Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 12 novembre 2016
Sacco e Vanzetti
• Sacco e Vanzetti. La Repubblica 27/08/2005. La trappola. Ma che tipo di trappola fu quella in cui caddero Sacco e Vanzetti la sera del 5 maggio?
Sembra che all´origine del loro arresto ci sia il fatto che, nelle famose retate di gennaio, il capo della polizia di Bridgewater, Stewart, aveva aiutato gli agenti del dipartimento di Giustizia a buttar giù dal letto quattro lituani e a trascinarli a Deer Island. Questo sembra gli abbia aperto una carriera come cacciatore di rossi.
Più tardi, su richiesta del dipartimento di Giustizia, aveva arrestato e organizzato l´espulsione di un certo Coacci, membro di un gruppo non meglio definito, lettori del giornale di Galleani, lo stesso gruppo a cui appartenevano anche Sacco e Vanzetti. Coacci fui espulso da Ellis Island il 18 aprile, lasciando dietro di sé la moglie incinta. Stewart era preoccupato per una serie di rapine commesse, si pensava, da italiani, che avevano provocato forti critiche alla polizia da parte dei cittadini. Bisognava fare qualcosa. Fu soltanto dopo che Coacci era stato già imbarcato che a Stewart venne in mente che forse era anche implicato nei fatti di Bridgewater e di South Braintree. Venne fuori che Coacci aveva lavorato nel calzaturificio L. Q. White poco prima del fallito assalto di Bridgewater. Stewart partorì l´idea che forse la casetta in cui Coacci aveva vissuto era stata la base dei banditi.
Boda era un commesso viaggiatore e aveva un´automobile. Stewart lo trovò e lo interrogò. L´automobile di Boda era in riparazione all´officina di Johnson, che si trovava poco più giù nella stessa strada. Stewart seppe da Johnson che l´auto era stata portata a riparare all´epoca degli omicidi di South Braintree; gli disse quindi di telefonargli appena qualcuno fosse venuto a ritirarla.
Così Stewart, uno sbirro di provincia, si ritrovò a dirigere le indagini sul caso. Il capitano Proctor, capo della polizia di Stato, se ne uscì dall´inchiesta dicendo che, secondo lui, la trappola si era chiusa sugli uccelli sbagliati. La teoria elaborata da Stewart e da Katzmann era che i cinque che avevano commesso il delitto di South Braintree (anni dopo identificati da Madeiros come i componenti della banda Morelli) erano Boda, Orciani e Coacci e, dopo il loro arresto, anche Sacco e Vanzetti, tanto per far tornare i conti. Coacci se n´era scappato col malloppo. Quando sbarcò in Italia gli agenti federali fecero in modo che il suo baule venisse requisito e riportato indietro, ma non vi trovarono niente di sospetto.
Orciani il giorno della rapina era al lavoro, come nel frattempo si scoprì. Boda sparì. E tutto ciò dimostrò in modo incontrovertibile che Sacco e Vanzetti erano i delinquenti.
Nessuno che ricordi l´inverno del 1919-20 può negare che perfino i più tranquilli tra i radical, fossero essi cittadini americani o stranieri, erano visti dalla polizia, e da tutti i benpensanti degli Stati Uniti, come delinquenti e bombaroli: tutti, senza distinzione. Nei discorsi, la frase "dovrebbe stare in prigione" seguiva la parola rosso così come la coda segue il cane. La notizia della morte di Salsedo aveva gettato nel panico i pochi radical italiani rimasti nei dintorni di Boston.
Quella notte Sacco e Vanzetti stavano cercando di nascondere materiale che poteva costare l´arresto e, allo stesso tempo, di organizzare una manifestazione di protesta, da tenersi a Brockton il 9 maggio. Quando incontrarono Boda e Orciani davanti alla casa del meccanico Johnson a West Bridgewater, la notte del 5 maggio, erano già estremamente allarmati. Quando Johnson cominciò a cercate scuse per non consegnare l´automobile, dicendo che non aveva il bollo e che quindi non la potevano far uscire, si devono esser davvero spaventati. Infatti la signora Johnson stava proprio telefonando alla polizia.
L´auto di Boda era una piccola Overland, difficile da far passare per la Buick che stavano cercando in relazione ai delitti di South Braintree, ma per i 2.000 dollari di ricompensa offerti dal calzaturificio valeva la pena di tentare. Probabilmente il semplice fatto che quattro wops volessero farsi un giro in macchina bastava a suscitare i sospetti dei Johnson. In ogni modo i quattro cominciarono a innervosirsi. Boda e Orciani se ne andarono con la motocicletta di Orciani, e Sacco e Vanzetti presero il tram. Mentre attraversavano Brockton furono arrestati. La polizia pensava di arrestare Boda.
