Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 12 novembre 2016
Storia d’Italia, il Tesoro racconta
• Storia d’Italia, il Tesoro racconta. Il Sole 24 Ore 9 febbraio 2007. Dieci ex ministri del Tesoro-Economia, undici con l’attuale ministro, Tommaso Padoa-Schioppa, ricostruiranno a partire da lunedì 19 febbraio in una serie di incontri milanesi i passaggi cruciali di una lunga stagione che parte dagli anni 50 e che ha visto la completa trasformazione dell’economia italiana. Da quasi marginale 60 anni fa - secondo i giudizi più impietosi - a protagonista di prima grandezza.
Partendo da Giulio Andreotti (’58-’59), gli undici ministri non rivisiteranno soltanto premesse e passaggi cruciali del "miracolo economico" (ufficialmente, ’58-’63), ma le vicende alterne della lira, la grande e fruttuosa convergenza europea, la fine del sistema di Bretton Woods, l’inizio del grande indebitamento pubblico, il difficile governo dell’economia negli anni 70, la grande inflazione, e avanti fino alla ritrovata e con l’euro mai così affidabile stabilità monetaria. Per arrivare nel 99 alla trasformazione del Tesoro in Economia accorpando Bilancio e Finanze, passo inevitabile dopo l’autonomia della Banca d’Italia e il passaggio a Francoforte dei poteri monetari. Fino ai problemi di oggi, con il debito pubblico (si veda il grafico) che li sintetizza tutti, secondo solo fra i Paesi Ocse a quello del Giappone, come quota del Pil.
Nata da un progetto della Fondazione Ugo La Malfa, con l’apporto dell’Università Bocconi che ospiterà gli incontri e del Sole-24 Ore, l’iniziativa rappresenta una novità e una grande opportunità. «Che è quella di capire meglio i problemi di oggi attraverso la loro genesi e le soluzioni date a difficoltà non dissimili in passato. Un corso, ai massimi livelli, di coscienza storico-economica», dice Giorgio La Malfa, che della Fondazione è presidente. Un’occasione per capire le eredità migliori o pesanti di una storia tutto sommato di grande successo. E che all’inizio non era affatto scontata.
Arrivato da poco come ambasciatore a Roma nel ’57, Gaston Palewski, già capo di gabinetto di Charles de Gaulle a Londra, inviava a Parigi un messaggio impietoso: «L’Italia fa parte ancora dei Paesi sottosviluppati». Cinque anni dopo, pur non essendo al pari di de Gaulle un italofilo, ammetteva che «l’Italia ha preso posto fra le grandi nazioni economiche del mondo». Erano gli anni cruciali del miracolo economico italiano, un exploit in realtà già evidente poco dopo il ’50, con pochi confronti nella storia dei Paesi industriali per rapidità e consistenza d’aumento della ricchezza nazionale. «Piùmeritorio in quanto più improbabile del miracolo tedesco», annotava più tardi l’ambasciata francese. La parte cruciale di un processo che, nonostante alti e bassi, portava nel 1980 a più che quadruplicare rispetto alla metà degli anni 50 il reddito medio pro capite in termini reali. Gli italiani arrivavano così, una generazione fa, al livello o quasi dei Paesi europei più avanzati, colmando un divario più che secolare.
«Si possono imparare molte cose da un’iniziativa come questa. Prima di tutto che certe difficoltà ricorrenti sono già state affrontate in passato. I nostri incontri saranno un rimedio alla memoria breve - dice il presidente della Bocconi, Mario Monti - . Parleranno politici e tecnici che hanno avuto un ruolo di regia quando la supervisione internazionale era affidata al solo Fondo monetario per arrivare a dopo Maastricht, quando si è affiancato un ruolo ancora più puntuale di guardiano esercitato da Bruxelles. Vedremo le cose prima e dopo l’euro, la presenza o assenza del principio della concorrenza tra i pilastri della politica economica, il rapporto attraverso i decenni tra Stato e mercato. L’arrivo di quello che diventerà il Dpef, nel ’78, con il Documento Pandolfi. Mi sembra poi che la presenza di giornalisti come discussant renderà più vivace il dibattito. Non sarà soltanto rivisitazione storica, lontana o recente. Impareremo, e anche ci divertiremo».
Un nodo centrale, Monti e La Malfa concordano, è il debito pubblico, a tratti anche strumento di crescita ma sfuggito di mano o quasi, per varie ragioni e per alcuni anni in passato, e ormai problema numero uno della politica economica italiana. «Se dovessi porre una domanda onnicomprensiva a tutti gli undici ministri - dice Giorgio La Malfa - sarebbe la seguente: l’Italia ha avuto un successo economico straordinario, ma si ritrova anche con una palla al piede straordinaria, il debito pubblico. Dove si è sbagliato, e quando? Si è trattato più di un problema politico o di un meccanismo istituzionale che non ha funzionato? Quando la situazione è sfuggita di mano?».
