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 2016  novembre 12 Sabato calendario

Via a zampe levate dall’allevamento-lager

• Via a zampe levate dall’allevamento-lager. E’ quanto succede in «Galline in fuga», successo della stagione cinematografica 2000, che ha proposto in versione celluloide una delle principali atrocità della zootecnica moderna. Enormi assembramenti di volatili racchiusi in spazi minuscoli con conseguenti squilibri fisiologici, psichici e anatomici per i pennuti. Il tutto per ottimizzare spazi e costi a beneficio delle tasche dell’allevatore e di noi consumatori. Barbarie che hanno smosso addirittura l’Unione europea, che nel giugno del 1999 ha emanato una direttiva che impone l’adozione di sistemi di allevamento che tengano conto dei bisogni degli animali e non solo del profitto degli allevatori. Entro il 2012 le gabbie per le galline ovaiole di vecchio tipo, che concedono a ogni volatile circa 400 centimetri quadrati (meno della superficie di una scatola di scarpe), verranno bandite per sempre dal Vecchio Continente, mentre per i nuovi allevamenti si impongono già spazi di 800 centimetri quadrati per capo. E’ dalla metà degli anni Sessanta che è in corso nei Paesi occidentali la discussione su come tutelare il benessere psico-fisico dell’animale allevato. La Svizzera, con una decisione che fece scalpore all’epoca, decise nel 1981 di adottare nuovi parametri che portassero benefici a vacche, maiali e polli che diventarono operativi nel giro di dieci anni. Per le caratteristiche «disumane», quello delle galline ovaiole (de)tenute in gabbia è da sempre il sistema zootecnico più criticato. «La grande concentrazione di animali in poco spazio di fatto inibisce una serie di comportamenti che fanno parte del repertorio naturale di questi animali come girarsi, tolettarsi, appollaiarsi sul posatoio e deporre le uova in un nido; e può portare a delle vere e proprie degenerazioni quali il cannibalismo e il beccarsi le penne», racconta Elisabetta Canali docente dell’Istituto di zootecnica della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano. Anomalie a cui l’allevatore risponde intervenendo con il taglio di un terzo del becco quando l’animale ha pochi giorni di vita. La normativa europea quindi oltre a stabilire che nelle gabbie dei nuovi allevamenti ogni animale abbia a disposizione almeno 800 cmq di spazio, impone, tra l’altro, la presenza di un nido individuale ogni 8 ovaiole, di posatoi appropriati, di una lettiera che consenta agli animali di fare un bagno di sabbia e il divieto del taglio del becco dei volatili. Tutti i vecchi allevamenti devono adeguarsi alle nuove normative entro il 2012. L’anno zero per il benessere delle galline ovaiole. La situazione però non è certo felice per i broiler, come vengono chiamati i polli da carne, allevali tradizionalmente a terra e non in gabbia. Anche per questi animali il sovraffollamento è però la norma: quando va bene circa 10-11 capi si disputano un metro quadrato di terreno, ma a volte la densità è perfino maggiore, tanto da arrivare a 19 capi per metro quadro. «Questi animali sono stati selezionati per crescere velocemente. Gli effetti collaterali di questa efficienza produttiva sono rappresentati, tra l’altro, da un indebolimento delle ossa e da una ridotta resistenza alle patologie», spiega Canali. Nel marzo dello scorso anno la Commissione scientifica sul benessere e la salute animali dell’Unione europea ha pubblicato un documento di denuncia del problema broiler che dovrebbe costituire il preludio per una prossima normativa migliorativa delle condizioni dei volatili. I problemi per certi aspetti sono simili a quelli delle galline ovaiole. La densità di carico degli animali, la pulizia e la profondità della lettiera, la presenza di una buona ventilazione e di un microclima ideale nell’allevamento dovrebbero essere alcuni aspetti che verranno presi in considerazione per rendere meno traumatica la breve vita di un pollo da carne.
• La selezione genetica e i progressi compiuti dalle scienze alimentari permettono di "produrre" un pollo da 1 chilogrammo con un solo 1 chilo e 300 grammi di mangime. Il "pollo leggero" (detto broiler) viene immesso sul mercato quando tocca il peso di 1,7 - 2,3 chilogrammi che viene raggiunto in circa 7 - 8 settimane. Il "pollo pesante" (2,3 - 3,1 chili di peso) è pronto per la vendita quando ha un’età di 9 settimane. Negli allevamenti di polli da carne la luce viene tenuta accesa per circa 23 ore al giorno in modo da stimolare l’alimentazione.
• L’allevamento è caratterizzato dal cosidetto «tutto pieno-tutto vuoto». I capannoni in cui si ingrassano gli animali vengono periodicamente riempiti di pulcini di un giorno, che vi rimangono sin quando non viene raggiunto il peso desiderato. Dopodiché si procede alla macellazione di tutti gli animali, allo svuotamento del capannone, alla sua disinfezione per riprendere poi un nuovo ciclo. Nelle galline ovaiole si distinguono principalmente due periodi di crescita. Il primo, la fase della pollastra, va da un giorno di vita alle 17-18 settimane. Gli animali vengono quindi trasferiti nei capannoni di ovodeposizione, dove vengono allevati in gabbia o a terra, per circa un anno. Durante questo periodo, ogni capo produce in media circa 320 uova. Poi, nella maggior parte dei casi, vengono macellati. Nel 1999 ogni italiano ha mangiato quasi 19 chili di carni avicole (2 chili nel 1958), di cui 11 di pollo e circa 5 di tacchino. La produzione complessiva è stata di 1.176.900 tonnellate. Ogni giorno in Italia vengono consumati 1.250.000 polii. Nel 1999 ogni italiano ha mangiato 224 uova (126 nel 1958) e la produzione è stata di 12.660.000 pezzi. La «livornese»è tra le razze da uova più diffuse al mondo. Nell’allevamento moderno però le razze tendono a scomparire a vantaggio degli ibridi commerciali con performance di crescita o di produzione di uova notevoli.