«Adesso ci espelleranno», pensarono Sacco e Vanzetti e, com´è naturale, fecero di tutto per non implicare i loro amici e compagni.
Il fatto che fossero armati fu una scalogna tremenda. Se non fosse stato per le pistole e per i proiettili che gli furono trovati addosso sarebbero stati rilasciati così come capitò a Orciani, preso dalla polizia due giorni dopo. Ma perché erano armati, si chiedono tutti. Vanzetti aveva comprato l´arma per difendere i suoi guadagni come pescivendolo. Era un´epoca in cui le rapine erano frequenti. Sacco si era abituato a portare la pistola quando faceva il guardiano notturno alla fabbrica Three-K. Un sacco di gente, di ogni classe sociale, si sente forte e virile girando con una pistola. Mettetevi al loro posto. Non ci sono state occasioni in cui tu che leggi ti saresti sentito davvero imbarazzato a spiegare certi tuoi comportamenti se fossi stato improvvisamente arrestato, angariato, sottoposto a interrogatori incrociati da una banda di energumeni in una stazione di polizia? Aggiungici la felice combinazione di pistole, proiettili e bozza di un volantino anarchico. Non è mica poca la gente morta sulla sedia elettrica in seguito a prove ben più labili. La risposta dell´uomo della strada quando gli fai domande pressanti su questo caso è sempre questa: «Un bel po´ di brava gente è stata fatta fuori con la corrente per molto meno».
ora che tu capisca, dico a te che leggi, uomo o donna, operaio o colletto bianco che tu sia, che se Sacco e Vanzetti, per disgrazia, dovessero morire sulla sedia elettrica come risultato di una montatura, le tue possibilità di sopravvivere, se dovesse capitare a te di venire arrestato in seguito a una serie di circostanze altrettanto sfortunate, sarebbero ancora meno. La giustizia non può venire imbalsamata nella cupola di un tribunale. Bisogna che chi la vuole per sé e per il suo vicino lavori per ottenerla, combattendo giorno dopo giorno.
Molta gente, uomini e donne, questo l´ha capito. Ecco perché Sacco e Vanzetti, oggi, sono ancora vivi.
Dunque fu col precedente di una condanna per rapina che Vanzetti fu processato per omicidio insieme con Sacco. Se non fosse stato per quel precedente, sarebbe stato molto più difficile condannare i due a Dedham.
Per uno di quegli accordi tra avvocati che a chi non se ne intende sembrano così spaventosi, la difesa si impegnò a non presentare testimonianze sulla reputazione di Vanzetti se l´accusa si fosse astenuta dal ricordare la precedente condanna. Solo che si trattava di uno scheletro nell´armadio, mai ricordato e però continuamente presente nella mente di tutti, per tutto il processo.
John Dos Passos
• Sacco e Vanzetti. La Repubblica 27/08/2005. L’accusa. Sacco e Vanzetti sono stati ritenuti colpevoli di aver rapinato 15.776 dollari di stipendi e di aver ucciso Frederick Parmenter, cassiere, e Alexander Berardelli, guardia privata, a South Braintree il 15 aprile del 1920. Parmenter e Berardelli lavoravano per la Slater&Morrill Shoe Company.
I due accusati furono processati davanti al giudice Webster Thayer a Dedham tra il giugno e il luglio del 1921 - il processo durò sette settimane - e furono condannati per omicidio di primo grado da una giuria che, secondo l´avvocato della difesa, era stata scelta in modo irregolare e illegale. Il verdetto ha comportato la pena di morte sulla sedia elettrica.
Il delitto fu commesso alle 3.05 del pomeriggio, in Pearl Street, di fronte all´edificio a quattro piani del calzaturificio Rice&Hutchins. L´edificio era pieno di operai. Quattro file di finestre si affacciano sulla scena del delitto e, pure se i loro vetri sono opachi, molte finestre vennero aperte non appena si sentirono gli spari.
Molti altri operai videro il delitto dalle finestre del calzaturificio Slater&Morrill, che si trova a breve distanza, a ovest della Rice&Hutchins. Proprio di fronte, molti operai stavano lavorando a scavare delle buche nel terreno.