La vicenda su cui gli undici ministri getteranno sguardi rivelatori è quella della trasformazione profonda dell’Italia. E, di riflesso, la capacità dell’Italia di affrontare i suoi, notevoli ma non insormontabili, problemi attuali di politica economica e conti nazionali. Non c’è soltanto la politica, o l’esperienza tecnica autorevole e raffinata di grand commis prestati alla politica. C’è anche il Paese. E se il passato deve servire da ispirazione, può aiutare leggere come l’ambasciatore des Roziers, a palazzo Farnese nella seconda metà degli anni 60, descriveva per il Quai d’Orsay i protagonisti dell’economia: «L’Italia ha in effetti il privilegio di disporre di uomini d’affari di grande livello, veri condottieri del XX secolo che mettono insieme una grande competenza, un gusto sviluppato dell’iniziativa, e quindi del rischio». E anche lo scettico, inizialmente, Palewski aveva alla fine sciolto la sua ammirazione: «Il popolo italiano è particolarmente intelligente. Padroneggia presto le situazioni. Organizzato, fa meraviglie. Questo Paese conta su una classe di dirigenti economici notevolmente capaci». Sono parole lontane. Ma sempre un buon viatico.
Mario Margiocco
I LUNED ALLA BOCCONI
Undici ministri del Tesoro raccontano: quattro lunedì per sentire le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona i cambiamenti dell’Italia negli ultimi 50 anni.
Gli appuntamenti, organizzati dalla Fondazione Ugo La Malfa, dall’Università Bocconi e dal Sole-24 Ore, si svolgeranno il 19 febbraio, il 5, il 19 e il 27 marzo presso l’aula magna dell’ateneo milanese (il primo lunedì a partire dalle 16,30, gli altri dalle 17,30).
Il 19 febbraio sono previsti gli interventi del ministro dell’Economia e Finanze Tommaso Padoa-Schioppa e degli ex ministri Emilio Colombo e Filippo Maria Pandolfi. Tra i partecipanti Mario Monti, Letizia Moratti, Filippo Penati, Roberto Formigoni. Presiede Paolo Savona e modera Dario Di Vico.
Il 5 marzo è la volta di Giulio Andreotti e Piero Barucci; presiede Ferruccio de Bortoli, moderatore Carlo Bastasin.
Il 19 marzo intervengono Lamberto Dini, Vincenzo Visco e Domenico Siniscalco; presiede Mario Monti, modera Fabrizio Galimberti.
Martedì 27 marzo concludono Giulio Tremonti, Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi. Presiede Giorgio La Malfa, modera Roberto Napoletano.
• Gli esecutivi. Il Sole 24 Ore 9 febbraio 2007.
60 i Governi del Dopoguerra. E’ incluso il primo esecutivo dopo la Liberazione: formatosi il 20 giugno 1945 e presieduto da Ferruccio Parri, si è dimesso il 24 novembre, dopo 157 giorni.
8 Governi. Il record italiano per guida di esecutivi spetta ad Alcide De Gasperi. Segue Giulio Andreotti con 7, Amintore Fanfani con 6, Aldo Moro e Mariano Rumor con 5.
1.410 Giorni. Il record al Governo è del secondo esecutivo Berlusconi (11 giugno 2001-23 aprile 2005). I più brevi - appena 12 giorni - sono stati il V° Governo Andreotti (20-31 marzo 1979) e il VI° Governo Fanfani (17-28 aprile 1987)
77 Ministri in via XX Settembre. Sono i titolari del Tesoro-Economia dal 10 dicembre 1945 (con Epicarmo Corbino, fino al 18 settembre 1946) a oggi. Di questi, 35 sono stati ministri del Tesoro, 36 ministri del Bilancio e della Programmazione, gli altri 6 dopo l’accorpamento ministri del Tesoro e delle Finanze.
• L’andamento del debito pubblico in Italia. Il Sole 24 Ore 9 febbraio 2007.
1945. L’ora zero. Paese e moneta distrutti. L’inflazione riduce il debito al 40% del Pil, ma azzera la ricchezza della maggior parte delle famiglie.
1957. Nasce la Comunità. Con il Trattato di Roma arriva a una svolta cruciale il processo di integrazione fra 6 Paesi europei, oggi con l’Unione europea arrivati a 27.
1960. Cambi. La lira torna alla piena convertibilità nel sistema a cambi fissi di Bretton Woods. Un dollaro, perno del sistema, vale 625 lire.
1971-73. Fine della convertibilità. Nixon dichiara la fine della convertibilità del dollaro in oro e poi svaluta il dollaro: finisce l’era di cambi fissi. Petrolio alle stelle, stagflazione in Italia.
1978-79. Nasce lo Sme. La lira entra nello Sme (promosso da Valery Giscard d’Estaing), il sistema monetario europeo, con aggancio al marco. Ne uscirà nel 1992.
1992. Maastricht. Svolta in Europa dopo la fine dell’era Urss: il 7 febbraio firma a Maastricht del Trattato che lancia l’Unione monetaria e l’allargamento.
1999. L’avvio dell’euro. Con il gennaio 1999 (Carlo Azeglio Ciampi è ministro) nasce la nuova moneta europea.
(Fonte: Bnl, Artoni e Bancini)