Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 12 novembre 2016
Eredità Agnelli, l’enigma all’estero
• Eredità Agnelli, l’enigma all’estero. Il Sole 24 Ore 10 giugno 2007. Una saga familiare come tante? O una vicenda che rischia di mettere in gioco il controllo del maggior gruppo industriale italiano? La causa intentata da Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato, nei confronti di Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e dell’avvocato svizzero Siegfried Maron - che vede la citazione anche della madre Marella in qualità di coerede - ha richiamato un’attenzione mediatica commisurata al ruolo attribuito alla famiglia Agnelli in Italia; e ha anche sollevato interrogativi per le possibili ripercussioni sul gruppo Fiat.
Le prospettive
Difficile prevedere se la vicenda potrà essere ricomposta in via stragiudiziale. Per ora non risulta che siano state fatte offerte in tal senso, ma è probabile che la diplomazia familiare si metta in moto quanto prima. Stando alle parole del suo avvocato, Girolamo Abbatescianni, Margherita Agnelli punta in primo luogo a ottenere quel rendiconto che la legge prevede sia reso dai mandatari. Dai mandatari, appunto. Se si andrà allo scontro nell’aula del tribunale di Torino, l’oggetto immediato della disputa sarà proprio la qualifica di Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, collaboratori di lunga data di Gianni Agnelli e della famiglia. Mandatari, gestori o "semplici" conservatori del patrimonio personale dell’Avvocato?
Da parte dei tre citati in giudizio si potrebbe sostenere, e in questo senso si esprimono fonti vicine a Fiat, di non avere mai ricevuto un mandato ufficiale all’amministrazione del patrimonio e di avere invece rivestito un ruolo di consulenti, senz’altro di alto livello, ma semplici consulenti. Anche con incarichi societari, ma sempre funzionali a un ruolo che non prevedeva la gestione dei beni dell’Avvocato. Semmai la sua conservazione. Un ruolo statico, insomma, e non dinamico. Opposta la convinzione di Margherita Agnelli. Almeno stando a quanto emerge dall’atto di citazione: i tre sono sempre qualificati come mandatari o gestori. A corroborare questa tesi, oltre a un’ampia rassegna stampa concentrata sugli atti compiuti nell’interesse di Gianni Agnelli, si fa riferimento agli incarichi ricoperti in società, fiduciarie e trust. Uno per tutti: Alkyone, trust costituito a Vaduz nel 2001 con l’obiettivo di gestire conti e azioni dell’Avvocato. Amministratori? Gianni Agnelli stesso con Grande Stevens, Gabetti e Maron.
Il controllo della Fiat
La stabilità della catena di controllo della Fiat, uscita da poco dalla più grave crisi della sua storia, non è comunque in pericolo. La Dicembre società semplice ha in portafoglio poco più del 31% della G. Agnelli & C. sapa, holding che raccoglie le partecipazioni di tutti i membri della dinastia e che - tramite Ifi e Ifil - controlla poi Fiat. L’Avvocato Agnelli controllava fino al 1996 il 99,97% della Dicembre. In realtà, secondo il periodico svizzero «Facts», nei primi anni 90 la quota di controllo fu trasferita per un certo periodo alla finanziaria del Liechtenstein Merkt & Co, gestita da Herbert Batliner, uno dei più noti avvocati di Vaduz. A metà del decennio, però, la struttura fu smantellata (Merkt & Co viene liquidata nel 1997). Nel 1996 Gianni Agnelli ripartisce le quote di Dicembre con una donazione assegnando il 25% alla moglie Marella, 25% alla figlia Margherita, 25% al nipote John Elkann, erede designato alla guida del gruppo, e tenendo l’ultimo 25% in proprietà ma conservando l’usufrutto sulle altre quote. Questa era la situazione all’apertura delle schede testamentarie, il 24 febbraio 2003. Secondo il codice, nel caso di morte di uno dei soci di una società semplice la sua quota viene ripartita fra gli altri, i quali liquidano eventuali eredi. La nuova ripartizione vedeva Margherita Agnelli, sua madre Marella e John Elkann salire al 33% ciascuno. In quell’occasione Margherita si rifiutò di sottoscrivere poiché - ha spiegato nell’intervista a «Panorama» - non le vennero mostrate carte che descrivessero lo stato patrimoniale di suo padre.
