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 2016  novembre 12 Sabato calendario

La Beagle è stata ritrovata, ma questa volta Marte non c’entra

• La Beagle è stata ritrovata, ma questa volta Marte non c’entra. O quasi. Mentre l’European Space Agency (Esa) piangeva ancora Beagle 2, la sonda smarrita il Natale scorso sul pianeta rosso, il 27 febbraio l’Inghilterra esultava per un relitto trovato sotto il fango dell’isola di Potten, presso Burnham-on-Crouch, nell’Essex. Un archeologo dell’Università di St. Andrew, Robert Prescott, ha infatti svelato il destino della HMS Beagle, la nave su cui Charles Darwin viaggiò attorno al mondo, dal 1831 al 1836. Le osservazioni della flora e della fauna, che compì durante quei cinque anni, lo condussero in seguito a formulare la teoria dell’evoluzione della specie: la natura favorisce lo sviluppo degli organismi che meglio s’adattano all’ambiente ove vivono, eliminando quelli che non vi riescono. Davanti a tale ritrovamento, impossibile resistere alla tentazione di ripercorrere la mitica rotta tra i paradisi perduti del nostro pianeta. Abbiamo deciso di seguire il grande scienziato nella prima parte del suo viaggio, in Sud America. Visiteremo cinque delle tappe più significative di quella spedizione, che cambiò il modo di intendere la storia della vita sulla Terra. Nel 1831, sotto il comando del capitano Robert Fitzroy, Beagle lasciò Plymouth, in Inghilterra, per una spedizione di interesse naturalistico nel Pacifico e nell’Atlantico. Sarebbe dovuta durare 24 mesi: gli anni, invece, diventarono cinque. A bordo, il ventiduenne Charles Darwin – intento a osservare, studiare e scrivere pagine e pagine di diario – aveva l’incarico di naturalista ufficiale. Infinite le meraviglie che si schiusero davanti ai suoi occhi attoniti d’europeo. Le foreste di Rio de Janeiro, in Brasile, dove trovò innumerevoli specie d’insetti (in un sol giorno raccolse 68 tipi diversi di scarafaggio). I paesaggi alieni della Terra del Fuoco e la sorprendente abilità linguistica dei nativi, in grado di imparare un idioma straniero con maggior facilità di un uomo civilizzato. I territori bruni e scabri delle Falkland e gli insoliti animali-pianta che vivono nel mare. I vulcani attivi dell’isola Chiloé ma, soprattutto, le incredibili Galápagos, dove il tempo pareva essersi fermato. Cinque tappe tra scienza e natura, alla ricerca di una rotta che è, almeno in parte, turismo ma, soprattutto, percorso intellettuale. «Le esperienze che Darwin compì a 22 anni, durante il suo viaggio con la Beagle, influenzarono enormemente le sue future idee sull’evoluzione» spiega Prescott. «Proprio per questo motivo la Beagle può essere considerata uno dei più importanti strumenti utilizzati nella storia della scienza. incredibile che sia stata dimenticata per oltre un secolo». Già, ma incredibili sono state anche le coincidenze che hanno portato al suo ritrovamento. Se Prescott, infatti, non avesse incontrato sulla sua strada il professor Colin Pillinger, difficilmente la nave sarebbe stata rintracciata. Chi è Pillinger? Lo scienziato a capo del progetto Beagle 2: sì, proprio la sfortunata sonda europea che sarebbe dovuta atterrare su Marte! «Ero sempre stato affascinato dal viaggio di Darwin» prosegue Prescott. «Così, quando Colin mi contattò per chiedermi notizie degli ultimi giorni della Beagle e della possibilità di localizzarne il relitto, fui troppo tentato per ignorare la sfida». Nel 2000, i due scienziati collaborarono alla fondazione del Beagle Ship Research Group. «Poiché si sapeva con certezza che, al ritorno dall’Australia, il brigantino era stato usato per pattugliare le coste britanniche» racconta Prescott «le investigazioni si concentrarono sulle aree maggiormente infestate dai contrabbandieri: gli estuari dei fiumi che si riversavano in mare dall’Essex, dal Kent e dal Sussex. Oltre trenta imbarcazioni erano a quei tempi impegnate nel servizio». In sé e per sé, il veliero non aveva nulla d’eccezionale: era stato varato nel 1820, per scopi militari; era lungo circa 27 metri e dotato di dieci cannoni. Insomma, un tipo di brigantino tra i più comuni della flotta inglese. Le ricerche su archivi e annali procedettero: nel 1845, la nave batteva la costa vicino a Southend, probabilmente in prossimità dei fiumi Roach e Crouch. Nel 1870, scemato di molto il contrabbando, sarebbe stata venduta all’asta – per la ridicola somma di 525 sterline – a una società di rigattieri, che la lasciarono all’ancora nelle vicine paludi di Burnham-on-Crouch, presso l’isola di Potten. Partirono le indagini sul campo, aiutate da una nuova tecnologia radar che consente di localizzare un oggetto anche sotto molti strati di fango e sabbia. Ancora una volta, Marte ci mise lo zampino: il sofisticato radar si basa su un dispositivo, guarda caso, utilizzato anche per la ”talpa” dell’omonima sonda marziana, affinché penetrasse i segreti del pianeta. destino che le due Beagle, a distanza di un secolo, s’incontrino. Sepolto sotto 5 metri di detriti, ecco finalmente il profilo della prima, originale Beagle. «Abbiamo fatto un sopralluogo del sito, trovando giocattoli rotti e pezzi di vasi» dice Prescott. «Ciò significherebbe che, negli ultimi anni, la nave era stata adibita ad abitazione. Abbiamo anche scoperto il profilo di un molo abbandonato molto tempo fa. La Beagle è, in un certo senso, all’ancora, priva della sua struttura superiore. Ma abbiamo ancora lo scafo e la parte inferiore. Darwin stesso non avrebbe mai immaginato che la sua prima nave avesse terminato il lungo viaggio così vicino alla sua casa nel Kent».
• Nel 1832, la capitale mondiale del Carnevale, in Brasile, non era la città convulsa che è ai giorni nostri. Era piuttosto simile a un paradiso in terra. Scrive Darwin: «Seguendo un sentiero, entrai in una grandiosa foresta e, da un’altezza di cinque o seicento piedi (circa 183 m), mi si parò dinanzi una splendida veduta, così comune in ogni parte di Rio. A quest’altitudine, il paesaggio ha tonalità molto brillanti; e ogni forma, ogni ombra, supera in magnificenza tutto ciò che un europeo abbia mai contemplato nel suo Paese... L’effetto generale mi richiamava alla mente le più gaie scenografie dei teatri operistici. Non sono mai tornato da queste escursioni a mani vuote». Ma ancor oggi, dal Pão de Açúcar (Pan di Zucchero, nella foto a destra), Rio si presenta come una delle città più belle del mondo. Per chi desidera tornare alla natura, è consigliabile una visita al Parque Nacional de Tijuca, che si estende su un’area di 120 kmq. Si trova a 15 minuti dalle spiagge di Copacabana e protegge quanto rimane della giungla tropicale che un tempo circondava Rio. Qui trovate una foresta lussureggiante con alberi bellissimi e varie cascate.

