di nuovo importante. Perché recuperare, riutilizzare, ridurre sono i comandamenti della sostenibilità, parola d’ordine globale, cui non ci si può più sottrarre. Lo sono anche per Comieco, che in Italia vuol dire riciclo della carta, un consorzio di imprese che ha fatto della raccolta differenziata una positività e un indicatore di sviluppo. «Era il 1985 quando la sfida allo spreco è diventata per noi fattore competitivo e vettore di senso civico», ricorda Carlo Montalbetti, direttore generale. Sono gli anni dell’usa e getta, l’età del consumismo, Milano è da bere, Roma è distratta e imprevidente, lo Stato è quello del debito pubblico. Comieco indirizza le pratiche virtuose verso una nuova sobrietà, che contiene i costi per le discariche dove finisce di tutto e prepara il boom del riciclo. «Ci guardavano come alieni ma avevamo la certezza che la raccolta differenziata sarebbe stata il futuro e la carta gettata avrebbe avuto una nuova vita.
Oggi le convenzioni di Comieco riguardano 5.500 Comuni italiani, che per questo incassano 98,5 milioni di euro e la catena della raccolta differenziata della carta rappresenta l’intera filiera degli imballaggi, da chi produce a chi trasforma».
L’entroterra di Lucca è da sempre il regno delle cartiere. Qui cento aziende danno una botta al Pil con tre miliardi di fatturato e 6.500 addetti. E indicano le vie del futuro. «Mandare tutto in discarica, oltre ad appestare l’aria, ci costava 4 milioni. Con la raccolta differenziata ne risparmiamo due», spiega il sindaco di Capannori, Luca Menesini, che prepara per i suoi cittadini il sacchetto con il microchip. «Presto si potrà fare la tariffazione a consumo. Meno rifiuti produci, meno paghi». Un incentivo intelligente: tecnologia avanzata e collaborazione civica sono un tandem che funziona. Nel 2015, in Italia, sono stati prodotti 8.840 milioni di tonnellate di carta riciclata. Nel 2006 erano 10 milioni. La destinazione: il 48 per cento all’imballaggio, il 30 per cento carta per uso grafico, il 16 per cento per uso domestico, igienico e sanitario, il 6 per cento per altri scopi.
Diminuisce la raccolta di giornali e riviste, aumenta quella del cartone: l’ ecommerce bilancia il sacco nero, si compra su internet e il pacco è indispensabile. Amazon, per esempio, destina centinaia di milioni ai costi dell’imballaggio. Nasce anche il cartone con l’onda, come un materasso, che resiste meglio del legno agli urti e può sostituire le tradizionali casse da stivare nelle navi. Il grande processo in corso è un ridisegno degli usi, con il packaging su misura, in cui si minimizzano le impurità che rendono difficile la raccolta differenziata: lo scotch e il polistirolo che vanno separati e complicano la vita ai cittadini.
Dietro ogni sbuffo di fumo che esce dai camini di Porcari e Capannori c’è della carta che brucia e crea valore. Senso civico ed «efficientamento» danno una spinta a un’economia che guarda ai mercati esteri, perché nell’imballaggio l’Italia è uno dei Paesi leader. Se l’impurità nella raccolta della carta fosse vicina allo zero, si aumenterebbe ancora la produttività. Gli squilibri tra Nord e Sud, oggi, sono evidenti. Nelle Regioni con maggiore attenzione al lavoro e alla legalità, dove c’è una maggiore presenza del no profit e un alto livello di relazionalità delle imprese, si raggiungono risultati superiori alla media nazionale. Trentino-Alto Adige, Lombardia, Veneto, Toscana, Friuli-Venezia Giulia guidano la classifica della differenziata. «Ma passi avanti – avverte Montalbetti – si stanno facendo anche al Sud. A Bari siamo quasi ai livelli di Milano e anche Napoli è migliorata negli ultimi anni. Contro il grande spreco serve la capacità di far funzionare il servizio di raccolta da parte delle amministrazioni: il cittadino, chiamato a un’azione civile, in genere collabora».
Nel piazzale della Ds Smith di Porcari è in attesa di bruciare anche la carta di giornale. Una carta più vulnerabile di altre, esposta a una concorrenza diretta che si chiama informazione digitale. In diminuzione netta sui 70 camion che ogni giorno scaricano e poi ripartono con il prodotto di riciclo: meno 34 per cento negli ultimi anni. Una carta che prova a sopravvivere, come scrive Kurlansky, «perché il cambiamento e la resistenza al cambiamento avanzano sempre mano nella mano». I computer modificheranno l’uso della carta ma è improbabile che la carta venga eliminata, sostiene lo scrittore americano. Se il papiro è sopravvissuto per secoli nell’area mediterranea; se la pergamena non è mai morta; se i camini resistono alle stufe e ai termosifoni; se l’ home video non ha cancellato il cinema e il cinema non ha cancellato il teatro; se negli Stati Uniti la vendita delle candele ha avuto un incremento nei primi anni del Duemila; se le tesi universitarie verranno ancora stampate, allora c’è speranza. E poi la carta ha un ultimo vantaggio: non può essere hackerata.
Nel cimitero che rende moderna una storia che per il ducato di Lucca è antica, la storia di quando la vocazione al riciclo trasformava gli stracci in tessuti e la paglia in carta paglia, quella poi usata nelle macellerie e adesso per qualche rustica tovaglia nelle osterie Slow Food, si compie un piccolo miracolo: rinasce quel che sembrava perso. La nuova tecnologia, anziché eliminare la vecchia, aumenta le scelte. Oggi per capire se l’economia tira, più del Pil si deve guardare l’imballaggio: molte scatole, molta crescita. Merito della carta, anche e soprattutto, quando viene riciclata.