Poco prima della sparatoria, nella stazione vicina era arrivato un treno da cui erano scesi parecchi passeggeri per cui, mentre i banditi scappavano, le strade erano piene di gente il cui numero si accrebbe velocemente al rumore degli spari e all´ondata di eccitazione che immediatamente attraversò la città. L´automobile dei banditi corse verso ovest, traversando i binari della linea per New Haven e aumentando di velocità via via che procedeva attraverso le strade principali della città.
Questo non fu che uno di tanti assalti a portavalori nella parte est del Massachusetts, i responsabili dei quali erano sempre sfuggiti alla cattura. Anche questa volta i banditi riuscirono a fuggire. Le autorità erano sulla difensiva, l´opinione pubblica molto indignata. La ricerca dei banditi fu intrapresa dalla polizia di Stato e dalla polizia locale, con l´attiva collaborazione del dipartimento di Giustizia e di numerose agenzie di polizia privata impiegate dagli interessi alleati di industrie e banche. Tra queste agenzie c´era la Pinkerton, per conto della Travellers Insurance Company che aveva assicurato gli stipendi della Slater&Morrill. Le investigazioni intraprese da tutte queste forze andarono avanti dal 15 aprile del 1920 al 31 maggio del 1921, quando iniziò il processo a Sacco e Vanzetti.
Di tutta questa folla di persone che avevano visto sia il delitto che la fuga, e con un tale numero di potenti organismi che cooperavano alle ricerche, quanti furono i testimoni portati dall´accusa contro Sacco e Vanzetti? Pochissimi, come vedremo nell´analisi che segue; mentre tra coloro che videro commettere il delitto, quelli convinti che né Sacco né Vanzetti fossero tra i banditi furono molti di più. Parecchi importanti testimoni dell´accusa furono seriamente screditati, mentre molte persone degne di fiducia, che avevano visto con i loro occhi fatti connessi al delitto e che avevano dichiarato che gli arrestati non erano tra i banditi, dopo esser state sentite dall´accusa furono messe da parte.
* * *
Nel soppesare le testimonianze sfavorevoli a Vanzetti bisogna ricordare che l´accusa ammise di non aver alcuna prova che Vanzetti avesse partecipato alla sparatoria. Non essendo mai stato interrogato prima sui fatti di South Braintree, Vanzetti non sapeva su quali basi vi sarebbe stato collegato finché non lo apprese al processo.
L´accusa tentò di collegarlo al delitto in vari modi: producendo un testimone - uno solo, non corroborato e, come ammesso dalla stessa accusa, «in errore» in una parte della sua testimonianza - che, quattordici mesi dopo l´evento, sosteneva di poter "identificare" Vanzetti come uno dei banditi; due diversi testimoni che sostenevano di averlo visto la mattina del delitto a Braintree, o lì vicino; un altro che sostiene di averlo visto nell´automobile dei banditi ad alcuni chilometri di distanza dal luogo del delitto; un testimone che sosteneva di averlo visto in un tram in un´altra città la sera prima del delitto, o la sera dopo; e, infine, tentando di dimostrare che la pistola trovata in possesso di Vanzetti era appartenuta a Berardelli, uno degli uomini uccisi, ma questo tentativo andò del tutto a vuoto.
La difesa replicò introducendo prove che invalidavano tutte le cosiddette «identificazioni» e portando testimonianze di alibi inoppugnabili.
Dell´insieme di testimoni delle due parti che descrissero porzioni della scena del delitto, 35 sostenevano di aver visto a sufficienza da poter descrivere il viso di uno o di più banditi. L´unico che abbia identificato Vanzetti fu Michael Levangie, casellante di South Braintree della compagnia ferroviaria N. H.&H. di New York. Quando ci fu la sparatoria quest´uomo si trovava nel suo casello sul lato ovest dei binari. Aveva abbassato le sbarre per l´arrivo di un treno e vide arrivare un´automobile da est.
L´uomo seduto accanto al guidatore - disse Levangie - gli agitò contro una pistola facendo cenno di aprire le sbarre, e l´auto traversò lanciata. Mentre l´automobile transitava l´uomo con la pistola, puntando l´arma verso il custode, fece scattare il grilletto. Levangie dichiarò che il guidatore era di carnagione scura, con capelli neri, baffi folti e marroni, zigomi sporgenti, cappello floscio, giacca militare e lo identificò in Vanzetti.