Dopo i contrasti emersi in quella data, Grande Stevens rinunciò all’incarico di esecutore testamentario. Dopo lunghe discussioni, Margherita e la madre arrivarono a un accordo concretizzatosi poi in un "patto successorio" firmato in Svizzera nel marzo 2004, valido per il diritto elvetico ma nullo per quello italiano. In sostanza, Margherita rinunciava con il patto ai propri diritti sull’eredità di Marella (compresa la quota di quest’ultima in Dicembre) e vendeva alla madre anche la quota ricevuta in eredità dal padre. Marella ha poi a sua volta donato le proprie quote in Dicembre a John e agli altri due nipoti Elkann, Lapo e Ginevra, mantenendo per sé l’usufrutto. La causa intentata in questi giorni da Margherita chiede sì la nullità degli accordi intercorsi in Svizzera con la madre, ma la compravendita di cui sopra «non ne è oggetto» afferma l’avvocato Abbatescianni, che l’ha assistita nella predisposizione della citazione. Con il 31% dell’accomandita garantito dal controllo di Dicembre, John è saldo al volante di Fiat.
Il resto del patrimonio
Rimane la controversia sul resto dell’eredità. Come mai Margherita ha deciso di andare avanti, dopo che con gli accordi del 2004 sembrava aver accettato i termini della divisione? «Il tutto è nato quando la signora ha iniziato a pensare a una sistemazione della propria eredità», dice l’avvocato. Una sistemazione che garantisca un trattamento equilibrato fra i tre figli avuti da Alain Elkann e i cinque di Serge de Pahlen. Il mensile elvetico «Bilanz» attribuisce alla famiglia Agnelli-De Pahlen un patrimonio fino a 2 miliardi di franchi, ma è possibile che nella stima siano comprese anche le quote in mano a John Elkann.
Anche se non viene detto esplicitamente, il dubbio di Margherita è che i vari resoconti sulla consistenza del patrimonio del padre non siano completi. Il primo è datato 16 maggio 2003 e prodotto dal commercialista Gian Luca Ferrero. Un resoconto parziale, sostiene la citazione, poiché si riferisce alle sole proprietà italiane dell’Avvocato; quanto al resto, la signora Agnelli allega alla citazione schemi estremamente sommari, e che sarebbero gli unici ricevuti.
Dopo l’accordo con la madre, Margherita Agnelli riceve in data 26 marzo 2004 un pagamento di circa 109 milioni di euro dalla filiale svizzera di Morgan Stanley. Il bonifico non riporta chi lo ha ordinato, e alle successive richieste di chiarimenti viene risposto dalla banca con una stringata missiva giunta il 13 aprile di quest’anno, secondo la quale «il titolare del conto ci consiglia di non darvi altre informazioni». Chi è questo titolare? Che cosa contiene il conto? Una settimana dopo la lettera, il 20 aprile scorso, viene messa in liquidazione la ginevrina Sacofint, una delle due finanziarie svizzere (l’altra è la zurighese Sadco, messa in liquidazione già nel 2005) menzionate nell’atto di citazione come family office, ovvero quelle cui l’Avvocato aveva affidato il compito di gestire il proprio patrimonio internazionale. Amministratore di entrambe, e ora liquidatore di Sacofint, è Siegfried Maron. Che cosa era custodito in quelle società? «Vogliamo trasparenza», afferma l’avvocato Abbatescianni. Se poi la trasparenza dovesse rivelare parti di patrimonio finora rimaste nascoste, l’obiettivo è anche di arrivare a una nuova divisione.
