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 1999  novembre 01 Lunedì calendario

Di certo non promette miracoli Jerome Caille, francese di Lione e direttore di Adecco Italia, la multinazionale transalpina specializzata nel lavoro temporaneo (di quelle cioè che ”prestano” alle imprese lavoratori per periodi di tempo limitati) che da quando il nostro governo ha spalancato le porte al temporary work (legge Treu del dicembre ’97) sta aprendo filiali a tutto spiano

• Di certo non promette miracoli Jerome Caille, francese di Lione e direttore di Adecco Italia, la multinazionale transalpina specializzata nel lavoro temporaneo (di quelle cioè che ”prestano” alle imprese lavoratori per periodi di tempo limitati) che da quando il nostro governo ha spalancato le porte al temporary work (legge Treu del dicembre ’97) sta aprendo filiali a tutto spiano. «Intanto perché è un affare. E poi crediamo che il lavoro in affitto possa combattere la disoccupazione». E come esempio cita la Spagna, un Paese che conosce molto bene per averci lavorato (290 agenzie aperte). «Alla fine degli anni ’80 il governo ha utilizzato questa leva per creare occupazione». Una ricetta che Caille, sposato (due figli), appassionato di atletica e di basket (Adecco sponsorizza l’Olimpia Milano) sta cercando di estendere all’Italia. Risultato? Anche se siamo ancora molto lontani dagli standard europei (in Gran Bretagna si contano seimila società di lavoro temporaneo, in Germania tremila e da noi solo 39), il direttore di Adecco traccia un bilancio positivo. «In poco più di un anno sono state aperte 170 agenzie. Abbiamo cioè fatto in Italia quello che è stato realizzato in 5 anni in Spagna e in 14 in Francia». Quante persone ”affittate” in un giorno? «La parola affitto non mi piace. I nostri sono lavoratori a tutti gli effetti e sono dipendenti di Adecco». Sì, va bene, quanti dipendenti impiegate? «Circa 10 mila». Per una durata di tempo? «Il periodo naturalmente varia. Ma la media è di un mese». Un mese? Pochino per non parlare di situazione precaria... «Niente affatto. Perché noi cerchiamo di trovare subito un’altra collocazione». Spedite il lavoratore in un altro posto? «Esatto. Il nostro percorso è il contrario del contratto a termine che non garantisce nulla, visto che poi la persona ritorna a casa». Perché con voi questo non succede? «La nostra formula è diversa. Adecco assume il lavoratore e lo segue. Gli offre una chance di impiego, anche duratura. Come è successo a me». A lei? «Sì, anch’io sono stato un lavoratore temporaneo, per pagarmi gli studi. E proprio il fatto di aver lavorato in molte aziende mi ha aiutato. E sa perché?» Perché? «Ho arricchito il mio curriculum».
• Va bene. Ma non c’è il rischio di ”rubare” il posto al dipendente fisso? «No, la legge Treu è chiara». Perché, cosa dice la legge? «Che le società di lavoro temporaneo possono operare con giustificazione». Sarebbe? «Il lavoro temporaneo non deve mettere in discussione il posto stabile. Quindi posso ricorrere a questo strumento solo in certe situazioni». Quali? «Periodi di malattia e specifiche qualifiche assenti nell’azienda». Chi si rivolge alle vostre agenzie? «Professionisti, giovani in cerca di prima occupazione. Oppure lavoratori vittime di ristrutturazioni. Ma anche donne che dopo la maternità vogliono reinserirsi nel mondo del lavoro». Età? «Il 40% ha meno di 20 anni, il 19 per cento tra 31 e 40 e solo l’1% va oltre i 50. Categorie diverse spesso legate da uno stesso problema». Quale? «Ci sono persone che non sanno vendere la propria immagine e la propria professionalità. Non sanno di valere. Noi cerchiamo di risolvere un paradosso: molti lavoratori hanno formazione, esperienza e voglia di fare. Ma non conoscono le esigenze delle aziende. E, a loro volta, le imprese non sanno dove sono i candidati». E il candidato quando viene da voi cosa deve fare? «Presenta il suo curriculum e poi fa un colloquio con un responsabile, che ne valuta disponibilità e attitudini». Pagando? «No. gratis». Come avviene la selezione? «Attraverso una serie di test. Se è un cameriere mi dovrà dire come si serve in un ristorante e quali sono i suoi obiettivi». E dopo? «Una volta selezionato lo inseriamo nella banca dati. Noi abbiamo 170 filiali. Faccia un po’ il conto...». E le aziende nelle banche dati? «Sono circa seimila. Ma ogni settimana si rivolgono a noi più di 200 nuove imprese». Chi sono? «Piccole aziende, soprattutto quando non riescono a fronteggiare le grosse commesse». E le grandi? «Ci chiamano quelle che considerano la flessibilità come una strategia». Chi paga il lavoratore temporaneo? «Noi. Perché è un nostro assunto. Anche se poi lavora presso altre aziende». Contributi e assistenza sanitaria compresi? «Finora abbiamo sborsato più di 30 miliardi». E le imprese pagano Adecco...«Esatto». Nessun problema con il sindacato? «No». Sicuro? «Sì, da quando anche loro hanno capito che la flessibilità non è un nemico...».