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 2016  novembre 12 Sabato calendario

Parla Anna Maria Franzoni: "Dimostrerò chi è il vero assassino di mio figlio"

• (sistemato in ordine cronologico). Riguarda il secondo processo a Torino, dall’inizio fino alla sospensione con richiesta di ricusazione. Materiale anche sul Cogne-bis

PRIMA PARTE (di cinque)



Sezione: reati omicidi - Pagina: 017


(4 febbraio, 2005) Corriere della Sera


La madre di Cogne: non permetterò all’ assassino di farla franca

Franzoni: mi farò giustizia da sola


Parla Anna Maria Franzoni: "Dimostrerò chi è il vero assassino di mio figlio, non gli permetterò di farla franca. Mi farò giustizia da sola". Condannata in primo grado a trent’ anni per la morte del piccolo Samuele, massacrato nella villetta di Cogne il 30 gennaio del 2002, Anna Maria Franzoni si prepara al contrattacco in vista del processo di appello che l’ aspetta nel 2005. E in’ intervista a Panorama oggi in edicola racconta quali saranno le sue prossime mosse. Non ultima: una fiction sulla sua storia. "Io, prima che dal giudice, sono stata condannata dai mass media, dall’ opinione pubblica. Ora accetterò di difendermi davanti a questo tribunale del popolo", racconta la donna nella casa dei genitori a Monteacuto Vallese, sull’ Appennino tosco-emiliano. "Ho capito che mio malgrado sono diventata un personaggio pubblico e in pubblico devo portare il mio dolore. Dirò quello che non vogliono che dica, le verità che tengo nascoste". Prossima tappa: il ritorno a Cogne il prossimo 2 marzo in prima serata davanti alle telecamere di Giallo uno, al fianco della conduttrice Irene Pivetti. "Non accetterò mai di essere assolta perché incapace di intendere e di volere. Il mio obiettivo non è evitare la prigione. Voglio che venga condannato il vero assassino. Non immagina che cosa significhi sapere che l’ omicida del proprio bambino gira indisturbato mentre tu, la madre, sei sotto processo", dice Anna Maria Franzoni. "Perché giudici e carabinieri non indagano sull’ uomo che gli abbiamo indicato come possibile assassino?".


(1 aprile, 2005) Corriere della Sera


L’ INCHIESTA

Cogne: arriva l’ Fbi, scontro con i legali


TORINO - Anche l’ Fbi entra nell’ inchiesta su "Cogne bis" e si sfiora l’ incidente diplomatico. La coppia di specialisti americani chiamati dal gip a far luce sul caso ha chiesto di entrare nella villa del delitto senza i consulenti di accusa e difesa, scatenando le proteste degli avvocati. L’ inchiesta è quella su un presunto tentativo di inquinamento delle prove. Sono indagati la mamma del bimbo, Annamaria Franzoni (già condannata per il delitto), il marito Stefano Lorenzi, l’ avvocato Carlo Taormina e otto consulenti.


INDAGINE SUL DEPISTAGGIO

Cogne, interrogato Taormina: inchiesta sulle false impronte


TORINO - Interrogatorio in gran segreto per Carlo Taormina, l’ avvocato deputato indagato per calunnia e frode processuale nell’ inchiesta sul presunto tentativo di depistaggio nell’ inchiesta sul delitto di Cogne. L’ esame è avvenuto nel massimo riserbo in una sede distaccata dal Palazzo di giustizia davanti al procuratore capo Marcello Maddalena e al sostituto Giuseppe Ferrando. Con Taormina sono indagati anche i consulenti tecnici italiani e svizzeri che hanno eseguito il sopralluogo nella villetta di Cogne, Annamaria Franzoni, già condannata per l’ omicidio del figlio Samuele, e il marito della donna, Stefano Lorenzi.




(7 settembre, 2005) Corriere della Sera


Servizio fotografico del settimanale "Oggi". Il giornale: è in bikini leopardato e ha una pancia sospetta

Bagni e trekking in Sardegna, l’ estate della Franzoni
Vacanze spensierate con marito e figli. In attesa dell’ appello sul delitto di Cogne


Fra poco più di due mesi saprà quale piega prenderà la sua vita: il carcere per trent’ anni, come hanno stabilito i giudici che l’ hanno condannata in primo grado, oppure la libertà tanto sognata e invocata. Per ora Annamaria Franzoni preferisce vivere e basta. Da mamma premurosa, da moglie innamorata, da spensierata, da vacanziera. Così l’ ha colta il servizio fotografico del settimanale Oggi, in edicola da stamane. Le immagini mostrano il volto felice della donna che l’ Italia ha visto piangere in tivù e che ha imparato a conoscere come "la mamma di Cogne", condannata per l’ omicidio del figlio Samuele, 3 anni, ucciso nella villetta di famiglia a Cogne, appunto, il 30 gennaio del 2002. Il periodico le dedica sei pagine che la ritraggono in spiaggia, in Sardegna, assieme al marito Stefano Lorenzi e ai figli Davide e Gioele. Nelle fotografie la si vede in costume o in scarpe da trekking, addormentata al sole e mentre gioca con i bambini, mentre fa il bagno o abbraccia il marito. E in alcuni degli scatti si nota quella che il servizio definisce "una pancia sospetta". Anammaria, insomma, sembra essere di nuovo incinta: "Il bikini leopardato rivela delle forme piuttosto arrotondate per una donna della sua giovane età" si legge accanto a una delle foto. Sarebbe il secondo figlio (Gioele è nato il 26 gennaio del 2003) concepito dopo la morte del piccolo Samuele. La famiglia Lorenzi ha trascorso una settimana di vacanze a casa di amici ad Arbatax, in provincia di Nuoro. Il prossimo appuntamento con la Giustizia è fissato per il 16 novembre quando i giudici del processo d’ appello stabiliranno se confermare o ribaltare la sentenza di condanna decisa nel in primo grado. Lei si è sempre proclamata innocente. Se la condanna venisse confermata, non rimarrebbe che il ricorso in Cassazione.


I precedenti


MODENA Il 12 settembre 2001, un 14enne viene trovato soffocato da una busta di plastica. Accusata la madre Paola Mantovani (foto), che si dichiara innocente COGNE Il 30 gennaio 2002 viene ucciso Samuele Lorenzi: la madre Annamaria Franzoni (foto) è stata condannata a 30 anni. Ha sempre negato. Ora aspetta l’ Appello LECCO A Casatenovo, il 18 maggio 2005, Mirko, 5 mesi, muore annegato nella bacinella per il bagno. La madre Maria Patrizio (foto) dice di essere stata aggredita. sotto accusa per omicidio VERCELLI A Roasio, il 2 luglio 2005, Matilda, 22 mesi, muore per traumi interni. Viene indagata la madre Elena Romani (foto), accusata di averla colpita ripetutamente con una scarpa


(9 settembre, 2005) Corriere della Sera


L’ ESPERTO

Lo psichiatra: Medea c’ è sempre stata, non riusciremo mai a fermarla


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MERANO (Bolzano) - "La nostra Medea quotidiana". Detto con un filo di voce, perché ascoltare certe cose fa male, anche se uno passa la vita a studiarle. Gian Carlo Nivoli ha appena saputo e quasi anticipa la domanda: "Non è un segno dei tempi, tutt’ altro. Dall’ inizio del tempo, le madri, alcune madri, hanno sempre ucciso le loro creature". Il presidente della Società italiana di psichiatria forense è un professore di Sassari che di recente ha pubblicato un libro purtroppo piuttosto attuale: "Medea tra noi, le madri che uccidono il proprio figlio". Dice: "E’ un dato di fatto, qualcosa che è sempre avvenuto". Eppure, professore: la madre di Cogne, e poi quella di Lecco, e poi le accuse alla donna di Vercelli, e poi questo orrore di Merano, e la cassa di risonanza di giornali e televisioni: "C’ è una attenzione particolare verso questi delitti che prima non c’ era. Giusta o meno, una madre sana non uccide per spirito di emulazione, forse la mediaticità di queste storie può agire su alcuni soggetti particolarmente fragili, ma siamo ai casi limite". Con cautela, ma Nivoli dice la sua anche su questo aspetto: "Magari eviterei tesi come quella della mamma che uccide per troppo amore. Ma che amore è? Ci sono madri che purtroppo sono inconsapevoli mine vaganti, tutto qui. Gli approcci giustificativi non servono". Nivoli ha studiato a lungo in Canada. Si trovò davanti a due casi che non gli sono più usciti dalla mente. Una madre che letteralmente tentò di bollire il suo bambino, venne curata, tornò a una vita normale, fece un altro figlio, adesso è una donna felice. E un’ altra che uccise, venne curata, giudicata guarita, uscì, diede alla luce un altro figlio, lo uccise subito e adesso è chiusa in un istituto a gridare di sé che è "una cagna arrabbiata". Dice Nivoli: "Cito questi due estremi per dire che c’ è qualcosa di ancestrale e inestirpabile in una donna che tenta di uccidere il sangue del suo sangue, non c’ è alcuna certezza, neppure nella casistica. Succede perché succede, verrebbe voglia di dire, le spiegazioni psicanalitiche sono profondissime, e dare la colpa alla società è uno stupido placebo, rassicurante soltanto per chi sopravvive". Medea rientra quasi sempre in due categorie, del "suicidio allargato" e della "madre aggressiva". Nivoli azzarda: "Non conosco il caso, ma la madre di Merano evidentemente appartiene alla prima: uccido la cosa più cara che ho e mi uccido, alla base c’ è sempre una forma di depressione acuta, il genitore fino a quel momento quasi sempre è stato irreprensibile. Nella seconda tipologia rientrano le mamme con scarsa capacità genitoriale, che nel tempo si palesa con una forma forte di disamore, e si concretizza in piccole e grandi torture inferte al piccolo. Schiaffi immotivati, pizzicotti, pugni, fino alla obnubilazione dove si compie l’ atto estremo". Professore, alcuni suoi colleghi dicono che i delitti familiari sono cresciuti del sei per cento in cinque anni. Non sarà mica che le spiegazioni sociologiche hanno una loro validità? Nivoli non è d’ accordo: "Diciamoci la verità: per un decennio, da Pietro Maso fino a Erika e Omar, si parlava dei figli che uccidono i genitori. Chi è padre leggeva quelle cronache con sgomento. Sembra quasi che ci sia uno scontro generazionale in atto, perché dal gennaio 2002, dopo Cogne, si è parlato soltanto del figlicidio. Ma è una visione delle cose fatta attraverso il caleidoscopio dei media. La verità è un’ altra. Medea c’ è sempre stata, purtroppo ci sarà ancora".