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LE TAPPE
2003
23 gennaio. Muore a Torino l’Avvocato Giovanni Agnelli, all’età di 81 anni
24 febbraio. Apertura delle schede testamentarie. Margherita, al contrario di Marella, non firma
26 febbraio. Lettera di Margherita Agnelli nella quale si iniziano a chiedere chiarimenti sullo stato patrimoniale del defunto padre
9 marzo. Lettera di Gianluigi Gabetti che ricorda come Margherita dovrebbe considerarsi soddisfatta della assegnazione di una quota della società Dicembre
10-26 marzo. Due lettere di Franzo Grande Stevens a Margherita: nella prima, Grande Stevens ricorda che la volontà dello stesso Gianni Agnelli era che «a comandare fosse uno solo alla volta». Grande Stevens rimarca che Agnelli gli confidò il desiderio che le quote di Dicembre di proprietà di Margherita e di Marella andassero allo stesso John
11 aprile. Lettera di Franzo Grande Stevens a Margherita nella quale l’avvocato rinuncia all’incarico di esecutore testamentario dopo avere preso atto dei conflitti insorti con Margherita
22 aprile. Quarta lettera di Franzo Grande Stevens: il legale incarica il commercialista Gian Luca Ferrero di Torino di comunicare la consistenza dell’asse ereditario
16 maggio. Relazione di Gian Luca Ferrero che assume la veste di un vero e proprio rendiconto, relativo però ai soli beni presenti in Italia di proprietà di Gianni Agnelli
2004
23 gennaio. Messa di suffragio per Giovanni Agnelli; Margherita non partecipa
18 febbraio. Accordo tra Margherita e la madre Marella sulla divisione ereditaria, adesso definito «privo di forma» nella citazione
2 marzo. Patto successorio siglato in Svizzera, di cui Margherita chiede la nullità, in cui viene disposta la rinuncia ai diritti sulla successione della madre Marella in cambio di beni immobili e denaro
26 marzo. Morgan Stanley paga 109 milioni di euro a Margherita
4 settembre. Matrimonio di John Elkann con Lavinia Borromeo (nella foto)
2007
13 aprile. Lettera di Morgan Stanley a Margherita nella quale si afferma che un conto riconducibile a Gianni Agnelli è stato movimentato nel 2004 senza fornire informazioni su chi ha impartito l’ordine e ha disposto di non dare ulteriori indicazioni
20 aprile. Liquidazione della Sacofint, la finanziaria ginevrina che fungeva da cassaforte del patrimonio estero dell’Avvocato Agnelli
31 maggio. Margherita Agnelli cita in giudizio, davanti al tribunale di Torino, Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti (assieme nella foto) e Siegfrid Maron
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DOMANDE E RISPOSTE
Il patto successorio e le responsabilità
Perché è nullo il patto successorio nel diritto italiano?
Il nostro Codice civile esclude tutte le convenzioni con le quali, in vista della propria morte, o di quella di un’altra persona, si dispone dei propri o degli altrui beni. L’atto di citazione bolla come nulle e contrarie all’ordine pubblico le rinunce, in esecuzione del patto del 2 marzo 2004, fatte da Margherita Agnelli ai propri diritti sulla successione di Donna Marella Caracciolo (alla quale era tra l’altro rimasto l’usufrutto su Villa Frescot e Villar Perosa, nella foto in alto la cappella privata nel comune piemontese)
Come può qualificarsi giuridicamente il rapporto tra Gianni Agnelli e Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Siegfried Maron?
Per i legali di Margherita Agnelli si tratta di mandato di durata per la gestione del patrimonio anche mobiliare dell’Avvocato, sia prima sia dopo il decesso di quest’ultimo: per questo avevano assunto cariche in società di capitali, fondazioni e trust. Fonti vicine al Lingotto affermano invece che si tratterebbe piuttosto di un compito da protector, più di conservazione che di gestione
Qual è l’oggetto del procedimento avviato al tribunale di Torino?
Margherita Agnelli chiede che le venga fornito un rendiconto (come previsto dal Codice civile nel rapporto di mandato) completo ed esaustivo, bene per bene, con riferimento analitico al cambiamento di valore, del patrimonio in immobili o titoli gestito dalle tre persone chiamate in giudizio. Il rendiconto dovrà comprendere un arco temporale che va dal 24 gennaio 1993 al 24 gennaio 2003 (data di morte di Gianni Agnelli)
Quali le conseguenze sui nuovi beni che dovessero essere individuati?