I voli diretti dall’Italia sono effettuati dall’Alitalia con quattro collegamenti settimanali da Milano su Rio, mentre la compagnia brasiliana Varig ha voli Milano-Rio giornalieri. Da Roma Fiumicino partono voli giornalieri sempre della Varig e tre voli settimanali dell’Alitalia, sempre con destinazione Rio. Molte informazioni su www.turismobrasile.it.
• Se esiste un luogo che il turismo non ha ancora invaso, senza dubbio è qui, su queste isole. Benché le terre più vicine siano l’Argentina e l’Antartide, le Falkland sono britanniche fino al midollo, con fuochi di torba che scoppiettano in ogni caminetto e una puntualissima ora del tè. Pochissimi gli abitanti, tanto che Darwin restò sorpreso dalla desolazione del luogo, scrivendo: «Il paesaggio è coperto ovunque da un terriccio torboso e da un’erba tenace, di un monotono color marrone. Qua e là un picco o un crinale di quarzo grigio spezzano il piatto territorio. Tutti hanno sentito parlare del clima di queste regioni: può essere comparato a quello che si trova sulle montagne del Galles del Nord, a uno o duemila piedi d’altezza (300-600 m, ndr). però meno luminoso e rigido, ma più ventoso e umido». Incontaminata la natura, caratterizzata da un paesaggio di scabrosa bellezza, dove è possibile spaziare in escursioni, sport ed esplorazioni, senza incontrare un altro turista per l’intero corso della propria vacanza! Ma non ci si sente soli, gli incontri speciali non mancano: pinguini, foche, otarie e molte specie di uccelli, come i gabbiani che, acquattati sulla scogliera, covano fra nidi di sassi (a sinistra nella foto).