Imarisio Marco

(22 settembre, 2005) Corriere della Sera



Franzoni: "Basta perizie Al processo sarò in aula"


"Io la perizia l’ ho già fatta. Ha dimostrato che è sana di mente. Non ho mai avuto problemi né prima né dopo, per cui non vedo questa necessità". Annamaria Franzoni (nella foto sopra), condannata per l’ omicidio del figlio Samuele, intervistata ieri a "Porta a porta", si oppone all’ eventualità di una nuova perizia psichiatrica che potrà essere effettuata durante il processo d’ appello fissato per il 16 novembre. Procedimento che potrebbe slittare a causa di una probabile proroga nel deposito della perizia nell’ ambito dell’ inchiesta di "Cogne bis" sulle tracce trovate nella villa di Cogne. I periti incaricati dal gip di valutare entro il 13 ottobre se qualcuno ha inquinato la scena del delitto con false impronte chiederanno probabilmente una proroga di un mese. Annamaria Franzoni ha dichiarato comunque che per la prima volta sarà presente in aula. Secondo indiscrezioni, non sarebbe invece sangue coagulato né di uomo né di animale quello trovato nel garage della villetta. Non sarebbe neppure una "sostanza amorfa" ma più probabilmente "sostanza organica". Sono però ancora in corso controanalisi per capire di che sostanza si tratti e la Procura di Torino non vuole commentare l’ indiscrezione. Questo nuovo elemento potrà però essere utile per capire se i consulenti della difesa abbiano creato quelle tracce ad hoc o se è stato il risultato di un errore.


(1 novembre, 2005) Corriere della Sera


Alla vigilia del processo d’ appello si mobilita il comitato che si batte per l’ innocenza dell’ imputata. Dal pigiama agli orari: in 124 pagine la ricostruzione del delitto

Cogne, in un libro la verità della Franzoni


MILANO - Entreranno taccuini e cronisti in aula. Ci saranno i giudici popolari, come sempre nelle corti d’ assise. E ci sarà anche lei, Annamaria Franzoni, che ha promesso di rispondere alle domande del giudice. "Non ci saranno dichiarazioni spontanee" ha fatto sapere il legale della mamma di Cogne, Carlo Taormina, che nei giorni scorsi ha incontrato i magistrati protagonisti dell’ appello dell’ omicidio di Samuele: il giudice Romano Pettenati e il sostituto pg Vittorio Corsi. Il processo inizierà il 16 novembre, ma è quasi certo che sarà subito rinviato in attesa che si concluda l’ inchiesta sul presunto depistaggio durante le indagini difensive. E mentre a Torino la procura generale ha già individuato l’ aula per il processo (abbastanza grande per accogliere tutti) e sta raccogliendo gli accrediti per i giornalisti che vorranno seguire il processo, anche la difesa si sta muovendo per promuovere quello che stavolta sarà davvero un dibattimento mediatico. Lo fa con un libretto, con tutto quello che c’ è da sapere sui misteri di Cogne. In copertina un grande punto interrogativo "La tua opinione è un diritto, informarsi per averla è un dovere" è il titolo. La firma è quella del comitato in difesa di Annamaria Franzoni, capeggiato da don Marco, parroco di Rispoli Santa Cristina, dove la donna vive da prima della condanna a 30 anni, inflittale il 19 luglio 2004. Si comincia con una cronologia di tutto il percorso giudiziario e una "guida alla consultazione" per poi entrare nel dettaglio su ogni argomento affrontato da accusa e difesa: dagli zoccoli all’ ipotesi dell’ arma del delitto, dall’ ora della morte a come si sono svolti i soccorsi. Sedici capitoli in tutto, 124 pagine con tanto di fotografie delle varie ricostruzioni sul delitto del povero Samuele, ucciso a colpi in testa il 30 gennaio 2002. Si insiste molto anche sul pigiama con i topi azzurri della Franzoni, argomento principe nelle varie perizie e controperizie della fase di indagine. Per la difesa il pigiama si trovava sul letto, per questo una parte del piumone non si è macchiata di sangue. In base alla perizia di Schmitter, uno degli elementi su cui si è basata la condanna, invece almeno i pantaloni del pigiama erano indossati. Non è un libro sopra le parti, nonostante il comitato affermi: "Abbiamo lavorato con animo sereno e critico, senza lasciarci condizionare da vincoli di parentela e di amicizia". Non lo è perché si calca soprattutto su quelli che sono i presunti errori del giudice a interpretare le parole, su verbali sbagliati e mal capiti. Un esempio. Dopo una lunga disquisizione sull’ abitudine di chiudere o no la porta di casa si conclude che tutto questo "dimostra come i verbali vengono interpretati a piacimento". C. Mar.
Marrone Cristina

(16 novembre, 2005) Corriere della Sera





(16 novembre, 2005) Corriere della Sera


Oggi il via al processo con l’ imputata in aula. La Corte pronta a ordinare altre perizie e a trasferirsi nella villetta del delitto

L’ orrore e il sangue, ecco il video di Cogne
La difesa: nuova prova a favore della Franzoni. Scontro con i carabinieri del Ris


Eccolo il video che riprende la stanza dell’ orrore. Trenta minuti, tre inediti, che, secondo la difesa, serviranno a dimostrare l’ innocenza di Annamaria Franzoni. Samuele è stato ucciso da poche ore. I carabinieri entrano nella camera da letto matrimoniale e riprendono la scena del delitto. Commentano. Dicono che il medico legale ha appena esaminato il corpo del bambino: "L’ hanno ucciso con un’ accetta". Parla Ada Satragni, la dottoressa vicina di casa intervenuta per prima. E’ ripresa di nascosto, dal basso in alto, le immagini sono dilatate. Spiega che a Samuele forse è scoppiata la testa, forse per il troppo pianto. Precisa che non crede ad un’ aggressione esterna. Intanto la telecamera zooma sulle pareti: schizzi di sangue ovunque, sulle lampade del comodino, su una foto gigante di Sammy appesa al muro, sul piumone, che copre quasi del tutto il pigiama. L’ obiettivo insiste sul cuscino, intriso di sangue e su una bacinella azzurra, piena d’ acqua color porpora, appoggiata sul letto. La dottoressa spiega di aver pulito con una pezza il viso del bambino. Le immagini corrono in bagno, sulle scale, poi tornano in camera. Si concentrano sul pavimento: ci sono macchie di sangue da schizzo e da gocciolamento. Dappertutto. Ed è su questo punto che tornano i veleni. L’ avvocato Carlo Taormina è pronto a dare battaglia. Vuole chiedere di riaprire il dibattimento portando quelle che lui ritiene, appunto, "nuove prove" che l’ accusa giudica "irrilevanti": il dvd con il video e due cd con le fotografie della stessa scena. E’ probabile che la Corte decida per una nuova perizia sulle tracce sul pavimento. Il processo d’ appello per il delitto di Cogne comincia con un nuovo scontro tra difesa e Arma. "Il dvd è stato trovato nei cassetti del Ris di Parma, gli altri quattro documenti erano al reparto operativo dei carabinieri di Aosta" tuona l’ avvocato, che ha diffidato il colonnello Luciano Garofano a intervenire oggi su Unomattina. "Non solo è sospetto un intervento del genere il giorno dell’ inizio del processo dinanzi a a una giuria popolare - aggiunge il legale - ma il colonnello Garofano è consulente tecnico dell’ accusa nonché carabiniere in servizio". Infine la difesa presenta il dossier del detective privato Giuseppe Gelsomino: 69 punti per dimostrare che Annamaria è innocente. Con un altro video per mostrare ai giudici che l’ assassino è fuggito per un canalone. La Corte d’ Assise d’ Appello di Torino, presieduta da Romano Pettenati, dovrà decidere anche se tornare nella villa di Cogne, sotto sequestro dal mese di agosto. Resta l’ incognita della perizia psichiatrica. Le parti non sembrano intenzionate a chiederla, ma la Corte potrebbe disporla in modo autonomo. Dopo aver sentito Annamaria, che oggi, in aula, ci sarà. Cristina Marrone

(16 novembre, 2005) Corriere della Sera


(17 novembre, 2005) Corriere della Sera


l’ appello di Cogne. La prima udienza

"Perizia psichiatrica per la Franzoni"
Il pg: approfondire il rapporto con il figlio. L’ aula presa d’ assalto dalla folla


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO - Mercoledì 16 novembre 2005. Nell’ aula 6 della Corte d’ assise d’ appello di Torino l’ orologio torna indietro di 1.385 giorni. Alle 8.24 del 30 gennaio 2002. Il processo per l’ omicidio di Samuele riparte da qui. Comincia con il presidente della Corte, Romano Pettenati, che dice "questa è una vicenda dolorosa, faccio appello al senso di civiltà di chi assiste". Con l’ imputata, Annamaria Franzoni, per la prima volta in aula e un pubblico di curiosi e giornalisti ammessi ad assistere al dibattimento. Comincia da dove l’ abbreviato in primo grado non era riuscito ad arrivare. Dai racconti dei soccorritori. Dalla drammatica telefonata di Annamaria al 118. "Quando l’ ho sentita in tv ho percepito un affanno, un dolore tremendo" ammette il pg Vittorio Corsi, smentendo quella "lucida freddezza" con cui era stata descritta dal giudice Eugenio Gramola. Si inizia dal dvd inedito fatto arrivare soltanto due giorni fa dai carabinieri di Aosta che raccoglie tutte le scene girate nella casa del delitto, poi scartate perché ritenute irrilevanti. Materiale su cui accusa e difesa si trovano ora concordi nel chiedere una nuova perizia che, a detta dello stesso pg, "è inevitabile". Il giudice Romano Pettenati ha già fatto intendere che la concederà. Si ricomincia anche con l’ interrogatorio di Annamaria Franzoni, chiesto dallo stesso avvocato Carlo Taormina, e da una nuova trascrizione di quello che fu reso dalla donna davanti al gip Gandini subito dopo l’ arresto: fogli pieni di parentesi e omissis e mai riguardati. A sorpresa, il pg Corsi vuole una nuova perizia psichiatrica per Annamaria e l’ acquisizione delle cartelle cliniche di tutto il periodo in cui lei è rimasta in carcere: "Speriamo - dice il magistrato - che la signora ci aiuti ad avere un quadro completo della personalità, si deve approndire il rapporto con il figlio". La difesa vorrebbe un nuovo sopralluogo nella villetta per verificare se il killer poteva agire nel breve tempo in cui Annamaria era fuori casa. In aula, il pubblico ascolta con attenzione. Ma molte delle oltre 200 persone arrivate per "vedere in faccia Annamaria" non trovano posto. C’ è una donna che ha finto di svenire pur di entrare. C’ è un signore che mostra le date di tutte le volte che la Franzoni è andata in tv. Poi c’ è anche un gruppo di studenti di giurisprudenza: "Siamo qui per motivi professionali". Lunedì la Corte deciderà su tutte le richieste. Saranno visionati pubblicamente anche i vari dvd acquisiti dai giudici. "Ma possiamo cominciare prima?" chiede il presidente con un sorriso mentre si consulta con la collega. Taormina ricorda: "Sa, il viaggio per la mia cliente è lungo... Cerchiamo di non gravare sui bilanci familiari". Sorride ancora Pettenati. Alla fine acconsente. Lunedì ci si vede alle undici. Nessuna levataccia. "Beh, facciamo un favore anche ai carabinieri di Aosta che devono venire a raccontarci come hanno girato quel video" conclude. "Abbiamo a che fare con una giuria che vuole capire - commenta alla fine Taormina -. Ma quando mi trattano meglio è quando temo di più, soprattutto quando si parla di magistrati". Cristina Marrone