La ricostruzione del patrimonio ereditario rappresenta il presupposto per procedere alla richiesta di eredità nei conforti di chi detenga i beni senza averne diritto. In seguito si potrà dare luogo al completamento della divisione
Che cosa rischiano Gabetti, Grande Stevens e Maron?
L’atto di citazione, sia pure in via eventuale, prefigura la possibilità di una condanna in solido al risarcimento dei danni provocati in violazione dei loro doveri di mandatari e gestori
La citazione
Non sarà immediato il giudizio successivo alla citazione (a lato la prima pagina) di Margherita Agnelli nei confronti di Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Siegfrid Maron. Il tribunale di Torino, venerdì scorso, ha iscritto a ruolo il fascicolo, assegnandolo alla sezione competente in materia di successioni. La prima data utile per lo svolgimento dell’udienza, in un calendario come quello civile sempre affollato, dovrebbe essere il 10 gennaio 2008. Una finestra di tempo sufficiente per trovare un accordo stragiudiziale che eviterebbe l’inizio della discussione davanti ai giudici.
Andrea Malan, Giovanni Negri
• La cascata delle holding Agnelli è fatta così:
Dicembre, società semplice
possiede
il 31,21 per cento di
G.Agnelli & C, società in accomandita per azioni,
il cui restante 68,79 per cento è in mano agli altri eredi del senatore Agnelli
G.Agnelli possiede
il 56,23 per cento
di Ifi
e il 3% di Ifil
Ifi possiede
il 66,8% di Ifil
Ifil
possiede
il 30,4% di Fiat.
• L’eredità contesa dell’Avvocato Agnelli. Il Sole 24 Ore 29 luglio 2007. MILANO. La banca per le gestioni patrimoniali era la svizzera Pictet. I conti correnti risultavano aperti presso Banca Intesa, Popolare di Bergamo e Deutsche Bank. Le proprietà si riferivano a un pacchetto inestimabile di ville, terreni e opere d’arte sparse tra Roma e Torino. La Dicembre, cassaforte del controllo del gruppo Fiat, veniva valutata 300 milioni di euro.
Sono questi gli aspetti più significativi del primo rendiconto sull’eredità di Giovanni Agnelli. Il documento, che porta la firma del commercialista della famiglia Agnelli, Gian Luca Ferrero, risulta fondamentale per ricostruire la lunga trattativa sulla spartizione del patrimonio dell’Avvocato tra la moglie Marella Caracciolo e la figlia Margherita Agnelli De Pahlen. Un pacchetto di beni suddiviso per ben due volte: prima nel 2003, secondo la successione ex lege; poi, a distanza di 15 mesi, con la sottoscrizione di quello che passerà alla storia come il patto successorio di casa Agnelli.
Cosa è finito nell’asse ereditario? Sulla base di quali beni sono stati definiti gli accordi del 2004? E cosa ha ottenuto Margherita Agnelli che oggi, a distanza di più di tre anni dal patto con la madre, chiede un rendiconto puntale sul patrimonio estero dell’Avvocato («finora mai fornito», sostiene)?
Il Sole 24 Ore ha ricostruito sulla base di atti riservati e testimonianze la mappa dell’eredità di Giovanni Agnelli e il quadro completo di donazioni, vendite e passaggi di quote che hanno ridisegnato gli assetti della Dicembre .
Da Villa Frescot a San Vito
Siamo nell’aprile del 2003. Giovanni Agnelli è scomparso da soli tre mesi. Ma è già pronto un primo inventario di beni. L’autore è Gian Luca Ferrero, incaricato dall’avvocato Franzo Grande Stevens, dietro richiesta di Margherita Agnelli, di mettere nero su bianco la "lista" delle proprietà.
L’analisi si snoda in cinque punti (immobili, liquidità, natanti, mezzi mobili e la Dicembre) sulla base dei quali si è proceduto a una divisione ex lege accompagnata, per alcuni beni, alle disposizioni lasciate da Giovanni Agnelli in tre testamenti.
