Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 23 aprile 2005
Filosofi a luci rosse
• James Joyce e Nora Barnacle si innamorarono a prima vista. Era l’estate 1904, lo scrittore, ventiduenne, bighellonava per Dublino lungo il fiume, quando ebbe la visione di una ragazza alta, dai lunghi capelli rossi, e senza pensarci troppo l’avvicinò e si presentò: "Mi chiamo Jim". La bella sconosciuta con tutta naturalezza rispose: "E io Nora" e, accettando un appuntamento due giorni dopo, fece finta di niente quando, cammina cammina, finirono in un anfratto buio del porto. Anche da sposati ai due bastava niente per cadere in trance erotica e quando erano lontani facevano a gara per scriversi sconcezze: "Sembri ansiosa di sapere come ho accolto la tua lettera che dici più sconcia della mia. Come, più sconcia della mia, amore? Si, è più sconcia in un passo o due. Penso al passo dove dici ciò che farai... ma soprattutto a quella parola stuzzicante che scrivi a lettere maiuscole e che sottolinei, piccola sporcacciona".
• Abbandono. Wilhelm Reich, allievo apostata di Freud, avendo a cuore che i suoi pazienti non reprimessero gli impulsi sessuali, li massaggiava con la punta delle dita sull’addome finché non si eccitavano e smetteva solo quando riusciva a farli masturbare. Teorizzò il concetto di "potenza orgiastica", ovvero la capacità di abbandonarsi senza inibizione, al flusso dell’energia biologica, la capacità di scaricare l’eccitazione sessuale accumulata, attraverso contrazioni piacevoli e involontarie del corpo" (La funzione dell’orgasmo).
• Lezioni. Pietro Abelardo prese alla lettera il canonico Fulberto, quando, affidandogli la nipote diciassettenne Eloisa per un corso privato di teologia, lo raccomandò di castigarla se non si fosse applicata abbastanza. Infatti ricorse alla violenza per vincere l’iniziale resistenza della ragazza alle sue avance: "Qualche volta arrivavo a picchiarla, ma per amore non per furore, per piacere non per ira, ed era un piacere soave più di qualsiasi balsamo (Historia calamitatum mearum, ovvero il racconto della sua vita). Eloisa cominciò ben presto a prenderci gusto: "Non tralasciammo, desiderosi l’uno dell’altra, nessuna delle esperienze amorose, e se in amore si è mai potuto inventare qualcosa di nuovo, noi l’abbiamo inventato". Scoperti, Abelardo acconsentì alle nozze, ma in segreto, per non pregiudicare la carriera di docenza alla scuola cattedrale di Parigi: chiusi entrambi in convento continuarono a vedersi di nascosto, finché Abelardo non fu castrato (di notte, mentre dormiva) da zio Fulberto. Da allora si rifugiò nello studio e per lettera elogiava solo la castità e la continenza, mentre Eloisa era ossessionata dai ricordi del piacere perduto ("Persino durante la Santa Messa"), e continuava a scrivergli lettere struggenti: "Io non ho amato altro in te che te stesso, Dio lo sa; ho desiderato esclusivamente te, non ciò che tu avevi... E se il nome di moglie sembra più sacro o più valido, mi è sempre stato più dolce il nome di amica o, se non ti scandalizzi, quello di amante o di prostituta, perché, quanto più mi umiliavo davanti a te, tanto più ti piacevo".
• Sapienza. Epitaffio iscritto sulla tomba di Abelardo (morto a sessantatré anni, nel 1142): "Egli solo seppe quello che si poteva sapere".
• Masochisti. Jean-Jacques Rousseau scoprì di essere masochista a dieci anni, quando fu sculacciato per punizione la prima volta della signorina Lambercier, a cui era stato affidato in assenza del padre: "Avevo provato dolore, nella vergogna stessa, un miscuglio di sensualità che mi aveva lasciato più desiderio che non paura di riceverlo daccapo dalla stessa mano" (Confessioni). Gli piacque così tanto che cercò di meritarsi un secondo sculaccione, ma fu l’ultimo, perché la Lambercier, scoprendo l’effetto che sortiva, vi rinunciò dicendo che l’affaticava troppo.