Nell´arringa finale il procuratore distrettuale ammise che Vanzetti non poteva esser stato alla guida perché troppe testimonianze convergevano sul fatto che il guidatore era biondo e aveva l´aria pallida ed emaciata. La difesa portò quattro persone che invalidarono le asserzioni di Levangie in toto.
John Dos Passos
• Sacco e Vanzetti. La Repubblica 27/08/2005. Le testimonianze. Mentre si stava formando la giuria, Harry Dolbeare, accordatore di pianoforti di South Braintree, era stato esonerato dall´incarico dopo aver confabulato col giudice. Chiamato poi a deporre come testimone d´accusa riferì di aver chiesto l´esonero perché mentre era in tribunale aveva riconosciuto in Vanzetti un uomo che aveva visto a South Braintree il 15 aprile, quattordici mesi prima di testimoniare.
Dolbeare dichiarò che quella mattina, ancora del tutto priva di eventi particolari, aveva visto un´automobile che avanzava per strada con cinque persone a bordo, e che aveva fatto caso specialmente all´uomo che stava seduto dietro, in mezzo ad altri due. Quest´uomo si sporgeva a parlare con qualcuno seduto davanti. Dolbeare ne vide soltanto il profilo che si stagliava contro la tenda nera.
«Che cosa c´era in quegli uomini che attirò la sua attenzione?», chiese l´avvocato McAnarney.
«L´aspetto generale di quei cinque. Non li conoscevo e mi sembrarono stranieri».
«Che altro?».
«Be´, che sembrava proprio un gruppo di delinquenti».
Dolbeare ammise che aveva visto un bel po´ di automobili con tre, cinque e anche sette stranieri che venivano dalla zona dei cantieri navali di Fore River.
«Mi descriva in qualche modo gli uomini che si trovavano sul sedile anteriore», chiese McAnarney.
«Vorrei che quello che dico non venisse verbalizzato, poiché le mie impressioni non sono sufficientemente precise. No, gli uomini seduti davanti non mi fecero nessuna impressione particolare».
Gli pareva che portassero dei vestiti usati, ma non sapeva dire se erano tute o giubbe da lavoro, né se erano puliti o sporchi.
«Mi descriva in qualche modo gli altri seduti sul sedile posteriore», chiese McAnarney.
Ma Dolbeare non fu in grado di fornire alcun dettaglio particolare eccetto che si trattava di un «gruppo di delinquenti». Tutta la confusione che quel giorno, a Braintree, seguì gli omicidi non lo spinse affatto a informare le autorità che aveva visto un gruppo di delinquenti in automobile, né lo spinse ad andare alla stazione di polizia di Brockton insieme alla numerosa delegazione che vi andò da Braintree dopo che Sacco e Vanzetti furono arrestati. Perfino le tante fotografie di Vanzetti pubblicate ovunque non lo spinsero ad agire.
Alle 4.15 del pomeriggio del giorno del delitto, Austin T. Reed, custode del passaggio a livello a Matfield Crossing, a qualche miglio da South Braintree, abbassò le sbarre per far passare un treno e obbligò così una grande automobile da turismo a fermarsi. «Un uomo di carnagione scura» con «guance infossate, zigomi alti e baffi corti» che portava un cappello floscio, si sporse per gridare in un inglese chiaro e impeccabile: «Perché diavolo ci hai fatto fermare?».
Tre settimane dopo, quando Sacco e Vanzetti erano già stati arrestati e molti venivano portati al carcere di Brockton per poterli vedere, anche Reed andò a Brockton «a cercare un italiano» come poi testimoniò al contro interrogatorio, un italiano con i baffi, e Vanzetti corrispose al caso. Riconobbe non solo l´aspetto, ma anche la voce. Una voce che, mentre conversava dentro il carcere, e in italiano, ricordava al testimone «quella stessa voce roca» con cui l´italiano gli aveva gridato dall´automobile. Questo testimone era sicuro della sua «identificazione», per quanto i baffi di Vanzetti siano tutt´altro che «corti» e il suo accento sia chiaramente quello di uno straniero.
Bisogna anche sottolineare che Reed aveva piazzato l´uomo con i baffi che aveva «identificato» come Vanzetti, sul sedile anteriore, accanto al guidatore, cioè nel posto in cui ogni altro testimone aveva messo il bandito che si voleva invece far identificare come Sacco.