Le proprietà immobiliari coinvolgono due immobili a Torino nella Strada SanVito, Villa Frescot, la storica residenza degli Agnelli sulle colline torinesi, la villa a Roma in via XXIV maggio e una società semplice, la Svapat ss, a cui fa capo un immobile utilizzato dai custodi di Strada San Vito. Nel 2003 l’intero pacchetto, indicativamente, è stato valutato 45 milioni di euro. Ma si tratta di una stima «in via di larga approssimazione», scriveva lo stesso Ferrero, soprattutto tenendo conto del particolare pregio storico e della difficile commerciabilità. Il valore reale, dunque è molto più elevato.
In merito a tale pacchetto di immobili l’Avvocato aveva dato indicazioni puntuali nei tre testamenti. Per i due immobili di San Vito era stabilito che la piena proprietà di ciascuno dei cespiti andasse a Marella e Margherita; per la residenza nella Capitale la piena proprietà del 50% era destinata alla moglie, mentre la nuda proprietà del restante 50% a Margherita (su cui Marella deteneva l’usufrutto) e, infine, Villa Frescot sarebbe toccata in nuda proprietà alla figlia, con vincolo di usufrutto a favore di Marella.
In banca 250 milioni
C’è poi la parte che riguarda liquidità e titoli. Spicca, nel pacchetto complessivo, l’investimento, depositato presso la Simon fiduciaria, in una Sicav della Banca svizzera Pictet: 185 milioni di euro (alle posizioni numerate 2804 e da 2807 a 2823) in titoli obbligazionari. Sempre presso la Simon erano poi depositati altri bond per 14,8 milioni di euro.
Gli investimenti in titoli azionari si concentravano, invece, nel conto aperto presso Banca Intesa: una posizione liquida per 1,5 milioni e un’altra in titoli per 28 milioni di euro. Altri 6 milioni erano depositati presso la Popolare di Bergamo e un conto con poche centinaia di euro risultava aperto agli sportelli della tedesca Deutsche bank. Infine, esistevano anche azioni e obbligazioni della Giovanni Agnelli Sapaz per un totale di 14,9 milioni (le obbligazioni il doppio dei titoli). In tutto fa 250 milioni di euro, diviso tra le due eredi in parti uguali, a cui si somma il 25,7 della finanziaria Dicembre (vedere altro articolo).
Figurano, poi, barche e automezzi. Il veliero Stealth (che in un primo momento era rimasto fuori per la comparsa di un misterioso acquirente) e un’altra imbarcazione, l’F100, erano valutati circa 8,5 milioni di euro; il parco automezzi (valore complessivo 20 mila euro) comprendeva 12 Fiat Panda, due Fiorini, sette ciclomotori e perfino tre trattori per muoversi nei vasti giardini di Villa Frescot. Anche in questo caso, c’è stata una perfetta divisione delle proprietà. Tra le curiosità c’è anche la polizza vita stipulata dal Senato della Repubblica, pari a 155 mila euro.
Gli arredi e le opere d’arte
Infine va dato conto di quella che, a Torino, è considerata la parte più consistente dell’eredità, ovvero arredi e opere d’arte collezionate dall’Avvocato. In proposito non è stabilito un valore puntuale (anche se da ambienti torinesi si fa presente che su questi beni sono stati trasmessi a Margherita inventari successivi), ma una indicazione è stata data da John Elkann, figlio di Margherita ed erede designato da Giovanni Agnelli per la guida del gruppo Fiat. In una intervista al Corriere della Sera, dopo aver preso una posizione netta sulla battaglia legale avviata da Margherita («Non ci sarà nessun nuovo negoziato. Mia nonna Marella si è privata di tutti i suoi averi per rendere possibile a suo tempo l’accordo con la figlia»), Elkann ha dichiarato riferendosi a quanto ottenuto dalla madre: «Pensi solo al patrimonio artistico e al potenziale di rivalutazione che ha. La donazione fatta da mio nonno alla Pinacoteca nel 2002 era stata valutata 500 milioni di euro».
