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 1999  ottobre 25 Lunedì calendario

Genova - Una tranquilla signora di cinquant’anni, preside di una scuola media, è stata uccisa a colpi di mazza da muratori e coltello da cucina nella sua abitazione di Begato, periferia cittadina al confine con la zona più segnata dalla criminalità e dal degrado

• Genova. Una tranquilla signora di cinquant’anni, preside di una scuola media, è stata uccisa a colpi di mazza da muratori e coltello da cucina nella sua abitazione di Begato, periferia cittadina al confine con la zona più segnata dalla criminalità e dal degrado. «La mamma è morta, l’hanno ammazzata» ha gridato il figlio, tempestando di pugni la porta dei vicini, quando è rientrato alle 6,30 dopo una notte con gli amici e in discoteca. Ma proprio il figlio, dopo una serie di contraddizioni, ha confessato ieri sera l’omicidio. A 24 anni, un passato scolastico brillante e persino una convocazione nella nazionale juniores di nuoto, il giovane aveva raccontato alla mamma che proprio ieri pomeriggio si sarebbe laureato in informatica, con discussione della tesi alle 15. Invece aveva superato soltanto 7 esami e il castello di bugie stava per crollare. Ora gli inquirenti dovranno stabilire se si è trattato di un’esplosione di violenza al termine di una lite, quando la mamma ha scoperto la verità, vedendolo rientrare così tardi proprio il giorno della laurea, oppure se si è trattato di un delitto premeditato, costruito a tavolino persino con la denuncia del furto di auto, carta d’identità e chiavi di casa dieci giorni fa, per avvalorare la tesi di un rapinatore inferocito.
• La vittima si chiamava Silvana Petrucci Diamante, abitava con il figlio Stefano in via Berlioz 8/5, proprio sulla collina soprastante la scuola di polizia. I due si erano trasferiti nel palazzo da quattro anni, dopo la separazione della donna dal marito, un medico. L’appartamento confina con quello dove vive un caro amico della professoressa. «Una famiglia tranquilla, mai una lite, mai un urlo» dicevano ieri i vicini che ancora pensavano alla brutale incursione di un malvivente. Nella zona chiamavano la preside come «la signora con il box grande», perché aveva acquistato un garage per due auto. A scuola, la media inferiore Lombardo di Campomorone, in Valpolcevera, molte ragazzine avevano le lacrime agli occhi quando si è diffusa la notizia della morte della preside. A testimoniare il legame tra le alunne e la professoressa Petrucci, i numerosi disegni che tappezzano le pareti del suo ufficio, «A Silvana con amore». Sulla sua scrivania, la foto di un bambino Down di cui l’insegnante si è occupata con particolare sollecitudine. «Ci aveva detto che il figlio si sarebbe laureato in questi giorni e che quindi lei si sarebbe potuta assentare» hanno raccontato gli insegnanti. «Madre e figlio vivevano l’uno per l’altra» confermano i vicini di casa. Eppure, il ragazzo brillante aveva cominciato ad appannarsi. Qualche tempo fa gli era stata sospesa la patente per un mese. «Era cambiato», ammette titubante un amico. L’altra sera Stefano è uscito con gli amici, poi ha proseguito la nottata tra locali del centro storico e una discoteca del Levante. Secondo la sua prima versione dei fatti, sarebbe rientrato tardi, trovando la porta senza segni di scasso, forse aperta con le chiavi rubate dieci giorni prima.
• La madre, in pigiama e vestaglia, era riversa bocconi sul balcone, in un estremo tentativo di chiedere aiuto, verso l’appartamento vicino. Dentro, una scia di sangue dalla camera da letto nel corridoio, in cucina e poi sul balcone. Colpita una prima volta alla testa in camera con la mazzetta da muratore, la donna ha tentato di sottrarsi all’assassino trascinandosi in cucina, ma qui c’era il coltello, ed è stata colpita alla schiena, una due, tre, quattro volte. Non è morta, ha continuato a strisciare verso il balcone e fuori, mentre le forze le venivano meno, è stata vibrata l’ultima coltellata, in pieno torace. La morte risalirebbe a due ore prima del ritrovamento. Il tempo, per il figlio, di cambiarsi gli abiti sporchi di sangue e disfarsi delle armi, forse lanciate dalla finestra. La mazza, completamente ripulita, è stata trovata sul piazzale, riconosciuta come probabile corpo contundente usato dall’assassino dopo che alcune persone ci avevano giocherellato, il coltello insanguinato era poco lontano. Dopo ore di domande incalzanti il giovane è crollato. E pensare che doveva essere festa grande, ieri, per la professoressa Petrucci. Per il figlio era pronto il regalo, alla festa erano stati invitati i parenti, gli amici e la fidanzata, tutti partecipi del grande giorno. Invece era solo l’ultima e la più grande delle bugie di Stefano.