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 2016  novembre 12 Sabato calendario

Assediate da eserciti di belle, sexy e levigate che presidiano Tv, cinema, giornali e pubblicità, noi donne intelligenti del terzo millennio andiamo avanti per la nostra strada, solidamente ancorate ai valori che contano

• Assediate da eserciti di belle, sexy e levigate che presidiano Tv, cinema, giornali e pubblicità, noi donne intelligenti del terzo millennio andiamo avanti per la nostra strada, solidamente ancorate ai valori che contano. Ma chi non si è trovata almeno una volta a immaginarsi con le labbra un po’ più morbide, le guance un po’ più piene, senza quelle brutte occhiaie che appesantiscono lo sguardo? Be’, dare qualche ritocco al proprio viso, migliorarlo, perfezionarlo, ringiovanirlo senza diventare un’improbabile bambola senza tempo, oggi è possibile anche senza bisturi, punti, degenze. Soprattutto in assoluta sicurezza, in fondo quel che più conta. La «magia» si chiama lipostruttura: è una tecnica - in uso già da qualche anno, ma perfezionata negli Usa dal professor Sydney R. Coleman dell’Università di New York - che permette di riempire, definire, modellare ogni parte del viso. In una parola, armonizzare quello che in qualche modo «stona» con l’insieme dei lineamenti. Senza bisturi, dicevamo. Ma anche senza innesti di materiali estranei al nostro corpo (tipo il «vecchio» silicone, che tanti danni ha fatto negli anni passati, o i più innovativi collagene, goretex, acido ialuronico e così via). «La tecnica della lipostruttura», ci spiega il dottor Carlo Tremolada, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva e chirurgia estetica a Milano, «consiste nell’iniettare nei punti interessati del grasso prelevato direttamente dal corpo della paziente e ”riposizionarlo” in sottilissimi strati fino a ottenere il risultato ideale. La novità sta proprio nel modo in cui questo grasso viene inserito, cioè attraverso piccoli aghi smussati, una sorta di microcannule che consentono una precisione infinitamente superiore a quella del passato. Il risultato è assolutamente naturale, e non si corre il rischio di alterare la mimica facciale». La lipostruttura viene utilizzata soprattutto nelle cheiloplastiche, quelle che modificano le parti molli del labbro, ma si usa spesso anche in abbinamento con gli interventi di rinoplastica: «Una volta rifatto il naso», dice Tremolada, che da oltre tre anni ha importato in Italia la tecnica di Coleman utilizzandola con successo su centinaia di pazienti, «si possono modificare leggermente bocca, mento o guance per ottimizzare il nuovo profilo e dare maggior equilibrio e freschezza a tutto il viso».
• Che genere di problemi possono insorgere? «Trattandosi di materiale organico prelevato dalla stessa paziente, le complicanze sono praticamente uguali a zero», assicura il dottor Tremolada. «E il grande vantaggio della lipostruttura è che, al contrario di prima, non c’è quasi mai riassorbimento. Il che vuol dire che l’intervento si esegue una volta sola, o al massimo due, e dura per tutta la vita». Ma chi sono le donne che si concedono alla lipostruttura? «Non si può dire che ci sia una particolare categoria. Si va dalla ragazza che si vuole sentire più bella, e quindi più sicura di sé, alla quarantenne che ”investe” sul suo aspetto fisico, fino alla signora matura che annulla i segni dell’invecchiamento approfittando di questa tecnica veloce, indolore e relativamente economica. E poi - lo avreste detto? - tra i miei pazienti ci sono sempre più uomini. Chiedono ritocchi soprattutto sulle guance un po’ svuotate con l’avanzare degli anni». Come dire, non siamo sole
• In quale zona si può usare la lipostruttura? Questa tecnica è particolarmente efficace sul viso: può modellare le labbra ingrandendole e definendone meglio i contorni, ed è molto utile per sostenerne la parte superiore (evitando però l’orribile effetto «a canotto») nei casi di labbro molto sottile o addirittura retratto come per mancanza di denti. Con la lipostruttura si può anche attenuare le depressioni nella regione periorbitaria (il solco delle occhiaie) e modificare il profilo delle guance, del mento e degli zigomi. La lipostruttura può essere usata per riempire qualunque depressione sottocutanea in qualunque parte del corpo: dà buoni risultati per esempio nelle cicatrici e nelle depressioni causate da iniezioni di cortisone e da liposuzioni mal eseguite. Viene utilizzata anche per il ringiovanimento delle mani.
• Come funziona praticamente la lipostruttura? Si prelevano delicatamente alcuni cc di grasso (5-10 per le labbra, ma anche 200 per esiti di lipoaspirazione) dall’addome o dall’interno delle ginocchia con piccole cannule di circa 1 mm di diametro collegate a siringhe aspiranti. Si collegano poi le siringhe a piccoli aghi smussi e si deposita il grasso in piccole quantità in numerosi microtunnel, preferibilmente all’interno del muscolo, che garantisce un’ottima vascolarizzazione e la sopravvivenza totale del grasso iniettato.
• Per gli interventi di lipostruttura è necessaria l’anestesia totale? No. Gli interventi sono ambulatoriali e si eseguono in anestesia locale. Solo in caso di soggetti particolarmente ansiosi, con leggera sedazione del paziente. Non si sente alcun dolore o fastidio. L’intervento può durare da una decina di minuti fino a due ore, a seconda dell’estensione dell’area da trattare. Che cosa succede subito dopo? Non ci sono effetti collaterali, solo un po’ di gonfiore nella parte interessata (che scompare dopo circa una settimana), ma niente segni o cicatrici di sorta. In alcuni casi nei giorni successivi all’intervento compare qualche piccolo livido. Non c’è bisogno di medicazioni. Ci si può truccare anche subito dopo, mentre è consigliabile aspettare qualche giorno prima di esporsi al sole. Quanto costa un trattamento? Si spende un po’ di più che per l’inserimento del collagene, ma bisogna considerare che, a differenza di quest’ultimo, l’intervento viene eseguito soltanto una volta. Per un trattamento del viso si parte, in linea di massima, dai due milioni di lire (circa 1.030 euro).
• L’utilizzo della lipostruttura va ovviamente al di là dei fini puramente estetici. Il dottor Tremolada ha usato questa tecnica su decine di casi ricostruttivi, sia atrofie congenite dei tessuti facciali, sia esiti di traumi o di ricostruzioni post-tumorali, restituendo i pazienti a una vita normale. «In questi casi, tuttavia», aggiunge il dottor Tremolada, «c’è spesso una carenza di tessuto adiposo nei siti donatori (addome, arti inferiori) e può essere preferibile l’uso di apposite protesi al silicone da fissare sullo scheletro facciale con un intervento altrettanto rapido, sicuro e in anestesia locale».