Il patto del 2004
Dopo mesi di confronto la divisione del 2003 è stata rivista nell’ambito di un patto successorio firmato il 2 marzo del 2004 tra le due eredi. Marella si è privata della nuda proprietà di tutti beni immobili e mobili (opere d’arte incluse), mantenendo l’usufrutto. Alla moglie dell’Avvocato è rimasta la parte di liquidità incassata un anno prima e l’intero parco automezzi. Sempre donna Marella ha acquistato il 50% dello Stealth destinato inizialmente alla figlia.
Il pacchetto finale ereditato da Margherita, invece, conta 125 milioni di liquidità, le storiche ville di casa Agnelli (45 milioni valore da inventario), arredi e opere d’arte (su questo mancano stime puntuali), un assegno di 109 milioni versato da Morgan Stanley (su cui ora Margherita chiede spiegazioni e dettagli) e infine, l’incasso della vendita della quota nella Dicembre (100 milioni di euro, vedere articolo in pagina), dei titoli e obbligazioni della Sapaz (circa 7 milioni di euro) e della partecipazione nello Stealth (2 milioni). Inoltre, sempre secondo fonti vicine alla famiglia, successivamente sono finiti nell’asse ereditario altri conti aperti dall’Avvocato in cui erano depositati 3-4 milioni. Mancano indicazioni puntuali sulle proprietà estere: secondo fonti torinesi, Marella ha rinunciato alla nuda proprietà di diversi immobili, tra cui anche una casa in Francia, a Parigi, ceduta a Margherita Agnelli.
Marigia Mangano
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I PROTAGONISTI DELLA DINASTIA DEL LINGOTTO
La famiglia
La dinastia torinese è ormai arrivata alla sesta generazione, quella di Leone Elkann, figlio di John Elkann, vicepresidente della Fiat. Il veicolo attraverso cui controllano il gruppo Ifi-Fiat è la Giovanni Agnelli & C. L’accomandita nacque nel 1986 per salvaguardare l’unità famigliare in relazione al controllo della Fiat. La fotografia più aggiornata della Sapaz conta tra i suoi 70 azionisti, ben quaranta della quinta generazione. La Dicembre di Jaki è il socio con maggior peso azionario
La moglie dell’Avvocato
Marella Caracciolo, moglie di Giovanni Agnelli, ha avuto due figli: Edoardo, scomparso nel 2000 e Margherita. Da sempre donna riservata, Marella dalla scomparsa del figlio trascorre molto tempo nella casa a Marrakech e in quella di Calvi. Dopo la morte dell’Avvocato ha donato al nipote Jaki la quota nella Dicembre necessaria per il controllo della società. E’ stata citata in giudizio, insieme a Franzo Grande Stevens, Siegfried Maron e Gianluigi Gabetti, dalla figlia Margherita nell’ambito della causa legata all’eredità dell’Avvocato.
La figlia e il rendiconto estero
Margherita si è opposta da subito alla scelta di Giovanni Agnelli di privilegiare Jaki. La designazione del primo nipote, a suo avviso, pregiudicava i diritti ereditari degli altri figli: Lapo e Ginevra, ma anche i cinque avuti dal secondo marito, Serge De Pahlen, nell’ordine Maria (nata nel 1983), Pietro (1986), Anna e Sofia (1988), Tatiana (1990). La contesa è durata per oltre un anno e si è conclusa con il patto successorio, firmato nel 2004. A distanza di oltre tre anni da quell’accordo, oggi chiede un nuovo rendiconto sul patrimonio estero dell’Avvocato.
L’erede designato
John Elkann, 31 anni, è stato scelto dal nonno Giovanni Agnelli come suo successore. E’ nato a New York dal matrimonio tra Margherita Agnelli e il suo primo marito, lo scrittore Alain Elkann. Ha due fratelli: Lapo e Ginevra. Si è laureato in ingegneria al Politecnico di Torino e ha svolto un periodo di apprendistato in Fiat e General Electric. Attualmente, oltre ad avere il controllo della Dicembre, nel gruppo degli Agnelli ricopre la carica di presidente di Ifi, vicepresidente vicario di Ifil e vicepresidente di Fiat.