Marrone Cristina






• (sistemato in ordine cronologico). Riguarda il secondo processo a Torino, dall’inizio fino alla sospensione con richiesta di ricusazione. Materiale anche sul Cogne-bis

SECONDA PARTE (di cinque)

(17 novembre, 2005) Corriere della Sera

L’ APPELLO DI COGNE IN AULA

Annamaria: fin qui tutto bene E resta immobile davanti ai giudici
In aula assieme ai parenti. Fredda e lontana, parla solo tre volte. il suocero: questo e’ il vero processo come sta lei? mi sembra sia serena. una ragazza raggiunge l’ imputata "voglio stringerti la mano, forza"


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO - "...perché colpendo alla testa il figlio Samuele Lorenzi con numerosi e ripetuti colpi ne cagionava la morte, in Cogne, 30 gennaio 2002". La relatrice Isabella Gallino è tesa come una corda di violino, la sua parlata si fa tremolante. Annamaria Franzoni è una sfinge. Siede in mezzo ai suoi avvocati, vestita di pantaloni neri e girocollo azzurro sul quale è appoggiata una collana con un piccolo crocifisso. di lei che parlano, dell’ imputata Franzoni Annamaria e di ciò che ha fatto a suo figlio. Non muove un muscolo del suo viso affilato, gli occhi neri guardano dritti oltre quest’ altra donna che ha appena aperto il secondo atto del suo processo. Pannelli in legno chiaro alle pareti, due schermi spenti davanti allo scranno della giuria, luci al neon. Le 40 persone ammesse ad assistere al processo entrano da un ingresso laterale, devono percorrere pochi metri di una passerella, poi girare verso gli ultimi banchi. E in quel momento fanno tutti la stessa cosa. La guardano, con una sosta impercettibile nella camminata. Guardano questo mistero di donna che ossessiona l’ Italia, prima di andare a sedersi in fondo. Per Annamaria Franzoni è come se non ci fossero. Almeno in superficie, è fredda e lontana, come questo caso atroce che oggi viene rivissuto con la brutale sincerità del collage di atti processuali che il giudice Gallino compone con voce piatta per quasi due ore. La sua relazione introduttiva è uno stremante riassunto delle puntate precedenti, ma anche la cronaca minuziosa dell’ agonia di un bimbo di tre anni, il figlio di Annamaria. "Aveva il volto coperto di sangue, si lamentava, emetteva dei suoni, apriva e chiudeva gli occhi" legge il giudice nel silenzio generale. Annamaria guarda davanti a sé, l’ espressione immobile, la guancia appoggiata alla mano destra, non un gesto. "Gemeva sommessamente, perdendo materia cerebrale dall’ orecchio sinistro ma senza sanguinare dalla bocca". Cecilia, una delle sorelle più piccole di Annamaria, si strofina gli occhi, le viene da piangere. L’ imputata cambia soltanto postura, entrambe le mani sotto il mento, si appoggia allo schienale della sedia. intorno a questo enigma che si dipanerà un processo d’ Appello lento, così lontano dalle scosse che si immaginava chi ha fatto ore di fila per entrare. La sua voce si percepirà soltanto tre volte. La prima per dire "non è vero" a una osservazione del procuratore generale. Mentre l’ avvocato Taormina parla, inciampa sul nome del suo figlio maggiore. "Si chiama Davide", suggerisce lei. Alla fine, ultima ad alzarsi in un’ aula ormai deserta, per dire "fino a qui tutto bene". Il rappresentante dell’ accusa si chiama Vittorio Corsi, è un uomo dalla barba bianca ben curata, il tono pacato, di una apparente remissività che cela una strategia processuale precisa. la prima persona a parlare di Annamaria come di una donna "con un forte disturbo della personalità", dopo aver citato una recente sentenza della Cassazione che stabilisce come questi "disturbi" possano influire sull’ imputabilità di una persona. Chiede una nuova perizia psichiatrica, demolisce quella ufficiale che aveva sancito la capacità di intendere e volere di Annamaria. la via d’ uscita per tutti, la possibile seminfermità come conclusione di una indagine imperfetta e logica, qualcosa che anche la difesa desidera ma non può chiedere, perché la madre di Samuele non vuole, e neppure Carlo Taormina può forzarla. Corsi cita volutamente il documento che lo psichiatra Ugo Fornari, perito dell’ accusa nel primo processo, mise agli atti per dissociarsi dalle conclusioni alle quali erano giunti i suoi colleghi. Loda l’ unità dei Franzoni per dimostrare che Annamaria vive "in uno stato mentale dove "noi siamo buoni, il mondo fuori è cattivo"", il suo bisogno di protezione (il "non allontanarti" ripetuto in maniera ossessiva al marito) come sintomo della scissione tra un mondo interno buono e un altro minaccioso, dove, in condizioni di stress "questa donna può perdere il controllo emotivo ed emettere condotte emotive". In aula si percepisce il non detto del giudice, la sua convinzione che l’ imputata sia una donna palesemente disturbata. "Me lo sentivo che saresti stata male di nuovo". Il procuratore generale cita questa frase del marito, carpita dalle microspie la sera dopo il delitto, come segno di "un malessere protratto nel tempo", che ha dei precedenti. Chiede di riesaminare i continui riferimenti della donna all’ aspetto fisico di Samuele ("Ha la testa sempre calda"), leggerli come sintomi. questa l’ unica vera novità, interrogarsi nuovamente sull’ essenza di questa donna. Oggi la sua famiglia l’ avvolge davvero. Ci sono quasi tutti, i Franzoni, soltanto Ilaria, la più piccola, e un altro fratello sono rimasti a Monteacuto Vallese. I tre fratelli grandi le sono accanto, sembrano quasi tesi a proteggerla, da tutto. Dietro ad Annamaria siedono il marito Stefano, che per tutte le cinque ore dell’ udienza prenderà appunti come ha sempre fatto in questi anni. C’ è il patriarca Giorgio Franzoni stretto in una giacca a quadri, che appare stanco, provato. Accanto a lui Chiara, la madre, dignitosa e dolce come è sempre stata. Le altre sorelle sono sull’ altro lato, vestite di nero, attente e silenziose. una famiglia bella e unita, ci tengono a dimostrarlo, e nessuno potrà mai negare loro che sia così. E questo schieramento vale come un messaggio, alla "bimba" e agli altri, è comunque una rivendicazione di orgoglio: noi Franzoni siamo tutti qui, gli unici in aula e fuori, a non vedere nessun mistero dietro questo volto senza espressione.
Marco Imarisio
Il delitto IL DELITTO Il 30 gennaio 2002 Samuele Lorenzi, tre anni, viene ucciso nella villetta di Cogne (foto Olycom): 17 colpi alla testa con un’ arma sconosciuta L’ ARRESTO La madre di Samuele, Annamaria Franzoni, viene arrestata per omicidio volontario il 13 marzo 2002. Il Tribunale del Riesame la scarcera 16 giorni dopo I processi LA CONDANNA Il 19 luglio 2004 Annamaria Franzoni viene condannata a 30 anni di carcere, con rito abbreviato, dal gup Eugenio Gramola L’ APPELLO Ieri, a Torino, è iniziato il processo d’ appello (immagine di Fotogramma). In aula per la prima volta anche Annamaria. Prossima udienza lunedì 21 GLI AUGURI Una ragazza raggiunge l’ imputata "Voglio stringerti la mano, forza" Una ragazza giovane riesce ad aggirare il cordone di carabinieri, parenti e amici che proteggono Annamaria Franzoni da cronisti, telecamere e curiosi. La ragazza arriva a un passo dall’ imputata, tende il braccio verso di lei e le chiede: "Annamaria, posso solo stringerti la mano?". La mamma di Samuele si volta incuriosita da quella richiesta. Poi sorride e allunga anche lei il braccio verso la sconosciuta. "Grazie", le dice, stringendole la mano. La giovane fa appena in tempo a sussurrarle "forza" e poi vede scomparire di nuovo Annamaria dietro un "muro" di persone. E’ stato l’ unico momento di contatto fra la mamma di Cogne e il pubblico, arrivato numeroso e di buon’ ora davanti al Palazzo di Giustizia torinese per seguire l’ apertura del processo d’ appello. La ragazza della stretta di mano non ha voluto fare commenti né rivelare la sua identità. LA FAMIGLIA Il suocero: questo è il vero processo Come sta lei? Mi sembra sia serena "Non sono un tecnico, ma mi pare che il vero processo sia questo". Mario Lorenzi, il nonno del piccolo Samuele, commenta "da inesperto", come dice lui, la prima giornata del processo d’ appello contro la moglie di suo figlio. " la prima volta che entro in un’ aula di tribunale - confessa -. Mi pare ci sia un clima di collaborazione tra le parti, ho una buona impressione, mi sembra un segnale positivo che si voglia vedere chiaramente". Ma Annamaria che cosa dice?, lo incalzano i cronisti. Lui sorride e allarga le braccia: "Mi sembra che sia abbastanza serena". Mario Lorenzi non condivide le affermazioni dell’ accusa secondo cui Annamaria Franzoni aveva manifestato disturbi d’ ansia e di solitudine. " vero - dice - che è una mamma apprensiva, ma non mi pare abbia mai avuto problemi di solitudine. Certo è una donna attaccata alla sua famiglia, ma questa è una cosa normale".

