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 2016  novembre 12 Sabato calendario

Dai persiani agli inglesi I 2

• Dai persiani agli inglesi I 2.500 anni dell’impiccagione. Corriere della Sera 31 dicembre 2006. Ripudiato da greci e romani, prediletto dalle tribù guerriere di Angli e Sassoni. Ma anche, secondo l’Assemblea nazionale riunitasi nel 1791 per definire il nuovo codice penale francese, unica alternativa possibile alla decapitazione di monsieur Guillotin. Il cappio che all’alba di ieri si è stretto intorno al collo di Saddam ha attraversato tutta la storia dell’umanità. Scelto da chi la vita voleva togliersela, ed è il corpo di Giuda Iscariota – penzolante da quello che diventerà, da allora, l’«albero di Giuda» – a tornare alla mente. Scelto, soprattutto, per punire eretici e assassini, traditori e nemici sconfitti. L’ANTICHIT – Furono impiccati i gerarchi nazisti condannati a Norimberga e i due sbandati di A sangue freddo, romanzo-realtà di Truman Capote. Le streghe di Salem e i ladruncoli medievali. Imre Nagy, il primo ministro ungherese deposto dai sovietici, e i cospiratori contro Hitler, strangolati con corde da pianoforte a Plotzensee. Ma nessun patibolo si stagliava nelle vie di Roma e di Atene: «Nel mondo greco-romano, non era una forma istituzionale di pena», conferma Eva Cantarella, autrice de I supplizi capitali in Grecia e a Roma. «Per gli antichi romani, chi moriva coi piedi sollevati da terra sarebbe tornato a perseguitare i suoi assassini. Quando Tarquinio il Superbo, ultimo re etrusco di Roma, fece costruire le fogne della città, gli operai si impiccarono per la vergogna. E lui ne fece crocifiggere i cadaveri». L’impiccato che diventa fantasma, l’impiccagione come pratica abietta. In Grecia, il cappio era il suicidio «al femminile», «ed era considerato, in fondo, una morte umiliante. Pare che, come pena, fosse stata introdotta dai persiani. Ma con l’antichità classica, le credenze magiche hanno avuto il sopravvento. Perché svaniscano, bisognerà aspettare l’Inghilterra del Quattrocento». DAL MEDIOEVO ALL’ET DEI LUMI – dal Medioevo che il nodo scorsoio diventa elemento comune del paesaggio, dagli alberi ai bastioni dei castelli. «Per i "reati" di eresia e stregoneria, però, si preferiva il fuoco: l’Inquisizione, ad esempio, uccideva, ma soprattutto bruciava», riassume Italo Mereu, storico del diritto (tra le sue opere, La morte come pena). Nel caso del patriota scozzese William Wallace, quello di Braveheart, gli inglesi decisero di abbondare: impiccato, affogato e squartato il 23 agosto 1305. «Ma l’impiccagione diventa regola con il progredire della civiltà: nell’ipocrita Settecento la si sceglieva perché così il corpo era esposto sul palcoscenico del patibolo. Al popolo si dava soddisfazione e allo stesso tempo una lezione. Accadde nella Milano del Beccaria, riaccadrà nel Novecento, penso alla Repubblica di Salò...». In mezzo, una parentesi: l’Ottocento, con le sue fucilazioni «segrete», mentre «nel Settecento la morte viene esaltata. Un po’ come a Bagdad: una scelta per me inspiegabile, legata a una mentalità di due secoli fa». DALLO ZAR AL RAIS – C’è un prima e un dopo anche nella riflessione a caldo dello storico Giovanni De Luna. Lui, del Novecento e delle sue guerre, ha scelto di raccontare Il corpo del nemico ucciso. «Se la fase prenovecentesca era stata caratterizzata dall’esibizione del tiranno (la ghigliottina di Luigi XVI), con la dimensione novecentesca il corpo del nemico ucciso diventa qualcosa da occultare: è la scelta fatta dai bolscevichi con lo zar». quello che accadrà a Nagy, «l’esibizione di una statualità che non aveva paura». Una scelta che già deraglia dalla tradizione dell’impiccagione, «in cui il vero scopo era lasciare appesi i cadaveri». La memoria corre agli scontri tra tedeschi, repubblichini e partigiani, «quando il corpo dell’impiccato diventava un messaggio per i civili», e la fucilazione era riservata ai militari con l’«onore delle armi». Niente di tutto ciò nell’esecuzione di Saddam. «Quel cappio ridondante, che distoglieva l’attenzione dal condannato; il luogo nascosto, ma reso pubblico dalla potenza della telecamera; quei boia camuffati, simbolo di un potere vacillante... Tutti gli elementi rituali sono stravolti. Questa, credo, è la prima esecuzione postnovecentesca della storia». Gabriela Jacomella
• Nelle parole degli artisti. Corriere della Sera 31 dicembre 2006. La ballata degli impiccati. Fratelli umani, che ancor vivi siete, non abbiate per noi gelido il cuore, ché, se pietà di noi miseri avete, Dio vi darà più largo il suo favore. Appesi cinque, sei, qui ci vedete: la nostra carne, già troppo ingrassata, è ormai da tempo divorata e guasta; noi, ossa, andiamo in cenere e polvere. Nessun rida del male che ci devasta! François Villon, metà ’400
• Nelle parole degli artisti. Corriere della Sera 31 dicembre 2006. Manuale del boia. "… per evitare una lunga agonia al suo cliente, il boia è costretto a dargli strattoni, con grave discapito del suo decoro… La questione dell’abito con cui il boia si presenta sul patibolo è importante e delicata. In Germania usano il frac, noi preferiamo il tight. Charles Duff, 1928