LE TAPPE
1996 10 aprile
L’Avvocato Giovanni Agnelli cede la nuda proprietà del 25% della Dicembre a John Elkann, preparando il terreno per la successione. Gli assetti della Dicembre vedono nelle mani di Giovanni Agnelli la piena proprietà di una quota del 25,3% della società semplice e l’usufrutto sul 100%. Il resto del capitale è diviso in parti uguali tra John Elkann, Margherita Agnelli e Marella Caracciolo.
2003 24 gennaio
Muore Giovanni Agnelli e lascia tre testamenti. Le disposizioni dell’Avvocato si riferiscono solo ad alcuni beni, principalmente immobili. Margherita Agnelli chiede un rendiconto completo sull’eredità lasciata dal padre.
2003 22 aprile
Il commercialista Gian Luca Ferrero redige un inventario di beni di proprietà dell’Avvocato, dietro richiesta di Franzo Grande Stevens. Si procede alla successione ex lege con una divisione dell’eredità tra Marella Caracciolo e Margherita Agnelli De Pahlen. Solo per gli immobili si seguono le disposizioni testamentarie. Il rendiconto sul patrimonio conta ville, arredi, opere d’arte, investimenti per 250 milioni di euro, le proprietà azionarie nel gruppo Ifi-Fiat, natanti e automezzi.
2004 2 marzo
Dopo quindici mesi di confronto tra Marella Caracciolo e Margherita Agnelli, si raggiunge un accordo nel 2004. Le due eredi sottoscrivono un patto successorio in base al quale c’è una nuova redistribuzione dell’eredità di Giovanni Agnelli. In questa occasione Margherita Agnelli decide di uscire dal gruppo Fiat e vende tutte le partecipazioni nella Dicembre e nella Giovanni Agnelli & C sapaz alla madre Marella Caracciolo
2007 31 maggio
Margherita Agnelli de Pahlen cita in giudizio Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Siegfrid Maron, in qualità di mandatari e gestori del patrimonio personale dell’Avvocato. La motivazione dell’azione legale è legata all’impossibilità di determinare la consistenza complessiva del patrimonio personale dell’Avvocato ed il modo in cui è stato amministrato. Margherita chiede un nuovo rendiconto sul patrimonio estero che, sostiene, non è stato mai fornito
• Patti e donazioni per blindare Dicembre. Il Sole 24 Ore 29 luglio 2007. MILANO.
«Bisogna che a decidere e a comandare sia uno alla volta». La regola è di Giovanni Agnelli. E la scelta su chi, dopo di lui, avrebbe comandato in casa Fiat era stata fatta fin dal ’96 : il nipote John Elkann (detto Jaki). Da qui la necessità di predisporre tutto, nei minimi dettagli, perché la sua volontà fosse rispettata. Donazioni e clausole testamentarie dovevano garantire la titolarità di Jaki sotto il profilo «giuridico»; al resto ci avrebbe pensato la moglie, Marella Caracciolo. E così è stato.
La finanziaria preparata per l’ascesa di John Elkann porta il nome della Dicembre. Proprio la Dicembre è la società chiave del sistema di comando degli Agnelli perché custodisce la quota di controllo dell’accomandita Giovanni Agnelli & C Sapaz e, da sempre, è un veicolo inaccessibile.
La prima mossa per blindarla e tutelare i diritti del nipote prediletto risale a 11 anni fa. Il 10 aprile 1996, l’Avvocato trasferisce la nuda proprietà del 24,87% della Dicembre, donandola a John Elkann. Il libro soci della società semplice vedeva così Gianni Agnelli con la piena proprietà del 25,374%, mentre il nipote, la figlia Margherita e la moglie Marella detenevano la nuda proprietà del 24,87% a testa. L’usufrutto restava nella mani dell’Avvocato. Contemporaneamente alla donazione è stata inserita nei patti sociali della Dicembre una clausola, sottoscritta da tutti i soci, in cui veniva stabilito che tutti i poteri di amministrazione della società (fino ad allora in capo a Giovanni Agnelli) «dovevano» passare a John Elkann alla morte dell’Avvocato. Una volontà rispettata dagli altri soci che, dopo la sua morte, hanno modificato l’articolo 9 dello statuto della Dicembre così: «I poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione spettano, senza eccezione alcuna, singolarmente al socio John Philip Elkann». Non solo. Una seconda norma dello statuto assicurava pieni poteri a Jaki al pari delle due eredi (Marella e Margherita): la clausola di consolidamento, secondo cui gli eredi possono essere liquidati dai soci superstiti. Una disposizione che, nel caso in questione, è stata solo parzialmente attivata.