Imarisio Marco


Cogne, il padre di Samuele fa l’ "assassino" in un video
Il detective Gelsomino gira un filmato per la difesa Lui: "Travestito da omicida perché voglio la verità" Lo scopo è ricostruire i tempi d’ azione di chi potrebbe essere entrato nelle villetta


DAL NOSTRO INVIATO TORINO - "Stefano, sembri proprio lui accucciato così...". Stefano si volta, sembra offeso. E forse soltanto in quel momento realizza quello che sta facendo. Sta girando un video "per mostrare la verità" sul caso Cogne, ma in quel video lui è nei panni dell’ assassino e adesso che qualcuno gli ha detto "sembri proprio lui" ci riflette, si incupisce. E’ il 3 novembre 2005. La macchina da presa gira un esterno in un canalone dietro la villetta del delitto. Stefano Lorenzi, il papà del piccolo Samuele, è il solo attore ma tutt’ attorno ci sono i "registi": Giuseppe Gelsomino della Shadow detectives, consulente dell’ avvocato Carlo Taormina, don Marco Borroncini, parroco di Ripoli Santa Cristina, il paesino emiliano in cui vive Annamaria Franzoni con la sua famiglia. E poi c’ è Mario Lorenzi, il nonno di Samuele. Il "film" artigianale ha uno scopo preciso: per i detective deve dimostrare che il vero assassino ha potuto entrare e uscire dalla villetta senza essere visto da Annamaria o da altre persone, e che poteva in un primo momento appostarsi in un canalone dietro casa (evidenziato ora con il nastro rosso e bianco) e poi fuggire per la stessa via senza essere notato. L’ "attore" Stefano Lorenzi è il presunto assassino di Samuele, Mister X. Gli è costato molto interpretare quel ruolo, ammette lui stesso oggi, ma "l’ ho fatto soltanto per arrivare alla verità. Sono disposto a tutto pur di arrivare alla verità. Ma certo, non è stato semplice". Adesso il filmato, scaricato su dvd, è nelle mani della Corte d’ assise d’ appello di Torino chiamata a decidere la sorte giudiziaria di Annamaria, condannata in primo grado a 30 anni di carcere per aver ucciso il figlio. L’ avvocato che difende la Franzoni, Carlo Taormina, è convinto che questo video sia importante soprattutto per stabilire i tempi di fuga dell’ assassino e la sua possibilità di tenere sotto controllo casa Lorenzi. Stefano con un cappellino di lana grigio verde, giacca mimetica, jeans di colore grigio e scarpe marroni, sembra "proprio lui" perché assomiglia all’ uomo che la difesa di Annamaria indica come il vero assassino. I vestiti che ha addosso il padre di Samuele spesso li porterebbe anche Mister X, pedinato per mesi dai detective assoldati dalla famiglia Lorenzi. Stefano finge la fuga. Corre giù per il sentiero rimanendo po’ rannicchiato: è dieci centimetri più alto di Mister X, eppure - la difesa non fa che ripeterlo - "nessuno lo vede". Cristina Marrone

Marrone Cristina


(19 novembre, 2005) Corriere della Sera


Gli psichiatri di Cogne: il marito che si è finto assassino è riuscito a mettere da parte le emozioni

"Quel video, il tentativo estremo di aiutare la Franzoni"


"Come il vero assassino" gli hanno spiegato i detective che hanno raccolto in un dossier i 69 punti contro un vicino di casa. "Devi muoverti come lui, fingere di essere lui". Così Stefano Lorenzi non si è tirato indietro e ha rivestito la parte di protagonista in questo film sull’ omicidio. Fa l’ assassino. L’ assassino di suo figlio. "Sotto certi profili è qualcosa di sconvolgente questo video" commenta Francesco Viglino, il medico legale che eseguì l’ autopsia sul piccolo Samuele. "Lorenzi l’ ho visto sempre tranquillo. Freddo. Non so perché l’ abbia fatto, forse non c’ era altro modo, non c’ era nessun altro. Non riesco a valutarlo. Certo in questa storia il buon gusto manca da parte di tutti". Altri protagonisti del caso, i professori che eseguirono la perizia psichiatrica su Annamaria Franzoni, sono in bilico tra diplomazia e verità. Interpretano l’ episodio come un "gesto d’ amore", il desiderio di un uomo di cercare la verità e di aiutare la donna che ama. AMORE E EMOZIONI - Roberto Gianni, psichiatra di Torino, è l’ ultimo professionista ad aver visitato Annamaria e la sua famiglia. Dichiarò la donna "non pericolosa". "Il ritorno tra le persone care" la aiutò a "annullare la sua aggressività" scrisse in perizia. Sulla base del suo lavoro il gip Fabrizio Gandini nel febbraio 2003 revocò l’ ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. "Certamente il marito è molto legato ad Annamaria - commenta il professore -. Non tutti sarebbero stati in grado di fare questa cosa. Può essere che particolarità del suo carattere gli permettano di sopportare iniziative del genere, ma con questo non voglio giudicare. Stefano Lorenzi ha chiaramente un efficiente controllo delle proprie emozioni che ci devono essere state, al di là di tutto. Una situazione così delicata si può affrontare solo per una persona che si ama molto, per una persona importante. L’ ha fatto per amore della moglie, dei suoi due figli. L’ ha fatto per Samuele? No, questo bisogna chiederlo a lui". IL FINE - Del video parla anche Francesco De Fazio, psichiatra che firmò la perizia che giudicò Annamaria "capace di intendere e di volere". Spiega: "Bisognerebbe sapere chi gli ha consigliato una cosa del genere e con quale fine. In buona fede ha fatto proprie le deduzioni dei detective e a un certo punto ha fatto l’ attore. Si è prestato a interpretare l’ assassino perché lo ha visto come un momento di difesa di fronte a un’ ingiustizia nei confronti di se stesso e della sua famiglia". Gian Carlo Nivoli fu consulente della difesa: "Il fatto che un marito aiuti la moglie a dimostrare la sua innocenza è un valore estremamente positivo - commenta il professore -. Stefano ce la mette tutta per aiutare chi ama, con grande forza e attenzione". Lo psichiatra Filippo Bogetto, pure lui consulente della difesa, ricorda Lorenzi come una persona che mai si è tirata indietro durante i colloqui: "Certo, per fare una cosa del genere, ci vuole una notevole forza d’ animo. E’ molto banale dirlo, ma il tempo trascorso può averlo aiutato a superare il trauma e, di conseguenza, a girare questo video".
Cristina Marrone
(22 novembre, 2005) Corriere della Sera


Accolta la richiesta del pg. Trasmesso il video girato dopo il delitto, la Franzoni piange in aula

Cogne, sì alla perizia psichiatrica sulla madre


TORINO - Nuova perizia psichiatrica per Annamaria Franzoni, condannata in primo grado per l’ omicidio del figlio Samuele. La Corte d’ assise d’ appello ha accolto la richiesta dell’ accusa. Protesta il difensore Carlo Taormina: "La mia cliente è indisponibile, poi voi farete quello che riterrete". Annamaria Franzoni in lacrime alla proiezione in aula di un video girato dopo l’ omicidio. A pagina 19 Imarisio e Marrone



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(22 novembre, 2005) Corriere della Sera


seconda udienza al processo sul delitto di Cogne

Annamaria: "Che schifo, e adesso?" In lacrime davanti al video del delitto


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO - L’ orrore non può mai diventare abitudine. Neppure se sei allenata a riviverlo ogni giorno. E questa volta sul viso di Annamaria Franzoni ci sono anche le lacrime imposte dalla sua essenza di madre. Quegli schermi rossi del sangue di suo figlio sono una visione devastante non solo per lei. "Facciamo un fermo immagine - chiede il presidente della corte -, ecco adesso rewind e poi rivediamo". Rivediamo quel letto zuppo di morte, quegli zoom sulla materia cerebrale di Samuele, riascoltiamo la voce del carabiniere che tiene in mano la videocamera: "Sembra che lo abbiano colpito in testa con un’ accetta". troppo, per chiunque. Annamaria emette un gorgoglio, un suono che arriva dal profondo, china la testa e piange di un pianto sommesso. Si asciuga le lacrime con un fazzoletto di carta che le passa il fratello, se lo mette nella manica del maglioncino bianco. Dietro di lei, suo padre, l’ irascibile e brusco Giorgio Franzoni, si copre il volto con le sue grosse mani, comincia a singhiozzare, fa impressione vedere il dolore irrefrenabile di un uomo che sembra scolpito nel granito. "Ho avuto un brutto momento - dirà durante la pausa pomeridiana, quasi a giustificarsi - ora sto meglio. E poi mi pare che l’ udienza stia andando molto bene". I processi sono questa roba qui, vita e morte, ma anche gioco delle parti, ironie e finte cortesie per gli ospiti che si riflettono negli stati d’ animo dei protagonisti. Così, mezz’ ora dopo le lacrime, Annamaria Franzoni ride, sibila rabbia verso i suoi nemici carabinieri. "Che schifo", mormora con una smorfia di disprezzo all’ avvocato Taormina durante la deposizione dell’ appuntato che ha girato il video della stanza di Samuele. Partecipa in modo animato alla discussione: "Può essere che tutte le fotografie della casa siano su questa?" chiede impugnando una piccola videocassetta. "Loro, i carabinieri, proprio non lo sanno spiegare". I processi sono anche disvelamento reciproco, il saldo di conti in sospeso. Annamaria sorride a una cronista televisiva per attirarla a sé, sempre sorridendo le stringe la mano, e poi la gela: "Finalmente la vedo in faccia, volevo "ringraziarla" per l’ umanità e la fantasia che ha dimostrato nei suoi servizi". Dove il termine "umanità" va letto, queste le sue intenzioni, in modo ironico e sprezzante. Altro sorriso per concludere: "Guardi, glielo dico perché voglio solo la verità". Ma è così, la realtà di una storia dolorosa che si trascina da quasi quattro anni è questa, vecchi rancori che bollono sotto una crosta di finte buone maniere. I sorrisi di Annamaria Franzoni alle battute dei suoi familiari sugli impacci dei carabinieri chiamati a testimoniare sono il segnale. La fine delle ipocrisie, degli inchini reciproci e falsi tra accusa e difesa, durati lo spazio di una sola udienza. I tre spauriti carabinieri che finiscono sulla sedia dei testimoni sono le vittime sacrificali all’ inizio delle ostilità, ostaggi dello scontro tra i toni arroganti del professor Taormina e le repliche dimesse ma taglienti del procuratore Corsi. "Mi faccia parlare" gli dà sulla voce il primo. "Lei non interrompa, per quel che sta dicendo non ne vale la pena" sussurra l’ altro. "Che cosa ha detto? Ma non è possibile". Adesso è Annamaria Franzoni che scuote la testa, tormentando l’ orlo del soprabito nero appoggiato allo schienale della sedia. Le udienze sono come le partite di calcio, finiscono al novantesimo. Anche il presidente della Corte si disvela. Paffuto, pacioso, amichevole, paterno. Ma è lui quello che decide. Ha fatto guidare Taormina per tutte le sei ore del dibattito, l’ avvocato ha messo in risalto le (innegabili) mancanze dei carabinieri di Aosta, si sentiva vincitore di questa seconda maratona. Ma alla fine, dal suo scranno Romano Pettenati legge con accento torinese il testo dell’ ordinanza che è una doccia gelata per la difesa. La madre di Samuele fa una smorfia di disgusto quando il giudice cassa la richiesta di sentire in aula la psicologa Ada Satragni, ex amica la cui testimonianza sta alla base della condanna in primo grado. "Le circostanze che la dottoressa riferisce sono accertate e avvalorate da altri fatti e dichiarazioni". Stefano Lorenzi tira la matita sul tavolo. Annamaria guarda l’ avvocato, e questa volta non sorride: "E adesso?". Comincia il vero processo. E sarà sempre più necessario scindere i fatti dell’ aula dalle parole reboanti gettate in pasto ai giornalisti. Carlo Taormina inaugura il nuovo corso furoreggiando in sala stampa. Due giorni fa ha rilasciato un’ intervista anche al mago Zurlì, al secolo Cino Tortorella, ma ora accusa lo psichiatra Ugo Fornari, l’ unico a non aver mai fatto sentire la sua voce, "di andare in giro per salotti tv, da Porta a porta a Matrix". Annamaria Franzoni esce da una porta laterale indossando un’ espressione neutra. In questo processo che più mediatico non si può, contano anche gli atteggiamenti, nel suo caso ogni singola piega del volto. In quasi sette ore di udienza i sei giurati popolari non le hanno mai tolto gli occhi di dosso. Mai.
Marco Imarisio