Obbligatorio lo scalo aereo a Santiago del Cile e da qui la partenza per l’aeroporto di Mount Pleasant nelle Falkland orientali, a 35 chilometri da Port Stanley, dal 1842 la capitale dell’arcipelago. Port Stanley o anche solo Stanley, con i suoi 1.750 abitanti è la più piccola e remota capitale del mondo. comunque una destinazione trattata da molti tour operator. Molte utili informazioni al sito www.tourism.org.fk.
• «La Terra del Fuoco può esser descritta come una landa montuosa, parzialmente sommersa dal mare, così che profonde insenature e spiagge occupano luoghi in cui dovrebbero esistere valli... Trovare anche un solo acro di terra pianeggiante in ogni angolo del territorio è rarissimo» osserva Darwin nel suo diario. Aspra, selvaggia, ai confini del mondo e a un passo dal Polo Sud, per metà argentina (la parte orientale) e in parte cilena (il versante occidentale), la Terra del Fuoco ammalia per i suoi paesaggi spettacolari (sotto, un esempio), i ghiacciai, il vento e i corsi d’acqua. Due sono le cittadine principali, Ushuaia e Río Grande, anche se non presentano attrattive degne di nota. La vera protagonista è la natura: qui esiste infatti l’unico parco nazionale costiero dell’Argentina, costituito da fiumi, laghi, foreste e ghiacciai che offrono splendide possibilità di trekking e di osservazione degli animali. In loco sono disponibili anche viaggi per raggiungere le coste perennemente gelate dell’Antartide.

Indispensabile giungere a Buenos Aires, capitale argentina, poi da lì arrivare in aereo a Ushuaia. Buone le risorse turistiche in zona, ma per i meno avventurosi è consigliabile utilizzare un viaggio organizzato con destinazione Patagonia (vedi www.argentinaonline.it, con l’elenco dei tour operator italiani specializzati). Utili informazioni anche su www.tierradelfuego.org.ar.
• Chiloé è l’isola maggiore del vasto arcipelago cileno di Chonos: tra fitte foreste, vulcani attivi, fiordi, laghi e grandi spiagge, si estende verso sud fino ai ghiacciai che scendono in mare dalla calotta gelata dello Hielo Continental. La maggior parte degli abitanti è dispersa nell’entroterra collinare, ricoperto da vaste zone di boschi, e il luogo appare ancor oggi come se Darwin l’avesse appena lasciato. Scriveva il grande naturalista: «Si possono osservare, da ogni punto di vista, tre grandi vulcani attivi, ciascuno alto circa 7.000 piedi (poco più di 2.000 m). Inoltre, più distanti verso sud, vi sono altri alti coni coperti di neve che, sebbene non sappia se sono attivi, devono essere d’origine vulcanica». Una delle maggiori attrattive dell’isola, infatti, sono proprio i vulcani attivi. Ma non solo: seguire una delle strade sterrate che portano al Parco Nazionale di Chiloé, oppure raggiungere una tra le numerose chiese isolate sparse nell’isola (tra cappelle e chiesette, l’arcipelago ne conta oltre 150) costituisce un’esperienza senza dubbio affascinante. Nella foto a destra, il pittoresco villaggio di Dalcahue. Una volta giunti a Santiago con l’aereo, viaggiare in Cile è facile: autobus veloci, puntuali e confortevoli percorrono le principali strade statali e i voli hanno prezzi ragionevoli. Per arrivare all’Arcipelago di Chonos occorre prima far tappa a Puerto Montt, poi prendere un traghetto per l’isola Chiloé. Esistono comunque compagnie specializzate nel Sud America che organizzano tour completi. Informazioni anche su www.chileit.it/indexi.html.
• L’Ecuador rivendicò i propri diritti su queste isole soltanto tre anni prima che Charles Darwin vi mettesse piede. Qui, senza dubbio, il naturalista inglese fece le osservazioni più importanti, che lo portarono a formulare la teoria dell’evoluzione della specie. Paradiso incontaminato, oggi il parco è protetto dal turismo indiscriminato. Tutti i turisti sono tenuti a farsi accompagnare dalle guide formate dal servizio del parco nazionale. Questo non impedisce di vivere un’esperienza unica al mondo: è ancora possibile nuotare con i leoni marini, sguazzare guardando negli occhi i pinguini e avvicinare una sula piediazzurri, ammirandola mentre nutre i suoi pulcini. Il paesaggio è scabro, ma impressionante. Darwin annotò nel suo diario: «Le isole sono tutte formate da rocce vulcaniche... Alcuni crateri, che sormontano le isole più grosse, sono di dimensioni immense e si aprono a un’altitudine di oltre tre o quattromila piedi (900-1.200 m). I loro fianchi sono costellati da innumerevoli orifizi più piccoli». Nella foto a sinistra, una tartaruga gigante (Geochelone elephantopus vandenburghi) e il falco delle Galápagos (Buteo Galapagoensis). Si parte da Quito, capitale dell’Ecuador; purtroppo i voli verso le isole non sono a buon mercato. Potete provare a chiedere un parere a Pier Fabio Tonelli (www.tonellitours.net), residente in loco e noto grazie alla trasmissione condotta da Patrizio Roversi e Siusy Blady, ”Turisti per caso”.