Un altro testimone, Austin C. Cole, controllore sul tram di Brockton su cui Sacco e Vanzetti furono arrestati la sera del 5 di maggio seguente l´omicidio, testimoniò che quelle stesse persone avevano viaggiato sul suo tram alla stessa ora il 14 o il 15 aprile. Se però questa testimonianza viene accettata come valida per il 14, contemporaneamente smentisce quella di Faulkner sul passeggero del treno da Cohasset la mattina dopo. Se invece viene accettata per il 15, allora significherebbe che due banditi dalle mani ancora insanguinate - uno dei quali era stato al centro dell´azione di fronte a dozzine di spettatori - avevano lasciato la loro potente automobile per salire, parecchie ore dopo, su un tram in una città poco distante dal luogo del delitto. Al controinterrogatorio Cole ammise che, quando i due erano saliti in vettura in quel giorno di aprile, all´inizio aveva pensato che il più grosso dei due fosse «Tony il portoghese», un tale che gli capitava di vedere a Campello da una dozzina d´anni.
L´avvocato della difesa McAnarney mostrò a Cole la foto di un uomo con grandi baffi scuri, visto di profilo.
D. Riconosce questa foto?
R. Sembrerebbe Vanzetti. (Naturalmente, mentre risponde, Cole è seduto in posizione da poter vedere benissimo Vanzetti).
D. la foto di Vanzetti?
R. Io la chiamerei così.
D. E non è una foto del suo amico Tony?
R. No.
A questo punto un uomo viene condotto in aula.
D. Conosce quest´uomo?
R. Sì, l´ho già incontrato.
D. Chi è?
R. Tony.
McAnarney fece nuovamente vedere la fotografia a Cole.
D. una foto di Vanzetti?
R. Sembrerebbe.
Ma in realtà si trattava della foto di un altro italiano, del tutto diverso da Vanzetti, però anche lui con grandi baffi.
* * *
L´accusa fece di tutto per far apparire Sacco come l´uomo di carnagione scura «dalla barba incolta» che si era appoggiato allo steccato sotto la fabbrica Rice&Utchins, aveva sparato a Berardelli, era saltato in macchina e, sporgendosi, aveva sparato a destra e a sinistra mentre l´auto traversava rapidamente la città. A questo scopo, portò in tribunale quattro presunti testimoni del delitto e della fuga che "identificarono" Sacco. Questi quattro erano la signorina Splaine, la signorina Devlin, Pelser e Goodridge. Altri due, Wade e De Bernardinis, chiamati per lo stesso motivo, delusero l´accusa non essendo riusciti a identificarlo con certezza.
Mary Eva Splaine, contabile della Slate&Morrill, descrisse uno dei banditi della macchina in fuga in maniera straordinariamente esauriente, se si tiene conto che si affacciava da una finestra del primo piano ad almeno 25 metri dall´auto e vide il bandito soltanto per quel breve intervallo che un´auto impiega a percorrere una decina di metri a circa 30 chilometri l´ora - ovvero un secondo e venti centesimi. Prima aveva visto l´automobile da una finestra che dava a est, poi si spostò a una finestra che dava a sud. Mentre raggiungeva la finestra a sud, un uomo si affacciò da dietro il sedile anteriore dell´auto.
«Era un po´ più alto di me - fu la sua testimonianza - sarà stato tra 63 e 65 chili, capelli scuri, sopracciglia scure, guance magre e viso rasato di un certo colore verdastro. Aveva la fronte alta. I capelli erano pettinati all´indietro ed erano lunghi, direi, quattro o cinque centimetri. Aveva le spalle dritte e squadrate. Non aveva cappello... Il viso dai tratti netti era accuratamente sbarbato. Aveva una camicia grigia. Sembrava un uomo vigoroso, energico, e aveva una grande mano sinistra, una mano poderosa».
Continuò dicendo che quell´uomo si sporgeva per metà fuori dalla macchina, subito dietro il sedile anteriore, su cui appoggiava la sua mano sinistra, presumibilmente lontana dalla faccia per quant´è lungo il braccio.
«Fu sotto i miei occhi a partire dalla metà della distanza che c´è tra i binari del treno e il negozio del calzolaio, cioè più o meno 18 o 22 metri, la metà dei quali fa 9 o 11 metri. La mia visuale si fermava al negozio del calzolaio».
La Splaine dichiarò che Sacco era senza dubbio l´uomo che si sporgeva dalla macchina. L´avvocato della difesa Fred H. Moore le mise di fronte i verbali dell´audizione preliminare relativa a Sacco, che dimostrano che a quell´epoca, un anno prima del processo e poche settimane dopo il delitto, e dopo aver potuto osservare Sacco a piacimento in tre diverse occasioni, aveva ammesso sotto giuramento che «non poteva giurare che Sacco fosse senz´altro il bandito».