Imarisio Marco


• (sistemato in ordine cronologico). Riguarda il secondo processo a Torino, dall’inizio fino alla sospensione con richiesta di ricusazione. Materiale anche sul Cogne-bis

TERZA PARTE (di cinque)

(22 novembre, 2005) Corriere della Sera


Seconda udienza al processo sul delitto di Cogne. Giallo sulle foto nella villa: nel dossier dei carabinieri mancano oltre 100 scatti

"Sì alla perizia psichiatrica sulla Franzoni"
La Corte dispone un nuovo esame. Taormina: lei si oppone, così la sentenza è già scritta. dall’ alba in fila con il ticket


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO - La prima perizia psichiatrica su Annamaria Franzoni "lascia spazio a dubbi e incertezze". Il metodo seguito dagli esperti in quell’ occasione "non è da condividere", ma è invece necessario scavare "nei malesseri manifestati dall’ imputata" e nel suo rapporto con Samuele, "caratterizzato da inquietudini non facilmente comprensibili". Il presidente della Corte d’ assise d’ appello di Torino, Romano Pettenati, fa proprie le perplessità manifestate dal consulente della procura di Aosta, Ugo Fornari, e ieri ha ordinato un nuovo test sulla personalità di Annamaria, che sarà interrogata dai giudici. "Non è stata studiata la depressione - sottolinea il giudice - mentre dal test del Minnesota è emerso un punteggio significativo nella scala della paranoia, ma nulla è stato approfondito". Decisione criticata in apparenza dal difensore Carlo Taormina - ma probabilmente da lui fortemente desiderata (era stata chiesta nei motivi di appello) - che però deve ribadire: "L’ indisposizione della Franzoni di sottoporsi a perizia psichiatrica" riferendo le secche parole di rifiuto della donna: "Preferisco andare in galera innocente piuttosto che sottopormi a perizia psichiatrica". L’ avvocato spiega che la sua cliente è libera di non presentarsi agli incontri e i periti dovranno lavorare sugli atti. "A questo punto il processo non ci interessa più - critica Taormina in aula -. Prima dovevate fare l’ esame delle macchie di sangue trovate sul pavimento della stanza, cosa che poteva provare la nostra innocenza. Una perizia psichiatrica bisogna farla in un secondo momento, se si ritiene l’ imputato colpevole". Pettenati lo stoppa e spiega: "La perizia serve per avere un quadro completo della situazione". "Ma ci dovrebbero essere gravi indizi" ribatte secco Taormina. "E ci sono - risponde Pettenati - perché diversamente dovrei decidere di conseguenza". Ovvero con l’ annullamento della condanna che in primo grado ha condannato la mamma di Samuele a 30 anni di carcere. "Per me la sentenza è già stata scritta" accusa il legale. E se ne va. I VIDEO - L’ udienza di ieri è cominciata con la proiezione in aula dei video girati dai carabinieri di Aosta nella villetta di Cogne subito dopo l’ omicidio di Samuele, il 30 gennaio 2002. Sono le immagini del letto insanguinato, dei muri schizzati di sangue, delle tracce ematiche sul pavimento che saranno ora oggetto di una nuova perizia ordinata dalla Corte. Sono interrogati i carabinieri che hanno eseguito le riprese. L’ appuntato Marco Piras svela il giallo degli originali "mancanti" e spiega: " prassi consolidata dell’ ufficio, una volta riversato il girato, riutilizzare la cassetta perché ne abbiamo poche e mancano soldi per acquistarle. Credo che quella di cui stiamo parlando sia stata utilizzata alcuni giorni dopo per l’ autopsia a Samuele". IL GIALLO DELLE FOTO - in tarda mattinata che Taormina tira fuori il suo asso nella manica. Nel dossier con le fotografie che furono scartate dai carabinieri perché ritenute irrilevanti mancano oltre 120 scatti: "Addirittura dalla numero 23 alla numero 140 - tuona l’ avvocato che elenca tutti i "buchi" nella sequenza -. Vogliamo sapere se nei cassetti della caserma di Aosta ci sono documenti che possono esserci utili". L’ appuntato Piras prova a dare una spiegazione: "Presumo fossero foto inservibili, per questo sono state eliminate, anche per svuotare la memoria della macchina fotografica digitale". Il maresciallo Enrico Marrari esclude invece che siano state eliminate in un colpo tante foto: "Probabilmente sono state utilizzate più macchine oppure, semplicemente, le foto sono state posizionate su altre cartelle". Per il pg Vittorio Corsi forse non c’ è tutto questo mistero: "Non è che le immagini che mancano sono quelle che sono nel dossier ufficiale dei Ris visto che stiamo rimestando negli scarti?". Sull’ argomento nel corso della prossima udienza, fissata per lunedì prossimo, sarà sentito un responsabile del Ris. Carlo Taormina non la vuole far passare liscia ai carabinieri di Aosta che non hanno trasmesso tutto il materiale in procura, limitandosi a fornirlo al Ris di Parma e che, secondo lui, avrebbero fatto sparire le fotografie. "Denuncio tutto in procura a Torino e trasmetterò il verbale dell’ udienza. Qui sono stati nascosti degli atti". Cristina Marrone DALL’ ALBA IN FILA CON IL TICKET Ancora ressa al tribunale di Torino per assicurarsi un posto nell’ aula del processo alla Franzoni. Ieri, però, qualcuno si è dato da fare e a chi era in coda dall’ alba ha distribuito foglietti numerati come prenotazione. In stile supermercato (Foto Ap/Pinca)

Marrone Cristina




(23 novembre, 2005) Corriere della Sera


La madre di Cogne rifiuta la perizia: meglio in galera da innocente. Ma la Corte andrà avanti comunque

La Franzoni: Samuele c’ è, penso di avere tre figli


"Guardo le fotografie di Samuele e penso che lui c’ è: Io continuo a credere di avere tre figli". Annamaria Franzoni si è raccontata così a Mario Giordano, direttore di Studio aperto nel corso di un colloquio informale avvenuto pochi giorni prima l’ inizio del processo d’ appello. "Quando Davide mi chiede perché Samuele è andato in cielo io non so cosa rispondergli. Io stavo bene a Cogne. Le uniche invidie erano al massimo per una strada che finiva nel loro garage, la mia casa era sempre piena di gente". Poi scherza sulla sua taglia e sui giornali che ogni tanto le attribuiscono una nuova gravidanza: "Sono solo un po’ grassa, con tutto quello che mangio è ancora poco". Il giorno dopo la decisione della Corte d’ assise d’ appello di sottoporla a nuova perizia psichiatrica, Annamaria Franzoni non cambia idea e ribadisce di non volerne sapere: "Cosa dovei raccontare ai miei figli? Che sono stata assolta perché pazza? No, io voglio essere assolta perché sono innocente. Preferisco andare in galera innocente che sottopormi a perizia psichiatrica" ha confidato la mamma di Cogne agli amici. LA PERIZIA - Annamaria non si presenterà ai colloqui con gli psichiatri, che verranno nominati dal presidente Romano Pettenati nel corso della prossima udienza, in programma per lunedì. Ma la perizia si farà. Anche senza di lei. Gli psichiatri lavoreranno sul materiale del vecchio processo: ordinanze, sentenze, trascrizioni di interrogatori, i video che la riprendono durante le conversazioni nel corso della prima perizia psichiatrica che la giudicò "capace di intendere e di volere". Tutti atti già scritti, che potranno essere elaborati. Ma i medici avranno anche la possibilità di sentire testimoni per tentare di inquadrare meglio la sua personalità. Saranno probabilmente ascoltati i parenti, i genitori, i fratelli e il marito Stefano Lorenzi. Ma anche amici, insegnanti, vecchi compagni di scuola, il medico curante per scovare anche piccoli dettagli utili a ricostruire la personalità della donna e rimediare "ai dubbi e le incertezze" lasciati dal lavoro di Francesco De Fazio, Alessandra Luzzago e Francesco Barale. IN AULA - "Noi in aula ci saremo sempre. Vogliamo che tutto sia trasparente" ha ribadito Stefano Lorenzi dopo che si erano diffuse voci su un possibile rifiuto della Franzoni di continuare a sedere sul banco degli imputati. E resta l’ intenzione di sottoporsi a interrogatorio, anche se ieri in serata l’ avvocato Carlo Taormina ha profilato la possibilità che "visto come sta andando il processo" Annamaria potrebbe rifiutarsi di rispondere alle domande. "E noi non dimentichiamo mai che la Corte, nella sua ordinanza, ha parlato di "gravi indizi" a carico di Annamaria. Questa frase è sotto la nostra lente di ingrandimento". Il legale ha intenzione di chiedere la revoca dell’ ordinanza con cui si chiede la revoca dell’ ordinanza. COGNE BIS - Entro la settimana dovrebbe essere depositata anche la perizia ordinata dal giudice Piergiorgio Gosso nell’ ambito dell’ inchiesta "Cogne bis" sul presunto inquinamento della scena del reato nella villetta di Cogne da parte di consulenti della difesa. La risposta al quesito su quale sostanza fosse quella ritrovata nel garage, dove i consulenti finiti sotto inchiesta per calunnia e frode processuale avevano indicato la presenza di tredici tracce, non sembrerebbe di grande aiuto ai giudici per capire se è stata messa apposta. La materia si chiama idrossiapatite, materia presente in natura (è anche un antitartaro) "composta da palline sferiche con diametro pari o inferiore al micron. Non è di uso biomedico perché l’ unica forma sferica di uso biomedico è di 10 volte più grande".
Cristina Marrone

Marrone Cristina

(29 novembre, 2005) Corriere della Sera


Il procuratore: il processo è all’ assassino di Samuele, non ai Ris

Cogne, il primo verdetto I giudici: la perizia si farà
La difesa: Paese incivile. La Franzoni: chiedo correttezza. L’ imputata di nuovo in lacrime davanti alla Corte. Poi si sfoga contro i giornalisti


