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 2016  novembre 12 Sabato calendario

Alzi la mano chi, da bambino, non si è svegliato almeno una volta tra le lenzuola bagnate

• Alzi la mano chi, da bambino, non si è svegliato almeno una volta tra le lenzuola bagnate. Ricordate? La sensazione sgradevole, la paura del rimprovero di mamma e papà, l’imbarazzo... Chissà come avreste reagito, se vi avessero detto che - qualche tempo prima di voi - si erano trovati nella stessa situazione sovrani (Luigi XIV), scrittori (James Joyce) e cantanti (Barbra Streisand). Perfino il calciatore brasiliano Ronaldo ricorda oggi con simpatia quelle volte... Ma come comportarsi se al vostro bambino, magari un po’ cresciuto, capita ancora regolarmente di fare la pipì a letto? L’enuresi (dal greco «en-ourein», cioè urinare dentro) è un fenomeno frequente e nella maggioranza dei casi risolvibile, che colpisce circa il 15% dei bambini di 5 anni e il 5% di quelli di 10. Può essere organica o funzionale: la prima, assai rara, è dovuta a infezioni o malformazioni dell’apparato urinario. I pediatri consigliano sempre di fare un esame delle urine o un’ecografia vescicale per escludere questi problemi. La seconda è più diffusa e può essere legata a fattori psicologici.
• C’è chi dice che può dipendere da cause ereditarie. «Sì, è vero», dice il dottor Pietro Ferrara, dell’Istituto di clinica pediatrica del policlinico Gemelli di Roma e membro del consiglio direttivo del Cien (Club italiano enuresi notturna). «Nel 1995 si è scoperto che esiste un codice genetico portatore del disturbo. Se entrambi i genitori da piccoli ne soffrivano, c’è il 75% di probabilità che anche i figli abbiano lo stesso problema. Con un solo genitore la probabilità si riduce del 50%». Non si tratta comunque di una malattia, ma solo di un disturbo (che spesso si risolve da solo col tempo), anche se a lungo andare può influire sulla psiche e avere conseguenze anche sul comportamento sessuale». Spesso l’enuresi nasce da situazioni che nel bambino provocano ansia, stress e disagio. «In genere», dice Alda Palazzolo, psicologo clinico a Modena, «c’è il bisogno di attirare l’attenzione, per vari motivi: un cambiamento improvviso come la morte di un parente caro, o un gesto di protesta contro genitori che hanno troppe aspettative». L’importante è dunque «non colpevolizzare mai il bambino, ma piuttosto rassicurarlo, cercando di non dargli troppe responsabilità».
• Ci sono modi per aiutarlo? Qui di seguito trovate i consigli pratici di Pietro Ferrara, dell’Istituto di clinica pediatrica del policlinico Gemelli di Roma. Prova con le pillole... Spesso in questi casi vengono prescritti farmaci a base di desmopressina, che è l’omologo sintetico dell’Adh (o vasodepressina), un ormone in grado di trattenere i liquidi, che, secondo gli ultimi studi, negli enuretici viene prodotto in quantità minore. Questi farmaci sono disponibili in compresse o spray nasale e risolvono il 60-70% dei casi. ...o con questi trucchi • Non svegliatelo durante la notte. una «tortura», che non aiuta il bambino a responsabilizzarsi. E poi, come capire il momento giusto per farlo alzare e andare in bagno? • Addio al pannolino. Imparerà a riconoscere lo stimolo e a regolarlo. • Già dal tardo pomeriggio evitate di farlo bere più del necessario. Niente spremute o minestrine dopo le sei e mezza. E fatelo andare sempre in bagno prima di andare a letto, in modo che la vescica sia libera. • Può essere molto utile anche la ginnastica vescicale. Durante il giorno, fate esercitare il bambino a trattenere per un po’ la pipì quando sente il bisogno di farla: così la vescica si abitua a resistere. Il letto che suona In commercio si trovano apparecchi dotati di piccoli sensori, che si applicano vicino alle mutandine, nel pannolino o sul lenzuolo. Appena la pipì comincia a uscire, suonano. Le prime volte il bimbo si sveglierà bagnato, ma a poco a poco attiverà un riflesso inconscio che lo farà svegliare in tempo. un metodo risolutivo all’80%, ma è fondamentale che sia accettato dal bambino, per evitargli traumi. Il costo di un allarme è di circa 100-150 euro (200-300.000 lire circa). I CONSIGLI DI ALDA PALOZZOLO, PSICOLOGA A MODENA ...ha paura di addormentarsi Sdrammatizzate la situazione, tranquillizzatelo raccontando che anche voi avete avuto qualche problema quando eravate piccoli, ad esempio la paura di rimanere al buio o di restare da soli in camera lontani da mamma e papà. E fategli capire che, piano piano, l’avete superata completamente. ... non vuole andare a scuola Mettetevi dalla sua parte, ditegli che lo capite e che non deve preoccuparsi perché a scuola non avrà alcun problema per questo disturbo, che lo coglie durante la notte. Coccolatelo un po’, soprattutto nei momenti di crisi o di pianto. Passato il momento più critico, fategli prima conoscere l’insegnante, in modo che inizi a familiarizzare con l’ambiente. Poi incoraggiatelo a fare amicizia con i compagni più tranquilli e comprensivi, che potrebbero aiutarlo ad inserirsi meglio nella sua nuova classe. ...si sente in colpa Fategli capire che non è l’unico ad avere questo tipo di problema (riguarda il 15% dei bambini della sua età) e che ci sono bambini che soffrono di altri disturbi, come il sonnambulismo. In ogni caso rassicuratelo, dicendogli che presto tutto passerà. ..rinuncia alla gita con gli amichetti Non forzatelo, anche se un’esperienza come questa lo aiuterebbe a confrontarsi con i problemi degli altri. Cercate quindi di abituarlo gradualmente a dormire insieme con altri bambini, magari invitando ogni tanto un compagno di scuola (o il suo migliore amico) a trascorerre la notte in casa vostra.
• I consigli di Alda Palazzolo, psicologa a Modena. ...ha paura di addormentarsi. Sdrammatizzate la situazione, tranquillizzatelo raccontando che anche voi avete avuto qualche problema quando eravate piccoli, ad esempio la paura di rimanere al buio o di restare da soli in camera lontani da mamma e papà. E fategli capire che, piano piano, l’avete superata completamente. ... non vuole andare a scuola Mettetevi dalla sua parte, ditegli che lo capite e che non deve preoccuparsi perché a scuola non avrà alcun problema per questo disturbo, che lo coglie durante la notte. Coccolatelo un po’, soprattutto nei momenti di crisi o di pianto. Passato il momento più critico, fategli prima conoscere l’insegnante, in modo che inizi a familiarizzare con l’ambiente. Poi incoraggiatelo a fare amicizia con i compagni più tranquilli e comprensivi, che potrebbero aiutarlo ad inserirsi meglio nella sua nuova classe. ...si sente in colpa. Fategli capire che non è l’unico ad avere questo tipo di problema (riguarda il 15% dei bambini della sua età) e che ci sono bambini che soffrono di altri disturbi, come il sonnambulismo. In ogni caso rassicuratelo, dicendogli che presto tutto passerà. ..rinuncia alla gita con gli amichetti. Non forzatelo, anche se un’esperienza come questa lo aiuterebbe a confrontarsi con i problemi degli altri. Cercate quindi di abituarlo gradualmente a dormire insieme con altri bambini, magari invitando ogni tanto un compagno di scuola (o il suo migliore amico) a trascorerre la notte in casa vostra.