«Non è vero - dichiarò ora - non l´ho mai detto».
Ma il giorno dopo venne in tribunale e annunciò di voler cambiare la sua testimonianza, aggiungendo che ammetteva di aver detto, all´audizione preliminare, che non era in grado di giurare che Sacco era senz´altro il bandito (pag. 416 degli Atti). Aggiunse che la sua attuale convinzione che proprio Sacco fosse il bandito derivava dall´averci «riflettuto». Il verbale della testimonianza da lei fornita in sede preliminare (pag. 56) mostra che quando lei era stata interrogata alla centrale di polizia aveva detto: «Non credo che quel che ho potuto vedere mi dia il diritto di dire che quello è senza dubbio la persona giusta».
Nell´audizione preliminare lei ricordava una rivoltella nella mano destra. Al processo non disse niente né della mano destra né della rivoltella.
Infine ammise che quando era stata alla centrale della polizia di Stato a Boston, poco dopo il delitto, le avevano fatto vedere una certa foto in un album di ritratti di delinquenti abituali e lei aveva detto: «Questo sì che somiglia tutto al bandito». Poi però aveva saputo che si trattava di uno che quel 15 aprile era detenuto nel carcere di Sing Sing.
Frances J. Devlin, anche lei contabile della Slate&Morrill, testimoniò più o meno come la Splaine. Aveva visto l´automobile che fuggiva dallo stesso punto di vista, una finestra al primo piano di Hampton House, cioè da almeno 25 metri di distanza. Disse di aver visto un uomo che, sporgendosi dal sedile posteriore destro, sparava sulla folla.
Questo bandito, disse, era un tipo robusto, di carnagione scura, pallido, un bell´uomo dai tratti marcati. Era leggermente stempiato e portava i capelli pettinati all´indietro. Identificava «senza alcun dubbio» Sacco come il bandito.
Durante il contro interrogatorio la Devlin ammise che nell´audizione preliminare aveva detto che il bandito era alto e robusto, mentre Sacco è soltanto 1,65. Ammise anche di aver detto, in quell´occasione: «Non posso dire con sicurezza che si tratti di lui».
I verbali della polizia di Quincy dimostrano che all´audizione preliminare aveva detto di esser riuscita a osservare il viso del guidatore meglio che quello dell´altro bandito, cosa ovviamente impossibile visto che si trattava di un´automobile coperta e con guida a sinistra. Ma al processo disse di non aver mai detto niente di simile e di non aver affatto visto il viso del guidatore.
Ammise che Sacco, alla centrale di polizia di Brockton, era stato costretto ad assumere, davanti a lei, pose uguali a quelle in cui lei diceva di aver visto il bandito.
Rispondendo a Harold Williams, dell´accusa, la Devlin spiegò che al processo di primo grado aveva detto di non essere in grado di identificare Sacco in modo certo come il bandito «a causa dell´immensità del crimine. In fondo all´anima ne ero certa, ma mi sembrava orribile affermarlo, dirlo, così, direttamente».
Malgrado il fatto che le descrizioni fatte dalle due giovani donne, se si tiene conto della posizione da cui osservarono la scena e della brevità dei tempi, fossero piene di dettagli così stupefacenti, malgrado il modo con cui i dubbi espressi alle audizioni preliminari si mutarono, al processo, in assolute certezze, esse furono le testimoni più forti contro Sacco.
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Una testimonianza che contraddiceva quelle di Mary Eva Spkaine e di Frances Devlin fu offerta da Frank Burke, conferenziere, che ebbe modo di osservare i banditi in fuga da una posizione molto migliore di quella in cui si trovava ciascuna delle due donne. Lui si trovava su Pearl Street, vicino alle rotaie della ferrovia per New Haven e proprio sul tragitto dell´auto che fuggiva.
Si trovava a tre metri dalla vettura. Ci vide dentro due uomini, entrambi di carnagione scura. Il bandito che si sporgeva dal sedile posteriore gli puntò contro la pistola e premette il grilletto, ma non vi fu alcuna esplosione. Burke ebbe modo di vedere in tutti i particolari l´uomo che l´accusa sosteneva fosse Sacco. Lo descrisse come uno che aveva il viso pieno, schiacciato, la mascella larga e robusta e la barba non rasata, «dal viso scuro e l´aria di un disperato».