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO - "Io sono qui per fare il processo per la morte di Samuele. Non per processare il colonnello Garofano, denunciato e archiviato. Neppure per processare lo psichiatra Ugo Fornari, denunciato e archiviato. Non voglio fare il processo ai carabinieri perché hanno cancellato qualche foto venuta male. Io sono qui per capire chi ha ammazzato Samuele". , assieme alla conferma che si farà la perizia su Annamaria Franzoni (che ieri ha pianto di nuovo, per poi sfogarsi contro i media: "C’ è poca obiettività, chiedo solo correttezza"), il momento culminante delle terza udienza di Cogne. Il richiamo all’ ordine del procuratore generale Vittorio Corsi, che fa piombare l’ aula nel silenzio. Perché è per Samuele che si fa il processo. Quella di ieri è stata anche l’ udienza in cui si sono chiarite le strategie. Corsi, dopo l’ interrogatorio di un appuntato del Ris, torchiato da Taormina, presenta un rapporto dell’ Arma di Aosta in cui si spiega come i salti nell’ ordine delle foto siano stati causati dall’ uso di più smart card. Ma l’ avvocato attacca: "Li denuncerò tutti, questi carabinieri, se non lo farà la Corte". Chiede l’ attenzione dei giudici popolari: "Sotto i vostri occhi sono passati video decisivi, consegnati dai carabinieri solo il 27 dicembre 2004. Mai avremmo conosciuto questo materiale se non fossimo stati messi sotto processo". Taormina, indagato con i suoi consulenti nel Cogne bis per presunta falsificazione delle prove, vuole un Cogne Ter, contro le presunte omissioni dei carabinieri. I toni non si stemperano neppure nel dibattito sulla perizia psichiatrica. Ci prova per novanta minuti l’ avvocato a smontare l’ ordinanza: "Non si può fare prima dell’ accertamento della responsabilità. illegale". Corsi ribatte solo pochi minuti. Cita una serie di intercettazioni ambientali tra i coniugi Lorenzi ("me lo sentivo che saresti stata di nuovo male") e fa riferimento a parole di Stefano in cui invita la moglie a non insistere nel dire che di solito chiudeva la porta a chiave ("potrebbe causarci guai"). Corsi suggerisce di tenerne conto, così come dei fuori onda girati durante un’ intervista ad Annamaria, quando chiede "ho pianto troppo?". Alla fine la battaglia tra accusa e difesa si chiude in cinque minuti con l’ ordinanza della Corte: la perizia si farà. I giudici snocciolano i nomi degli psichiatri, Gaetano Di Leo, Ivan Galliani, Giovan Battista Traverso e Franco Freilone. Taormina rilancia: "Ve la vedrete con le carte", a confermare l’ opposizione di Annamaria alla nuova perizia. E chiude: "Questo non è un Paese civile". Cristina Marrone Prossima udienza il 12 dicembre La prossima udienza del processo ad Annamaria Franzoni è fissata per il 12 dicembre. La corte d’ Assise d’ Appello presieduta da Romano Pettenati ha confermato la decisione di realizzare una nuova perizia psichiatrica sulla madre di Samuele. Il 12 dicembre sarà conferito l’ incarico a quattro specialisti

Marrone Cristina

(1 dicembre, 2005) Corriere della Sera


L’ INCHIESTA BIS

"Cogne, nel garage non c’ era sangue"


TORINO - E’ stata depositata ieri in Procura a Torino la perizia disposta dal gip Piergiorgio Gosso nell’ ambito dell’ inchiesta "Cogne bis" sulla presunta falsificazione di prove. I periti si sono riservati di rispondere sul dolo e presenteranno un’ integrazione. Non c’ è sangue nel garage, indicato come via di fuga del killer, ma idrossipatite "non naturale nell’ ambiente in questione" perché le particelle sono più massicce di quelle in natura. La sostanza si usa in medicina e in particolare nella chirurgia facciale e dentaria. Non sarebbe sangue neppure quello sulla porta d’ ingresso.



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(2 dicembre, 2005) Corriere della Sera


La relazione degli esperti del gip nel processo sulle prove inquinate

Cogne, nuova traccia con il Dna di Samuele
La difesa: lasciata dal killer. I periti: no, dai soccorritori


DAL NOSTRO INVIATO TORINO - C’ è il Dna di Samuele Lorenzi nella macchia trovata sul marciapiede davanti alla porta d’ ingresso della villetta di Cogne. Forse è sangue. Lasciato dal killer per la difesa, dai soccorritori per l’ accusa. Ma ormai "sull’ origine ematica nulla può dirsi con certezza", spiegano i cinque esperti del gip Piergiorgio Gosso nella perizia appena consegnata per l’ inchiesta "Cogne bis", quella sul presunto inquinamento delle prove. La traccia è "contaminata geneticamente", vale a dire ha un "profilo misto". Un elemento su cui la difesa di Annamaria Franzoni potrebbe decidere di puntare: il detective Giuseppe Gelsomino ha sempre detto che il vero assassino è entrato dalla porta principale e quella traccia l’ ha lasciata lui quando è fuggito. Ma gli stessi medici legali, coordinati dall’ anatomopatologo Marco Di Paolo dell’ Università di Pisa, al lavoro da marzo, la spiegano così: "I soccorritori transitarono proprio lì il giorno del delitto". "No - hanno sempre detto i Lorenzi -. I medici del 118 salirono più a destra". Certo è che sulla porta di ingresso e nel corridoio non ci sono tracce di sangue, come avevano sospettato i consulenti. Quindi, a parte quella debole traccia sul marciapiede, null’ altro supporta la tesi del killer fuggito dall’ ingresso. Sono quasi 500 le pagine di perizia appena depositate sul presunto inquinamento delle prove. Nella migliore delle ipotesi, i consulenti nominati da Carlo Taormina, Claudia Sferra ed Enrico Manfredi, con i colleghi svizzeri della polizia scientifica (tutti indagati per frode processuale e calunnia) in quella casa si sono mossi in modo maldestro e hanno dimostrato di non conoscere le tecniche scientifiche. La risposta se le prove siano state inquinate con dolo i periti la forniranno all’ udienza preliminare. A partire da quella strana sostanza "sintetica" "di elevata tecnologia, ad alto costo, non utilizzata in ambiente domestico" trovata nel garage, là dove era stato indicato dalla difesa "un camminamento da suole imbrattate di sangue". Non solo. "Le tracce accertate nel garage (indipendentemente dalla loro natura) non hanno mai fatto rilevare una progressiva diminuzione di intensità" come dovrebbe avvenire normalmente. Una sola delle tracce evidenziate in garage, la numero 25, contiene "materiale organico appartenente a Samuele e al padre". Un elemento "non significativo" dal momento che in quella casa ci vivevano. Nel mirino anche il modo d’ uso del luminol "cosparso in modo disomogeneo" e usato per rilevare impronte digitali. "Un metodo" giudicato "assolutamente inadeguato". L’ impronta digitale sulla porta della camera da letto, era già noto, è di un fotografo svizzero. Ma per mesi l’ avvocato Taormina ha affermato che era dell’ assassino. La traccia è stata posta su uno strato di luminol con cui era stata cosparsa la porta (un errore sostiene il consulente). Però sono tre i frammenti di impronte "che sono stati lasciati con più contatti". Il fotografo ha sbagliato quindi tre volte? Infine c’ è l’ orma sulla rampa del garage, che in realtà non c’ era il giorno del delitto, lo dimostrano le fotografie del Ris. Quindi risale a un momento successivo.
Cristina Marrone

Marrone Cristina



(13 dicembre, 2005) Corriere della Sera


Lei non va in aula per protesta. Taormina: sentenza già scritta

Per la perizia sulla Franzoni anche i fuori onda delle interviste


DAL NOSTRO INVIATO TORINO - Le lacrime versate quando ricorda il sorriso di Samuele. La voce strozzata mentre risponde alle domande e racconta quei terribili momenti davanti alle telecamere. Le smorfie. I sorrisi. L’ annuncio choc: "Sono di nuovo incinta" trasmesso al Maurizio Costanzo Show il 18 luglio 2002. E anche quel famoso fuori onda andato in tv decine di volte (l’ ultima a Matrix) ma registrato da Studio Aperto quando Annamaria Franzoni sbottò alla fine dell’ intervista: "Ho pianto troppo?", lasciando tutti di stucco in sala. Tutto questo, e probabilmente anche altri fuori onda inediti, sarà a disposizione dei periti psichiatrici chiamati a stabilire se la mamma di Cogne sia capace di intendere e di volere. Il giudice Romano Pettenati, su richiesta del procuratore generale Vittorio Corsi, ha ordinato di acquisire le interviste televisive perché ritenute "documenti potenzialmente rilevanti" per il lavoro che dovranno svolgere i periti. E il processo mediatico diventa così parte degli atti del processo vero, quello che si celebra di fronte ai giudici in corte d’ assise d’ appello a Torino. Le parole pronunciate da Annamaria a Porta a Porta, Matrix, a Giallo 1 di Irene Pivetti e al Maurizio Costanzo Show nel tentativo di difendersi dall’ accusa di essere l’ assassina del figlio potranno in realtà ora ritorcersi contro di lei. Non è stata una decisione presa in pochi minuti quella della Corte. I giudici si sono riuniti in camera di consiglio per un’ ore e mezza prima di ordinare l’ acquisizione del materiale video. E dopo aver ascoltato le dure obiezioni sollevate dall’ avvocato Carlo Taormina: "Diciamo tanto che questo non deve essere un processo mediatico e poi vengono richiesti proprio questi supporti. I talk show sono fatti di comportamento. E’ evidente che non possono essere messi sul banco dell’ analisi. La legge prevede che debbano essere usati risultati interni al processo, e non fatti comportamentali esterni come interviste. Sarebbe un precedente gravissimo". E dopo la decisione tuona: "La Corte ha commesso un illecito. C’ è poco da sperare, perizia e sentenza sono già scritte. Io credo che questi giudici mi stiano prendendo in giro. Ma io vado avanti nella mia battaglia". L’ avvocato non rinuncia neppure ad attaccare in modo polemico il collegio peritale: "Uno non è un medico, un altro non è uno psichiatra e un altro ancora è il rovescio della medaglia della psichiatria". Annamaria ieri non c’ era. Per protesta contro la perizia psichiatrica alla quale - ha ribadito il suo legale - non si sottoporrà. Ma non solo. "La mia cliente al 99% non si farà interrogare e non sarà mai in aula quando ci saranno gli psichiatri" tra l’ altro sollecitati dal presidente a partecipare all’ interrogatorio. "Se mai ci sarà", ha chiuso Pettenati Cristina Marrone In tv LE REGISTRAZIONI Fra le registrazioni acquisite dalla Corte ci sono due puntate di Porta a Porta, una del Maurizio Costanzo Show (2002), Giallo 1 di Irene Pivetti (2005) e una puntata di Matrix (2005) I FUORI-ONDA Per tutte le trasmissioni è stata richiesta anche l’ acquisizione di tutti i fuori-onda. Proprio in un fuori-onda Annamaria chiese: "Ho pianto troppo?"

