Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 9 aprile 2005
Quel che il cuore sapeva. Giulia Beccaria
• Illuministi. Primogenita di Cesare Beccaria e Teresa de Blasco, Giulia Beccaria, nata il 21 luglio 1762, prende il nome da Julie d’Etanges, protagonista dell’opera di Jean-Jacques Rousseau, La Nuova Eloisa, pubblicata proprio nell’anno delle nozze di Cesare e Teresa. Illuminato autore di Dei delitti e delle pene, Cesare Beccaria si era sposato per amore contro il volere dei genitori, ma dopo appena una settimana dalla morte della moglie, il 14 marzo 1774, manifestò l’intenzione di avere un figlio maschio e sposarsi di nuovo, e convocò all’uopo un parrucchiere a domicilio. Commento di Pietro Verri: "Ebbe per lei tutte le imbecillità di un amante novizio, pareva il dolce sostegno della sua vita, la perde e in pochi giorni la dimentica".
• Galanteria. Il fenomeno squisitamente italiano della galanteria, per cui era concordato tra le parti e talvolta sancito nei contratti nuziali che la sposa godesse di un cicisbeo, visto dal barone von Pöllnitz, tedesco, che pubblicò nel 1738 un resoconto del suo viaggio in Italia. "Bisogna che una donna sia sprovvista di fascino perché non abbia almeno due o tre amanti dichiarati".
• Educande. Il primo amore di Giulia Beccaria, Giovanni Verri, di sedici anni più grande, che insieme al fratello Pietro se l’era presa a cuore con l’intenzione di rieducarla dopo anni di segregazione in collegio: "Beccaria ha finalmente cavata dal monastero di San Paolo la sua primogenita Giulia che è una giovane amabile. Ora che l’hanno fatta impazzire col lungo soggiorno fra quelle stranissime donne si maraviglia suo padre di trovarla corredata di opinioni poco ragionevoli. In fondo però è buono e con poco si potrà liberarla dall’idea di farsi cappuccina, da quelle dei purissimo sangue nobile, ecc. ecc." (Pietro Verri, 1782). Il piano riuscì cosi bene che i Verri e i Beccaria si attivarono urgentemente per trovare marito a Giulia, per scongiurare il pericolo che diventasse ragazza madre: data in moglie nel 1782 a Pietro Manzoni, di due anni più piccolo del padre, Giulia si tenne Giovanni Verri come amante ufficiale e nel 1785 fece con lui il suo primo e unico figlio, Alessandro Manzoni.
• Amori. Quando Giulia Beccaria si separò da Pietro Manzoni nel 1792, strappando una rendita annua di appena 2.250 lire (nonché sei cadreghe di canna d’India, un porta catino in ferro, una borsa con sgabellino di velluto, uno scaldaletto e una cassetta di ottone, un paio di lenzuola grandi, sei federe e due posate d’argento), era già in rotta con Giovanni Verri e si stava legando al suo ultimo e più grande amore, Carlo Imbonati, che l’adorò più di tutti e glielo dichiarò una volta per tutte nel testamento con cui la istituì erede universale. "Questa mia irrevocabile disposizione è per un attestato, che desidero sia reso pubblico, e solenne, di que’ sentimenti puri, e giusti che debbo, e sento per detto mio Erede".
• Conciliazione. Morto l’Imbonati, di "colica biliosa", nel 1805, Giulia era indecisa se farsi religieuse hospitalière a Ginevra o all’ospedale calvinista di Parigi. Invece si conciliò col trascurato figlio Alessandro, grazie all’iniziativa dell’Imbonati, poco prima di morire, di invitarlo a Parigi, dove la coppia viveva da qualche anno.
• Mammoni. "Donna Giulia pose in Alessandro ogni compiacenza, ogni affetto, e considerava se stessa come il conduttore, che l’ingegno di Cesare Beccaria aveva trasmesso ad Alessandro [-]. Venerata da Alessandro, riverita dalla nuora e dai figlioli, che man mano crescevano sulle ginocchia di essa, e da essa imparavano le orazioni, i primi sentimenti, i primi doveri. Commuoveva il vedere le minute cure che prestava all’illustre figliuolo, spesso malaticcio, e non soltanto sollevarlo dalle cure vulgari, ma condurlo alla messa e a confessarsi; e la sera metterlo a letto, e dirgli, "Que Dieu te bénissé"" (Cesare Cantù).