Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 12 novembre 2016
Bellezza - Rowing e la regata diventa virtuale
• Bellezza. Rowing e la regata diventa virtuale. Il rumore dei remi che fendono l’acqua, il ritmo della vogata... L’atmosfera sembrerebbe quella della tradizionale sfida di canottaggio che contrappone gli studenti dei college di Oxford e Cambridge. Invece siete in palestra, durante una lezione di rowing. Nata in Italia tre anni fa come derivazione del canottaggio, questa disciplina conta già più di 30.000 appassionati e oltre 100 palestre dove poterla praticare. «La nostra idea», spiega Luciano Monteleone, ideatore del rowing insieme con Alessandro Bottura (sede Rowing Italia a Biella, tel. 015/2460102), «è stata quella di adattare al fitness il remoergometro, un attrezzo usato dagli atleti del canottaggio durante l’allenamento e che riproduce nei minimi particolari il movimento e lo sforzo della vogata». Per perfezionare il rowing, Monteleone e Bottura hanno sfruttato la consulenza dei fratelli Carmine e Giuseppe Abbagnale, pluricampioni olimpici di canottaggio. Il risultato? Una lezione a tempo di musica che rende più flessibili, allena tutte le principali fasce muscolari del corpo e aiuta ad essere più coordinate e snelle. Ma il suo successo è soprattutto dato dal fatto che il rowing è un’attività rilassante, capace di coinvolgere anche la mente, grazie al richiamo mentale al fluire dell’acqua. Insomma, una vera regata virtuale. E allora, siete pronte a saltare in barca?
• Rowing. Come si svolge una lezione. Sulla stessa barca a tempo di musica. Ogni lezione, una regata virtuale che dura circa 45 minuti, è guidata da un «capo-voga» (così si chiama l’istruttore) che coordina l’allenamento di un gruppo di 10-15 «vogatori». Si comincia con il riscaldamento e si termina con defaticamento e stretching. Il clou della lezione sono 30 minuti scanditi in quattro fasi: l’«attacco», il «tirate», il «finale» e la «ripresa». I movimenti vanno eseguiti seguendo il ritmo della musica. Per fare questo, è importantissimo creare un feeling tra tutti i partecipanti, attraverso la concentrazione collettiva. Insomma, il fine ultimo è quello di far sentire davvero tutti... sulla stessa barca. In questo modo diventa più difficile cedere alla fatica e all’istinto di «mollare».
• Fa bene dagli 8 ai 70 anni. Ti dona linea e agilità. Difficile individuare le fasce d’età alle quali il rowing si addice di più. Visto che questa è una disciplina basata su una serie di movimenti fluidi, naturali e quasi istintivi, è adatta a tutti, dagli 8 ai 70 anni. In più, proprio per queste sue caratteristiche, non vi espone al rischio di microtraumi a legamenti e articolazioni. «Se la vogata viene eseguita con la schiena dritta», dice Monteleone, «ne traggono beneficio anche i muscoli che sostengono e rendono più stabile il tronco e la colonna vertebrale». Proprio per questo, se praticato sotto la guida di un istruttore esperto, il rowing è molto indicato anche per gli anziani. Aiuta a dimagrire. Ragazze e signore, invece, lo praticano sempre più spesso perché garantisce risultati estetici già dopo un mese (a patto di tenere d’occhio la dieta) e fa bruciare calorie, «fino a 1.000 in un’ora di allenamento», dice Monteleone. «Per praticarlo bastano una T-shirt, delle scarpe da ginnastica con la suola flessibile e pantaloncini. Ma soprattutto tanto entusiasmo».
• Rowing. Il tecno-vogatore si regge su un filo. Così è fatto il row. Visto da lontano, può sembrare un semplice vogatore, come quello che qualche anno fa si teneva in casa per cercare di mantenersi in forma. Ma in realtà ne è solo un lontano parente. Il «row» (questo cyber-vogatore si chiama così) ha il telaio fatto di tubi in acciaio tra i quali è montato un binario su cui scorre il carrello con il seggiolino. I piedi poggiano su una pedana in legno fissata all’estremità. A sostituire il remo c’è una specie di manubrio, collegato tramite un filo a una sorta di ventola: facendo su e giù con il carrello, il filo si riavvolge (o si srotola), assecondando i movimenti.
La possibilità di regolare la resistenza del filo riproduce la resistenza (più o meno forte) dell’acqua.