Solo che Burke dichiarò che quel bandito non era né Sacco né Vanzetti. Lui si era trovato proprio di fronte all´auto in fuga, mentre la visuale, dal punto in cui erano sia la Splaine che la Devlin, era interrotta dal negozio del calzolaio, e lui aveva dato una descrizione accurata dell´uomo del sedile anteriore destro, che l´accusa vuole fosse Sacco, avendolo visto da una distanza di tre metri invece che di venticinque, come nel caso delle signorine Splaine e Devlin.
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Dalla condanna di Sacco e Vanzetti, pronunciata il 14 luglio 1921, condanna che ha scioccato una grande parte dell´umanità come non capitava da quando Dreyfus fu spedito all´Isola del Diavolo, il Comitato di difesa, sostenuto da contributi in arrivo da ovunque negli Stati Uniti e da ogni parte nel mondo ove esiste un movimento dei lavoratori, finora è riuscito a rimandare l´esecuzione. La richiesta di riapertura del processo che è appena stata negata era la settima. All´inizio la difesa era affidata a Fred H. Moore. Poi è passata a William G. Thompson, un eminente avvocato di Boston, presidente di un comitato dell´Associazione degli avvocati del Massachusetts, il quale ha avuto il coraggio e il senso civico di assumere una causa molto impopolare, col rischio di perdere clienti e amici.
John Dos Passos
• Sacco e Vanzetti. La Repubblica 27/08/2005. La condanna. soprattutto grazie alla sua influenza personale, oltre che alla sua reputazione di persona conservatrice e integerrima, che avvocati, ministri di culto, professori universitari e giornalisti stanno interessandosi sempre più a questo caso. Adesso che il Boston Herald è uscito con un articolo di fondo in cui si chiede un nuovo processo e ha suggerito che venga nominata una commissione imparziale che riveda tutta la storia del caso, si comincia a sentir crescere l´agitazione, anche se tardiva, dei circoli di idee liberal e degli intellettuali. Il popolo del Massachusetts comincia a rendersi conto che in un errore giudiziario di tale portata è in gioco non solo la vita di due radical italiani.
La prima istanza di riapertura, discussa nell´ottobre del 1921, si fondava sull´affermazione che la sentenza non fosse coerente con le prove. Fu respinta.
Altre quattro istanze si basavano su prove che erano state scoperte nel frattempo. La prima denunciava irregolarità avvenute nella camera della giuria. Il presidente di questa, Ripley, ex capo della polizia di Quincy, le cui opinioni devono aver avuto molto peso sui suoi colleghi giurati, dichiarò alla difesa che durante il processo aveva avuto in tasca alcuni proiettili simili per marca e calibro a quelli portati come prova, e che su quelli tra lui e gli altri giurati vi era stata un po´ di discussione. Si può presumere che siano stati usati per fare paragoni e trarre conclusioni. In ogni caso simili prove segrete violano il concetto di equo processo, concetto che insiste sul fatto che chiunque ha il diritto di replicare a tutte le prove che siano state portate contro di lui. Inoltre un amico di Ripley depose sotto giuramento che Ripley, prima del processo ma sapendo già che avrebbe fatto parte della giuria, gli aveva detto: «’Sti maledetti [Sacco e Vanzetti]: da impiccare comunque». L´istanza fu respinta.
***
A questo punto, tra Sacco e Vanzetti e la sedia elettrica non resta che la forza crescente dell´opinione pubblica. Si sta preparando un nuovo appello alla Corte suprema dello Stato, ma appare poco probabile che essa rovesci la sua ormai radicata decisione. Resta la vaga speranza di potersi appellare alla Corte suprema degli Stati Uniti sostenendo che questi due uomini sono stati condannati senza un processo equo.
Il popolo di questo paese e i cittadini del Massachusetts se ne staranno forse lì a guardare mentre questi due vengono assassinati dal peso letale dei cavilli giuridici? A Madeiros, assassino e pistolero, è stato concesso un nuovo processo in base al fatto che il giudice aveva negligentemente dimenticato di informare i membri della giuria che era loro dovere considerare chiunque innocente fino a che non ne fosse dimostrata la colpevolezza. assai difficile, per chi non sia abituato alle sottigliezze della legge, vedere perché lo stesso principio non si possa applicare a Sacco e Vanzetti. Le parole, sicuramente, furono pronunciate e probabilmente con tutta la solennità dovuta, ma chiunque abbia letto i resoconti del processo può forse dire che fossero cariche dello spirito della legge?
