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 2016  novembre 12 Sabato calendario

Gli ipocondriaci

• Gli ipocondriaci. La prima immagine che viene in mente è quella del ricco Argante, il personaggio del «Malato immaginario» di Molière, che sopraffatto dalla paura di ammalarsi, si barrica nella sua villa seicentesca per non uscirne mai più. Ma, per restare ai giorni nostri, si può pensare al personaggio che Carlo Verdone interpreta in una delle sue commedie più riuscite, «Maledetto il giorno che ti ho incontrato», un critico musicale incapace di muoversi di casa senza la sua razione quotidiana di ansiolitici, cardiotonici e analgesici vari. Proprio come loro, chi soffre di ipocondria è consapevole della propria condizione, ma non riesce a controllare quest’autentica ossessione. L’identikit Attenzione eccessiva verso il proprio corpo. Tendenza ad amplificare ogni sintomo fisico, anche il più insignificante, e a limitare le esperienze. questo, in estrema sintesi, l’identikit dell’ipocondriaco. Fra le paure più ricorrenti c’è quella di avere un tumore o un infarto. Comunque è bene distinguere tra una semplice e «normale» attenzione alla propria salute, e una vera e propria fissazione, che limita nella vita sociale, familiare e lavorativa. I medici definiscono l’ipocondria una malattia «somatoforme», un disturbo cioè che, pur avendo origine psicologica, si manifesta come malessere fisico. «Rientra in questa situazione il 5% delle persone che si rivolgono allo specialista, indistintamente uomini e donne» spiega Vincenzo Rinaldi, psichiatra e psicoterapeuta della Società italiana di psichiatria, «ma nella maggior parte dei casi si accompagna ad altri disturbi come depressione, panico o ansia». Le radici Ma come nasce questo malessere? «Bisogna scavare nella psiche e nel vissuto dell’individuo» spiega Rinaldi, «probabilmente è un modo per comunicare un problema. come se questi individui non avessero trovato un sistema migliore per esprimere le proprie esperienze precedenti». Come i bambini comunicano gioie e dolori attraverso il corpo, così gli ipocondriaci utilizzano i messaggi fisici per parlare di se stessi. «Alla base di questo meccanismo», spiega Rinaldi, «c’è molto spesso un sentimento di rabbia o impotenza, oppure un senso di colpa mai elaborato».
• La terapia più efficace è quella che considera il paziente a 360 gradi, prende quindi in considerazione non solo l’ipocondria, ma anche ansia, depressione e attacchi di panico. Le tecniche che hanno avuto maggiore successo sono quelle che uniscono un ciclo di psicoterapia a uno di omeopatia. L’uso di farmaci convenzionali può essere utile nell’alleviare in tempi brevi i sintomi collegati. Ma non c’è dubbio che agire sulla percezione e sulla psiche piuttosto che somministrare farmaci, che agiscono da palliativo, è il metodo più adeguato per aiutare chi soffre di questo disturbo a superarlo, o almeno a limitarne gli effetti più gravi. Ma vediamo di capire nel dettaglio come agiscono le principali terapie. La psicoterapia Essendo una patologia che nasce dall’interno, per curarla è indispensabile un approccio psicologico. L’ideale è la psicoterapia cognitiva-comportamentale, che combina due forme di terapia: quella comportamentale, che aiuta a modificare la relazione fra le situazioni che creano disagi e le abituali reazioni emotive, e quella cognitiva, che aiuta ad individuare schemi di ragionamento e di interpretazione della realtà. L’ipocondriaco, infatti, percepisce delle sensazioni e dei dolori che nella realtà «non esistono», ma che sono frutto di paure. Perché è utile Nel rapporto paziente-terapista, l’ipocondriaco costruisce un nido «sicuro», un luogo in cui sentirsi accettato. «In questo modo», spiega Rinaldi, «si possono ridefinire le proprie percezioni rendendole adeguate alla realtà». L’omeopatia «Circa l’8 per cento dei pazienti che si rivolgono a cure omeopatiche soffre di disturbi correlati all’ipocondria», spiega Gino Santini, direttore responsabile dell’Istituto di medici omeopatici di Roma. L’omeopatia può essere molto efficace per risolvere questo tipo di problema. Infatti, benché non esista una terapia omeopatica ben precisa per curare l’ipocondria, l’approccio «globale» tipico di questa disciplina, che prende in considerazione tutti gli elementi - dai sintomi fisici alle esperienze vissute, alle sensazioni provate - aiuta il paziente a sentirsi capito e seguito, alleviando ansia e paura. Perché è utile La terapia omeopatica aiuta il paziente a riacquistare fiducia e serenità senza creare assuefazione o dipendenza da farmaci. I benefici sono legati al rapporto che si crea tra paziente e medico e agli effetti rilassanti che hanno questi approcci. «In malattie simili è importante stabilire un contatto, una relazione di fiducia» aggiunge Gino Santini, «che vada oltre la semplice diagnosi e prognosi». I farmaci Generalmente vengono prescritti gli ansiolitici, che riducono alcuni sintomi dell’ipocondria come l’insonnia e gli attacchi di panico. Oppure gli antidepressivi dell’ultima generazione, che hanno pochi effetti collaterali. Tra quelli più utilizzati, oltre al Prozac, ci sono l’Elopram e lo Zoloft, che aumentano la trasmissione di serotonina nel cervello, diminuendo ansia e passività. Perché è utile Questi farmaci alleviano in tempi molto brevi i disturbi correlati all’ipocondria: l’ansia, la depressione, l’insonnia, gli attacchi di panico. Ma è un tipo di terapia che presenta numerosi svantaggi. Innanzitutto, i farmaci non servono ad eliminare la patologia principale, ossia l’ipocondria. Poi, quando si interrompe la somministrazione, finiscono per riemergere anche i sintomi collegati.
• In certi periodi avete una paura ossessiva di ammalarvi o di esserlo già? Anziché ricorrere subito a medici e farmaci cercate la cura dentro di voi. Ecco qualche consiglio utile: 1) Chiedetevi come mai questo timore emerge proprio ora. Scoprirete probabilmente che ci sono dei fattori scatenanti, per esempio stress o apprensione. 2) Evitate gli allarmismi: l’ipocondria può essere una condizione clinica, ma prima o poi ne soffriamo tutti in una forma lieve. Sapersi concedere qualche coccola o attenzione in più dagli altri non fa certo male. 3) Sottoponetevi periodicamente a controlli clinici: eviterete di scoprire che sono passati cinque anni dall’ultimo esame. 4) Sedate le vostre paure rilassandovi. Potete tentare con lo yoga oppure ascoltando musica distensiva. Un esempio? Provate con «Le quattro stagioni» di Antonio Vivaldi...