Marrone Cristina

(16 dicembre, 2005) Corriere della Sera


L’ inchiesta sulla presunta manipolazione della scena del delitto. Taormina: gravità inaudita, se notizia è vera

"Cogne, false tracce dai periti della difesa"
Gli esperti del gip: macchie piazzate ad arte per simulare la fuga di un killer

PEZZO SUL COGNE BIS

DAL NOSTRO INVIATO TORINO - "Tracce manufatte". Piazzate "ad arte" nel garage. Distribuite nell’ ambiente in modo "studiato", così da creare un preciso "percorso di allontanamento" del killer dalla casa di Annamaria Franzoni. Questo concludono i periti del gip Piergiorgio Gosso. La prima udienza dell’ inchiesta Cogne bis, quella sulla presunta manomissione delle prove da parte dei consulenti nominati dall’ avvocato Carlo Taormina, è una doccia gelata per la difesa. I cinque periti, che hanno lavorato coordinati dal medico legale dell’ Università di Pisa, Marco Di Paolo, hanno depositato ieri un lavoro di altre 46 pagine. LE TRACCE - Le tracce analizzate, indicate dalla difesa di Annamaria Franzoni come macchie lasciate dal vero assassino, sono in realtà un composto di sangue e microsfere di idrossiapatite, un materiale molto costoso, utilizzato in ambito biomedico, non presente in natura in tali quantità e distribuito "in maniera verosimilmente regolare e ripetitiva". Le due sostanze, legate da un solvente, insieme reagiscono al test del luminol in modo "più intenso e duraturo". Precisamente "quattro volte di più rispetto al solo sangue". Quindi lascia tracce molto più luminescenti e decisamente più adatte ad essere fotografate. Ma l’ idrossiapatite rende praticamente impossibile l’ estrazione del dna. Ed è per questo che non si è potuto stabilire se quel sangue sia davvero di Samuele. I SOSPETTI - Come sono riusciti a creare quel "manufatto"? Il sospetto della procura è che abbiano "grattato" dai muri della villa o estratto dal lenzuolo qualche microtraccia di sangue. Le conclusioni lasciano spazio a pochi dubbi: "Il percorso è suffragato dalla deposizione del composito in modo tale da mimare il calpestìo di una calzatura imbrattata di materiale a contenuto ematico". Determinante per l’ accusa anche l’ intervento dei periti dell’ Fbi che hanno spiegato come alcune macchie fotografate sulla rampa del garage nel 2004 non erano presenti nelle immagini degli stessi spazi scattate subito dopo l’ omicidio di Samuele, nel 2002. Quindi risalgono a un momento successivo. Falsa anche l’ impronta digitale sulla porta della camera da letto: è di un perito svizzero. Smontata anche la tesi della "via di fuga" alternativa sostenuta dalla difesa. L’ INDAGINE - Spetterà ora al pm Giuseppe Ferrando (il suo consulente è il medico legale Roberto Testi) decidere se chiedere il rinvio a giudizio per frode processuale e calunnia dei consulenti Claudia Sferra ed Enrico Manfredi, dei loro colleghi svizzeri della polizia scientifica, dei coniugi Stefano Lorenzi e Annamaria Franzoni e dell’ avvocato Carlo Taormina. Il detective Giuseppe Gelsomino (difeso da Paolo Del Vivo) è indagato solo per calunnia: la notte in cui sarebbero state "fabbricate" le prove false non era a Cogne. LE REAZIONI - "Se la notizia fosse vera sarebbe di una gravità inaudita. Non permetterò a nessuno di infangare un ruolo difensivo come il mio" tuona Carlo Taormina. Gli avvocati Vittorio Gatti e Lorenzo Repetti, legali di Sferra e Manfredi denunciano di non essere stati convocati nei lavori che hanno portato a quest’ ultima scottante verità. "Falso" ribattono i periti: "Non si sono presentati". Stefano Lorenzi non abbandona i suoi toni pacati: "Abbiamo agito sempre e soltanto in buona fede. Non sono pentito delle mosse compiute". Cristina Marrone

Marrone Cristina


• (sistemato in ordine cronologico). Riguarda il secondo processo a Torino, dall’inizio fino alla sospensione con richiesta di ricusazione. Materiale anche sul Cogne-bis

QUINTA PARTE (di cinque)


(11 novembre, 2006) Corriere della Sera


COGNE

Perizia sulla Franzoni: "Disturbi neurologici"


TORINO - Annamaria Franzoni potrebbe soffrire di disturbi neurologici come la parassonia e l’ epilessia. Lo afferma il professor Roberto Mutani, il perito incaricato dalla corte d’ assise d’ appello di Torino di esaminare un elettroencefalogramma della Franzoni. Dal tracciato emergono anomalie che potrebbero essere la spia di un problema neurologico, che può portare a compiere atti violenti, anche in stato di incoscienza o durante il sonno.




(20 novembre, 2006) Corriere della Sera


Delitto di Cogne, al processo faccia a faccia con gli esperti di psichiatria

"Voglio affrontare i periti Sono innocente, non malata"
La Franzoni cambia idea, oggi sarà presente all’ udienza


DAL NOSTRO INVIATO RIPOLI SANTA CRISTINA (Bologna) - "Non sono una pazza, non sono una sonnambula. Domani (oggi, ndr) in aula ci sarò. Io li voglio guardare negli occhi, quelli che hanno scritto certe assurdità". Annamaria Franzoni cambia strategia e torna in aula. Insieme ai quei periti psichiatrici che, concluso il loro lavoro, hanno ipotizzato la sua seminfermità al momento del fatto. Hanno dovuto sezionare ogni parola, ogni sguardo rubato a video televisivi, ogni frammento di interrogatori e intercettazioni, perché Annamaria ha sempre rifiutato di sottoporsi a nuovi esami e domande. "Non ho niente da nascondere, non ho paura; per questo ho deciso di tornare. Non ho nessun segreto, voglio solo la verità. Non mi arrendo, non mi arrenderò mai. Tutti lo devono sapere, e non mi stancherò di dire che sono innocente e che voglio sapere chi ha ucciso il mio bambino", ripete davanti al caminetto di casa, a Ripoli Santa Cristina. Gioele dorme. Davide fa i compiti. Stefano Lorenzi e il padre Mario studiano le ultime carte, confrontano gli interrogatori e le perizie alla ricerca di altre anomalie e contraddizioni. Ma il quadro è chiaro. In questi mesi in parrocchia, quartier generale del comitato che cerca la verità sulla morte di Samuele, le perizie psichiatriche sono state lette, studiate e smontate, punto per punto. C’ è un dossier che raccoglie tutto quello che dalla difesa viene visto come errore o imprecisione. "Fanno un discorso su un conflitto interiore che affonda le radici nella storia della psicologia infantile - spiega Stefano Lorenzi - perché mia moglie durante l’ interrogatorio in udienza dice che era stato ucciso il fratello, e non il figlio. Un lapsus che fa pensare a una rivalità edipica, scrivono. Ma non si sono manco resi conto che era la trascrizione ad essere sbagliata... Annamaria ha detto figlio, non fratello. Hanno sfornato una teoria basandosi su un errore". "Mi sa che in aula ci entro facendo lo zombie - scherza la Franzoni -, tanto ormai sono diventata pure una sonnambula". Poi torna più seria, si sfoga: "Ma vi rendete conto che ormai io sono tutto? Che me ne hanno dette di tutti i colori? All’ inizio mi hanno giudicata perfettamente capace di intendere e volere. Poi hanno detto che ho agito in preda a un raptus. A un certo punto mi hanno dipinta come una matta. L’ ultima è che sono epilettica o addirittura sonnambula. Cioè io avrei ucciso Samuele durante il sonno? Ma allora di quei discorsi sugli orari, sul tragitto, su quando è stato ucciso Sammy... che ne facciamo di tutto questo? Ero perfettamente sveglia, mi pare evidente". "Ce ne sono tante di stranezze in queste perizie", scuote la testa Mario Lorenzi. Il comitato è combattivo e snocciola tutte le anomalie: "Scrivono che Annamaria ha cercato di rimettere a posto un pezzettino di materia cerebrale quando in realtà negli interrogatori dice di essersi lavata le mani. Oppure quando citano la "testa che emana calore" si affrettano a precisare di non volere riportare le fonti, a tutti note. Non è così, se si va a leggere cosa raccontano i testimoni si scopre che è una leggenda metropolitana, che hanno sentito questa faccenda in televisione, altro che fonti note". Da oggi in aula sarà di nuovo battaglia: l’ avvocato Carlo Taormina contro il pg Vittorio Corsi. Due giorni di discussioni. Poi dal primo dicembre una settimana di udienze. La sentenza forse già il 18 dicembre. * * * Le analisi e le ipotesi LA PERIZIA Depositata il 14 giugno dai periti De Leo, Galliani, Traverso e Freilone, è lunga 267 pagine e si basa solo sulle "carte": la Franzoni ha rifiutato di parlare con gli psichiatri. Che ritengono possibile un "vizio parziale di mente" *** LA DIAGNOSI Alcune anomalie nell’ elettroencefalogramma della Franzoni potrebbero indicare un problema neurologico (parasonnia o epilessia) che può portare a compiere atti violenti, anche in stato di incoscienza o durante il sonno

Marrone Cristina


(21 novembre, 2006) Corriere della Sera


Delitto di Cogne, colpo di scena a Torino. L’ imputata legge una dichiarazione poi abbandona l’ aula: "Non troverete il colpevole nella mia testa"

La Franzoni lascia il processo: non sono pazza
"C’ è prevenzione, per me finisce qui". Taormina abbandona la difesa: "Volevano accordarsi con Annamaria"


