Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 12 novembre 2016
Se soffrite di mal di testa potete consolarvi, siete in ottima compagnia
• Se soffrite di mal di testa potete consolarvi, siete in ottima compagnia. Secondo una recente indagine della Ipsos-Explorer, in Italia circa 40 milioni di persone lo hanno avuto almeno una volta nella vita e ben 28 milioni ne vengono colpiti almeno 2-3 volte l’anno, mentre per 10 milioni questo dolore è un appuntamento mensile o settimanale. Una volta era relegato tra i disturbi di poco conto, oggi il mal di testa, in termini scientifici cefalea, è considerato una vera e propria malattia. Colpisce in prevalenza persone in età lavorativa, fra i 25 e i 55 anni (per lo più donne), riducendone le capacità di concentrazione o spesso costringendole al riposo assoluto. Ma cosa è il mal di testa? E come si può curare?
Lo spiegano il professor Giuseppe Nappi e del professor Giorgio Sandrini del Centro cefalee dell’Università di Pavia (Irccs «C. Mondino»). «Cefalea è un termine generico», spiega Sandrini, «indica un dolore alla testa che può avere diverse caratteristiche e le cui cause non sono ancora tutte note. Può interessare solo una parte del capo o la sua interezza. Bisogna però distinguere fra cefalee primarie, in cui il mal di testa è la malattia vera e propria, e cefalee secondarie in cui il dolore è il sintomo di altre patologie più o meno gravi». Per questo è molto importante, in caso di mal di testa, evitare l’autodiagnosi e rivolgersi sempre al medico. «Il migliore alleato del paziente è il buon senso», dice Nappi, «se la cefalea è lieve e compare sporadicamente, non è il caso di allarmarsi, basta un analgesico. Ma se gli attacchi si intensificano, se le solite terapie non producono effetti e si nota un aumento del dolore o la comparsa di altri sintomi, allora è necessario rivolgersi al medico che prescriverà, caso per caso, gli esami necessari». Il primo passo per combattere il mal di testa, dunque, è un’esatta diagnosi, che il medico può fare solo se il paziente è in grado di descrivere esattamente i suoi sintomi. Scoprite le caratteristiche dei tre tipi di cefalea più diffusi con l’aiuto della nostra tabella.
• Emicrania
• SINTOMI. un dolore pulsante molto intenso, localizzato su un lato della testa. Può essere associato ad altri sintomi come nausea, vomito, intolleranza alla luce e al rumore. Le crisi possono durare da poche ore a 2-3 giorni.
• RIMEDI. All’insorgere della crisi si possono assumere analgesici o antinfiam- matori da banco o, se questi non sono sufficienti, farmaci specifici su prescrizione medica. Se le crisi sono più di 3 al mese lo specialista può prescrivere
una terapia preventiva.
Cefalea tensiva
• SINTOMI. il classico «cerchio alla testa», un dolore associato a una sensazione di peso o costrizione ai lati del cranio. In genere è causato da tensione muscolare o da una situazione di stress.
• RIMEDI. Se il dolore non è molto intenso ed ha una durata inferiore all’ora potete evitare le medicine. Ma se il disturbo persiste (può durare anche 15-20 giorni e ripetersi con frequenza mensile), bisogna rivolgersi
a uno specialista per concordare la terapia da seguire.
Cefalea a grappolo
• SINTOMI. la più rara, ma sicuramente la più dolorosa. Interessa un solo lato ed è generalmente localizzata intorno all’occhio. Si associa a lacrimazione e arrossamento dell’occhio, naso chiuso e abbassamento della palpebra. Gli attacchi, durano da 15 minuti a 2-3 ore e possono comparire più volte al giorno.
• RIMEDI. I farmaci più indicati sono i triptani, efficaci anche nell’emicrania perché agiscono selettivamente sui meccanismi responsabili del dolore.
• Un «ingorgo» di molecole di ferro in una zona del cervello (detta Pag) che vigila sugli impulsi del dolore. La causa dell’emicrania potrebbe essere questa, almeno secondo il professor Kenneth Michael Antony Welch dell’Henry Ford Center di Detroit (Usa), autore di una ricerca presentata il mese scorso a Stresa, in Piemonte. «In condizioni normali», dice il dottor Giovanni D’Andrea, direttore del Centro cefalee dell’ospedale di Este (Padova) e collaboratore di Welch, «il Pag regola la soglia del dolore». Si può paragonare a una specie di centralina, intorno alla zona del cosiddetto «acquedotto di Silvio», dove vengono smistati in particolare gli impulsi dolorifici. «Ma nel paziente emicranico», aggiunge D’Andrea, «questa funzione è parzialmente compromessa». A una situazione anomala se ne aggiunge un’altra, come dimostra lo studio del professor Welch: «Durante un attacco di emicrania, nel Pag si verifica un aumento dell’apporto di ossigeno. Ciò provoca la formazione di radicali liberi che a loro volta causano un accumulo di ioni di ferro nel cervello. Questo accumulo, superato un certo limite, impedisce definitivamente al Pag di regolare la percezione del dolore» spiega D’Andrea.
Insomma, le emicranie gravi e resistenti ai trattamenti comuni, portanno essere curate riducendo l’accumulo di ferro nel Pag.
• La tentazione è forte. Appena arriva il mal di testa, pur di far sparire il dolore, mettiamo mano ai farmaci che troviamo in casa (magari consigliati da un amico o, peggio, scelti senza un criterio preciso). Gli italiani spendono circa 2.000 miliardi di lire l’anno in farmaci per la cefalea. Ma se il medicinale non è quello giusto, si finisce per abusarne senza ottenere alcun sollievo. A quel punto il mal di testa viene alimentato dalla stessa terapia. «Purtroppo i pazienti che si rivolgono al medico per la diagnosi della cefalea sono solo la punta dell’iceberg» dice il professor Nappi. «Spesso le persone si sottopongono a una visita specialistica solo dopo anni di sofferenze e cure inefficaci, quando il fenomeno si è cronicizzato». Quali, allora, gli errori da evitare? Anzitutto il «fai-da-te». In caso di ripetuti attacchi bisogna informare il medico di famiglia che, se è il caso, vi indirizzerà dallo specialista. Seguite sempre le sue indicazioni sul tipo, la quantità e il dosaggio dei farmaci da assumere, e informatelo di eventuali effetti collaterali. Non sottovalutate una cefalea che compare all’improvviso e resiste ai farmaci: può essere il sintomo di altre malattie.
• Il mal di testa ha un debole per il «sesso debole». Dei 28 milioni di italiani che ne soffrono periodicamente, infatti, la maggioranza è di sesso femminile. Il disturbo colpisce in media una donna su quattro, nella fascia d’età compresa tra i 35 e i 54 anni, mentre ben un milione di donne è vittima della cefalea cronica. Nella maggior parte dei casi il mal di testa femminile è legato alle variazioni ormonali tipiche del ciclo mestruale: in questi casi si parla di emicrania mestruale, che in genere compare nel periodo compreso tra i due giorni precedenti la mestruazione vera e propria e la fine del flusso. Per far passare il disturbo di solito bastano gli stessi analgesici che si prendono per i dolori mestruali. Molte donne hanno la cefalea anche a metà del ciclo: detta emicrania ovulatoria, è legata al periodo dell’ovulazione. A volte però il mal di testa non se ne va neanche con la scomparsa delle mestruazioni: il 50% delle donne entrate in menopausa continua ad accusare questo disturbo. Durante la gravidanza, invece, accade spesso che la cefalea vada via da sé.