«Così lei lasciò Plymouth per sfuggire alla leva, non è vero?», è stata la prima domanda che Katzmann fece a Vanzetti al banco di testimoni. «L´amava la Patria, lei, durante quell´ultima settimana di maggio del 1917? L´amore che lei sente per gli Stati Uniti si misura forse con la quantità di soldi che può fare in questo paese? Era sua intenzione disapprovare l´università di Harvard?» furono alcune delle domande poste a Sacco - e molte di queste non erano altro che inviti ad accettare il dibattito. E Sacco fu indotto, e autorizzato dal giudice, a lanciarsi in un lungo discorso che svelava le sue oltraggiose opinioni politiche. Così, poi, l´appello alla giuria di Katzmann finì con queste parole: «Siate uniti, uomini della contea di Norfolk!». E le istruzioni del giudice Thayer si aprirono con queste parole: «Signori della giuria, lo stato del Massachusetts vi ha chiamato a rendere un importantissimo servizio. Malgrado voi foste pienamente coscienti di quanto sarebbe stato arduo, doloroso, faticoso, voi tuttavia, da veri soldati, rispodeste all´appello secondo lo spirito della suprema lealtà americana». Dopo tre pagine su questo tono, Thayer continua: «Avendo sgomberato le vostre menti da ogni fumo di simpatia o di pregiudizio, sostituito da piena fiducia, da una pura atmosfera di solida imparzialità e di assoluta giustizia, passiamo ora a studiare alcuni diritti che la legge garantisce agli imputati...».
Gli uomini della contea di Norfolk si tennero uniti nell´unico modo che conoscevano: difendere le istituzioni contro i rossi, i fannulloni, gli agitatori stranieri. Dodici fantaccini, nel processare una spia tedesca, avrebbero risposto con un uguale verdetto: «’Sti maledetti: dovrebbero comunque impiccarli», era stata l´opinione del presidente della giuria.
Questa è la storia del caso, vista da fuori. Ma cosa succedeva nel frattempo ai due uomini chiusi in carcere? Speranza e disperazione, in massacrante alternanza, e alla fine una specie di apatia. Entrambi ebbero momenti di abbattimento. A un certo punto Vanzetti fu chiuso in una cella vicina alla centrale di riscaldamento del carcere di Charlestown, da dove poteva sentire i colpi di martello degli operai che stavano montando la sedia elettrica per una esecuzione. Questo gli distrusse a tal punto i nervi che le autorità del carcere, preoccupate, lo mandarono in osservazione al manicomio di stato. Lì fu trovato sanissimo.
D´altra parte Vanzetti, nel carcere di Charlestown, almeno lavora e questo lo tiene occupato. A Dedham non è previsto che i detenuti in attesa di esecuzione lavorino. Tolta l´ora d´aria e di esercizio quotidiano, Sacco ha passato tutti e sei gli anni chiuso in cella. All´inizio cercava in tutti i modi di tenersi in forma, ma poi, com´era inevitabile, la disperazione ebbe il sopravvento. Allora iniziò uno sciopero della fame. Dopo trentun giorni fu trasportato, a pezzi, alla colonia penale di Bridgewater dove gli fu permesso di lavorare all´aria aperta. Quando si fu ristabilito fu riportato a Dedham per altri giorni, settimane, mesi di attesa. Ciò che tiene in vita questi due uomini, e gli impedisce di impazzire, è la fiducia che sentono di essere paladini e martiri delle classi lavoratrici. Vanzetti è molto attaccato alla frase di Sant´Agostino: nel sangue dei martiri è il seme della libertà.
Attraverso le sbarre e i muri delle carceri in cui sono detenuti, questi uomini devono aver avuto sentore dell´immensa ombra eroica che allungano sui lavoratori di tutto il mondo. In Russia, in Germania, in Francia, in Argentina la gente ha seguito commossa ogni fase del processo. Per Sacco e Vanzetti ci sono stati incontri, cortei, lanci di bombe, teste rotte tra uomini che parlano lingue che loro non conoscono, in città di cui loro non hanno mai sentito parlare. La storia è fatta di questi riflettori che s´accendono all´improvviso e per un momento rendono gigantesco il dramma di un singolo modesto individuo.
La prova tangibile di questi sentimenti è nei contributi che piovono di continuo per il Comitato di difesa, raccolti soprattutto tra gente povera, in piccole somme, tra gente per la quale dare un dollaro significa saltare un pasto, rinunciare alle sigarette o ad andare al cinema.
John Dos Passos