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO - Jeans, camicia bianca con un maglioncino marrone. Il trucco agli occhi è più marcato del solito. Annamaria Franzoni entra in aula e stavolta non schiva i fotografi. Si siede in prima fila e confabula a lungo con il marito Stefano Lorenzi. Dall’ altra parte dell’ aula, accanto al pg Vittorio Corsi, lo stuolo di periti psichiatrici che ha studiato la sua mente, senza mai averla vista di persona, la guarda incuriosito. "La mia cliente vuole fare dichiarazioni spontanee", è l’ esordio dell’ avvocato Carlo Taormina. Il presidente Romano Pettenati lo invita ad attendere, ma lui diventa un leone, alza la voce: "Io da questo momento rimetto il mandato, d’ ora in poi non sarò più io il difensore di Annamaria Franzoni". Nessuno sembra credergli. Pare la solita provocazione. Invece Annamaria, circondata dai fratelli e da un folto gruppo del suo comitato, si alza in piedi, tira fuori un foglio dalla tasca e legge il suo proclama: "Il mio processo finisce qua. Rinunciamo alla difesa". LE DICHIARAZIONI - "Signor Presidente, signori della Corte, non ho ucciso mio figlio ed altri lo hanno fatto". La voce trema un po’ , gli occhi di tutti sono su di lei. "Forse questo processo è stato, fin dalle prime battute, impostato per farmi dichiarare inferma di mente e gli strumenti usati sono, ai miei occhi, una strategia rivolta a una soluzione di compromesso, che in passato era già stata offerta a mio marito". Ovvero, colpevole, ma con un forte sconto di pena garantito dalle sue condizioni di salute. Ma Annamaria vuole essere assolta, non giudicata pazza. C’ è emozione mescolata a rabbia nella sua voce roca. Va avanti spedita nel leggere le sue dichiarazioni spontanee che ricordano altri tempi, quando nelle aule giudiziarie di Torino erano le Brigate Rosse a recitare proclami e a non riconoscere la Corte. L’ atto d’ accusa: "Da oggi in poi non intendo partecipare a udienze così impostate. Avverto un ambiente intriso di prevenzione e condanna nei miei confronti". L’ appello ai giudici: "Parlando con il cuore, invoco Dio affinché illumini le vostre coscienze. Per quanto mi riguarda voglio continuare a guardare in faccia i miei figli perché da soli colgano l’ innocenza della loro mamma, anche se malauguratamente ciò dovesse accadere dalle grate di un carcere, dove preferisco trascorrere da innocente quanto mi resta da vivere, piuttosto che accettare il compromesso di una vita libera ma ossessionata dall’ idea che chiunque, ma soprattutto i miei figli, possano ritenermi autrice di un assassinio... Non è nella mia mente che troverete il colpevole. Non potrò mai confessare una cosa che non ho fatto". Stefano ha già la giacca addosso quando Annamaria ripiega il foglio. Se ne vanno, senza aggiungere una parola. Solo una stretta di mano a chi, tra il pubblico, la sostiene da quando è cominciato il processo, esattamente un anno fa. L’ AVVOCATO D’ UFFICIO - La sorpresa è tanta. Stavolta il colpo di scena è forte. "Avevo la sensazione che la sentenza non sarebbe arrivata per Natale, me lo sentivo che oggi sarebbe capitato qualcosa", commenta ora il pg Corsi. Via il tornado Taormina in aula il clima si fa più rilassato. La Corte non ha scelta, nomina un avvocato d’ ufficio, Paola Savio, che viene travolta da flash e telecamere. Chiede tempo per studiare le carte: "Capite anche voi, la situazione non è semplice". Si rinvia al 4 dicembre per la discussione delle perizie (forse sarà la volta buona) e al 6 per la requisitoria del pg. Ma le sorprese potrebbero non essere finite. * * * IL DELITTO 30 gennaio 2002Samuele Lorenzi, tre anni, viene ucciso nella villetta di Cogne, dove abita con i suoi genitori: viene colpito 17 volte alla testa, con un oggetto sconosciuto * * * LA CONDANNA 19 luglio 2004 Annamaria Franzoni, madre di Samuele, processata per omicidio volontario con rito abbreviato, viene condannata a 30 anni di carcere dal gup Eugenio Gramola * * * L’ APPELLO 16 novembre 2005 Si apre il processo d’ appello contro Annamaria Franzoni, tuttora in corso. Ieri l’ avvocato Taormina ha annunciato di abbandonare la difesa della Franzoni

Marrone Cristina



(21 novembre, 2006) Corriere della Sera


IL NUOVO LEGALE

"Il mio incarico? Ho pensato a uno scherzo"


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO - Primo passo: chiedere all’ illustre predecessore copia degli atti: "Perché si fa sempre così" sottolinea Paola Savio (nella foto), 38 anni, per nulla intimorita dal clamore in cui è precipitata in una manciata di minuti. Sposata, mamma di un bimbo e una bimba ("ma per carità, le creature lasciatele fuori") sarà lei d’ ora in poi a difendere Annamaria Franzoni. "Pensavo a uno scherzo quando sono stata chiamata - racconta divertita - ma appena ho capito che facevano sul serio ho risposto "scendo subito"". Certo, non crede molto all’ ipotesi di doversi occupare del caso Cogne per molto tempo: "Le nomine possono durare 24 ore o una settimana, chissà". Non nasconde la sua idea: " possibile che Taormina voglia solo prendere tempo... tornerà". Ma non si sa mai: "Chiedo lo stesso un rinvio per studiare le carte". Per ora si gode il suo momento di gloria e si concede a interviste e telecamere. Spaventata? "I casi della vita non si contano mai. Questo è un caso della vita interessante", sorride. E la cliente, l’ ha chiamata? "Beh, mi aspetto che sia lei a contattare me, in fondo il processo è il suo".

Marrone Cristina



(5 dicembre, 2006) Corriere della Sera


In udienza le conclusioni dei consulenti. Ascoltata per la prima volta in aula la registrazione della telefonata al 118

"La Franzoni ha raccontato il delitto"
Il perito: la sua confessione? Quando ha detto come avrebbe fatto la vicina a uccidere Samuele


DAL NOSTRO INVIATO TORINO - "Una madre addolorata, ma incapace di descrivere il suo dolore". "Una donna concentrata su se stessa, priva di capacità empatica, che non sa comunicare, neppure con il partner". "Una mamma sempre pronta ad idealizzare la sua condizione di madre, che nasconde a se stessa le difficoltà di avere due figli piccoli, che compie azioni per ripristinare l’ autostima, che ha rimosso il delitto ed è convinta in buona fede di essere innocente". In aula Annamaria Franzoni non c’ è. Così è il suo avvocato, nominato d’ ufficio, ad ascoltare le parole di psichiatri, psicologi e neurologi che per mesi hanno studiato la mente della mamma di Cogne leggendo carte e vecchie perizie. Perché lei non ha mai voluto tornare davanti ai medici per farsi analizzare. La Franzoni è "un’ isterica" per i periti psichiatrici del tribunale; "una psicotica" per Ugo Fornari, consulente dell’ accusa. Che azzarda: "Lei ha confessato: l’ ha fatto quando ha raccontato al marito come ha immaginato il delitto, attribuito alla vicina di casa, Daniela Ferrod". L’ intercettazione è agghiacciante: "La scena che mi sento... che lei è entrata... di corsa come una iena... è corsa di sotto con una rabbia allucinante... Samuele stava nel letto... lei ha cominciato a dire qualcosa... lui si è spaventato... e ha cominciato a colpirlo... finché non gli ha visto tutto il sangue". "Un racconto troppo palpitante e dettagliato, pieno di sfumature per non essere suo - spiega Fornari -. Mi sembra il grido di qualcuno che chiede aiuto". Quella descrizione ha colpito anche i periti dei giudici: "Il cervello funziona come un computer: basta premere canc per buttare tutto nel cestino. Ma chiunque può ripescare il file. La descrizione della Ferrod è stata una rievocazione di un vissuto. Però quando il file è stato cancellato del tutto solo un tecnico può recuperarlo. Uno psichiatra. Ma la Franzoni lo rifiuta". I periti Ugo Freilone, Ivan Galliano, Giovan Battista Traverso e Gaetano De Leo hanno confermato la semi infermità. Per loro la Franzoni soffre di "stato crepuscolare orientato e non ci sono elementi dissonanti rispetto a questa ipotesi". Dicono: " come se guardasse il mondo attraverso un binocolo rovesciato: tutto appare più piccolo. C’ è un restringimento della coscienza, del pensiero, della memoria che produce amnesia totale o parziale". Emergono i tratti di una donna fragile, "dagli atteggiamenti narcisisti", "riluttante ad abbandonare l’ idea che il suo bambino è morto in modo naturale", alla ricerca di un "contenitore" per placare le sue crisi d’ ansia. Ma quel 30 gennaio 2002 nella villetta di Cogne chi l’ ha sempre calmata non c’ era. Il marito Stefano Lorenzi era già al lavoro. Le crisi d’ ansia irrisolte dalla sera precedente e non "contenute" sono sfociate in uno "scompenso psichico". allora che Annamaria potrebbe aver ucciso il suo bambino. E nascosto l’ arma "per ripristinare l’ immagine di sé. Vuole tornare a essere una brava madre che rimette le cose a posto". Ma Annamaria Franzoni, che a Ripoli ha messo in piedi un "asilo casalingo", è pericolosa? Dice Fornari: "Non lo possiamo sapere. Non si è più fatta vedere: è malata e non lo ammette, non si cura, non prende medicine. impossibile capirlo". Ascoltata per la prima volta in aula anche la registrazione della telefonata fatta dalla Franzoni al 118 subito dopo la tragedia. La prossima udienza è stata fissata per il 19 dicembre. GLI ELEMENTI *** Il pigiama sul letto "Desiderio di normalità" *** Secondo i periti, il fatto che Annamaria Franzoni abbia riposto il pigiama sul piumone può essere interpretato come un modo per mettere tutto in ordine e ricostruire la normalità *** Gli zoccoli al loro posto vicino alla porta d’ ingresso *** I periti nominati dal giudice hanno anche precisato che gli zoccoli di Annamaria Franzoni sono stati ritrovati vicino all’ ingresso, in ordine, sempre per rispondere a un bisogno di normalità *** L’ arma del delitto ancora non ritrovata *** L’ arma del delitto non è mai stata trovata. Ma Annamaria Franzoni potrebbe averla nascosta nel passaggio dallo "stato crepuscolare" a quello di normalità

Marrone Cristina

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(20 dicembre, 2006) Corriere della Sera


DELITTO DI COGNE

PROCESSO INTERROTTO


Il processo d’ appello per il delitto di Cogne si è interrotto per aspettare che la Cassazione si pronunci sulla richiesta di Annamaria Franzoni (nella foto), accusata dell’ omicidio del figlio Samuele, di spostare la causa da Torino a Milano per legittimo sospetto. Nell’ udienza, gli esperti hanno criticato la prima perizia psichiatrica.



TORINO - Annamaria Franzoni ricusa la corte d’ Assise d’ appello di Torino e chiede di spostare il processo a Milano. Ieri Carlo Taormina, che aveva annunciato l’ abbandono della difesa della mamma di Cogne, si è presentato in tribunale con un documento di 45 pagine firmate da Annamaria che ripercorrono le tappe della vicenda e si chiudono con la richiesta di spostare la sede del procedimento per "legittimo sospetto". Motivo: una serie di "anomalie" e "pregiudizi" che, secondo l’ imputata, hanno viziato le indagini e i processi che l’ accusano di essere l’ assassina del figlio Samuele. Il colpo di scena arriva a pochi giorni dall’ udienza in cui accusa e avvocato d’ ufficio dovrebbero replicare sulla perizia psichiatrica. La strategia sembra la stessa: allungare i tempi. E la ricomparsa di Taormina è un segnale che l’ avvocato intende tornare al fianco di Annamaria. Ora sarà la Cassazione a decidere se il "legittimo sospetto" ha fondamento. I giudici dovranno prima dire se il processo va sospeso o può proseguire e poi stabiliranno se accogliere o no la ricusazione. Intanto ieri a Roma, con un voto a sorpresa, la Camera ha deciso di costituirsi in giudizio di fronte alla Corte Costituzionale difendendo lo "stop" opposto dai deputati durante la scorsa legislatura a una querela per diffamazione presentata dal comandante dei Ris di Parma, Luciano Garofano, contro Taormina. L’ allora parlamentare di Forza Italia aveva accusato l’ ufficiale di manomissione delle prove. .

C. Mar