Dopo la morte di Giovanni Agnelli, nell’aprile del 2003, si è proceduto infatti al consolidamento così come previsto dallo statuto: il pacchetto del 25,37% è stato diviso perfettamente tra i tre soci della Dicembre, con il risultato finale che la torta vedeva Jaki, Margherita e Marella con il 33,3% ciascuno. A questo punto, decisiva per mettere al sicuro il controllo di Jaki nella Dicembre, è stata la determinazione con cui Marella Caracciolo ha «perfezionato», quasi in tempo reale, la donazione che avrebbe garantito al nipote di prendere il posto di Giovanni Agnelli nella proprietà della società semplice. Marella Caracciolo ha donato al nipote il 25,4% della sua quota, facendolo salire al 58,7% e restando in possesso del 7,9% del capitale.
L’esistenza della clausola di consolidamento, tuttavia, trovò qualche obiezione da parte di Margherita Agnelli. La stessa avrebbe fatto presente alla mamma che se si fosse proceduto ex lege il pacchetto del padre doveva essere diviso solo in due parti, e non anche con il figlio, portando dunque la sua quota al 37,5%. La soluzione, trovata solo in seconda battuta, si è presentata in occasione della ricapitalizzazione della Dicembre dell’aprile 2003. In prima battuta Margherita aveva deciso di non sottoscriverlo. Ma ci ha ripensato solo dopo pochi mesi, nel luglio dello stesso anno. Marella, che nel frattempo aveva già trasferito parte delle azioni al nipote, gli ha però dato la possibilità di sottocrivere quanto bastava (36 milioni) per salire al 37,5% della Dicembre, ovvero quanto le sarebbe spettato senza il consolidamento.
L’ultimo atto è datato 2 marzo del 2004. Nell’ambito del patto successorio, Margherita ha venduto alla madre la quota detenuta nella Dicembre. A quale prezzo? «Per valutare la Dicembre bisogna tener conto della valutazione della Giovanni Agnelli & C Sapaz», riferisce un esponente di spicco vicino alla famiglia Agnelli, «e questo valore è determinato dagli accomadatari in base a delle modalità precise stabilite dall’articolo 6 dello statuto della Sapaz». Nel 2003, seguendo tale procedura, la valutazione stabilita era di 300 milioni di euro circa per l’intera società semplice. Il pacchetto detenuto da Margherita, dunque, è stato valorizzato circa 100 milioni di euro. Ma allora il titolo Fiat valeva solo 7 euro.
Marigia Mangano
LA CASSAFORTE.
La catena societaria
La Dicembre è la finanziaria che ha il controllo della Giovanni Agnelli & C Sapaz. A questa società fa capo più del 30% dell’accomandita. Da qui parte la lunga filiera di società che porta alla Fiat. La Giovanni Agnelli & C sapaz controlla infatti il 56,23% della Ifi che, a seguire, detiene il 66,8% di Ifil. Quest’ultima, infine, ha una partecipazione del 30% in Fiat.
L’Avvocato ha sempre detenuto la maggioranza della Dicembre e tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione della società semplice. L’Avvocato aveva predisposto tutto affinché il nipote prediletto, John Elkann, prendesse il suo posto dopo la sua scomparsa.
Per valutare la Dicembre si deve prendere come riferimento il valore dell’Accomandita, in cui la società detiene oltre il 30%. L’articolo 6 dello statuto della Sapaz delinea le modalità di calcolo e ogni anno gli accomandatari forniscono un valore puntuale della società. Sulla base di questo si arriva alla valutazione della Dicembre, la cui unica attività è la partecipazione nella Sapaz.