Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 17 maggio 1999
Altamente qualificati, scarsamente retribuiti»
• Altamente qualificati, scarsamente retribuiti». Ovvero: quello che moltissimi dipendenti dello Stato (spesso a ragione) pensano di se stessi e dei propri stipendi. Ma anche, e soprattutto, la ormai celebre coppia di aggettivi e avverbi che Massimo D’Alema ha messo insieme per definire il lavoro dei dipendenti dell’Archivio centrale di Stato e - in particolare - per «ponderare» la retribuzione di una di loro, quella della signora Linda Giuva, sua consorte. La misura di questa iniquità? I due milioni e mezzo al mese (netti) che la ”first lady” porta a casa. Giusto lo sfogo? ”Sette” ha approfittato dell’occasione per condurre un ”sondaggio” sui redditi delle mogli degli altri leader. Fra comprensibili riserbi, qualche diniego e slanci di trasparenza, ecco i risultati.
• Primo dubbio: la celebrità del consorte aiuta? A leggere il 740 della signora Flavia Franzoni (moglie di Romano Prodi) non si direbbe. Nel ’95, prima della vittoria dell’Ulivo, la signora Prodi (che dirige il centro studi Iress, una società di ricerche e consulenze sul Welfare), denunciava 120 milioni. Un anno dopo – con il marito a Palazzo Chigi – il reddito era nettamente dimezzato: 60 milioni. Un calo dettato dall’esigenza di essere al di sopra di ogni sospetto, suggerisce la signora Prodi. Di una seconda società dei coniugi Prodi, l’Ase (Analisi e studi economici), la signora Prodi predice la chiusura nel ’96: «La liquidiamo perché ha avuto troppe paralisi: la prima con mio marito all’Iri, la seconda quando è diventato primo ministro». Ed è probabile che la Commissione Ue non risollevi il 740 della signora Franzoni.
• E l’altra Flavia dell’Ulivo, la signora Flavia Prisco? La moglie di Walter Veltroni racconta che la sua nuova attività (uno studio da architetto aperto da poco più di un anno) è ai primi veri bilanci: «Ho fatturato quanto basta per tenerlo aperto», spiega. Una cifra? Difficile quantificare prima della chiusura dei conti. Ed è dedita alla libera professione anche la moglie del leader dello Sdi, Enrico Boselli, Patrizia Pelagalli: «Sono grafica e madre di due figli», scherza lei. Il suo fatturato? «Nel ’98 sette milioni». Ed anche lei non è avvantaggiata dalla parentela, se è vero che spesso cura le pubblicazioni del partito (e per di più gratis). Gabriella Serrenti, moglie di Oliviero Diliberto, invece, lavora all’Anci (l’associazione dei Comuni): essendo giovanissima ha uno stipendio che non contempla scatti di anzianità. Quanto? «Nessun pudore, meno di due milioni». Niente rispetto a Linda Lanzillotta, assessore a Roma, moglie del ministro Bassanini che l’anno scorso ha superato il marito con 243 milioni. Il 740 della sinistra si chiude con Gabriella Fanio, la moglie del leader di Rifondazione Fausto Bertinotti, che ha una modesta pensione come ex dipendente della Regione Lazio: «Sono esattamente 1.240.000 lire al mese», documenta lei. E aggiunge: «Con trent’anni di contributi».
• Luisa D’Orazi, moglie del leader del Ppi Franco Marini, non nasconde nulla, ma nemmeno rivela cifre. Fa sapere che ha una pensione da medico Usl. Sempre al centro, Clemente Mastella non ha segreti: «Mia moglie Sandra è funzionaria alla Regione Campania, porta a casa tre milioni e mezzo al mese». Praticamente imponderabile, invece, il reddito della signora Donatella Zingone, moglie di Lamberto Dini. alla testa del gruppo imprenditoriale Zeta, che ha appena stretto un accordo per creare complessi residenziali nelle isole Turks & Caicos: 150 miliardi di lire investiti ai tropici. Veronica Lario, la signora Berlusconi, è una delle dame più facoltose. A Forza Italia mantengono il riserbo, ma alcuni indizi lasciano intuire il patrimonio: i 450 milioni investiti nel ”Foglio” di Ferrara. La sua azienda, la Athena 2000, nel 1998 si è definitivamente affermata nel settore del cosiddetto ”info-service provider” di Internet. Il fatturato? Oltre due miliardi.
• Veronica Lario, la signora Berlusconi, è una delle dame più facoltose. A Forza Italia mantengono il riserbo, ma alcuni indizi lasciano intuire il patrimonio: i 450 milioni investiti nel ”Foglio” di Ferrara. La sua azienda, la Athena 2000, nel 1998 si è definitivamente affermata nel settore del cosiddetto ”info-service provider” di Internet. Il fatturato? Oltre due miliardi.