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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Disoccupazione alle stelle ma 60 mila posti sono vuoti

Centri per l’impiego, siti specializzati, nuove app fiammanti e vecchi curriculum cartacei spediti agli uffici del personale. Tutto questo non basta a far incontrare domanda e offerta di lavoro, almeno non come dovrebbe avvenire in un mercato avanzato. 
Da un lato si lamenta l’assenza di lavoro, dall’altro la mancanza di candidati. Possibile? C’è un problema a monte che ancora non si riesce a superare. Ancora ieri, dopo decenni di ripetuti allarmi, Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria per il Capitale umano, ha dovuto denunciare il cronico gap di comunicazione tra le imprese e chi è in cerca di un impiego: «Ogni anno 60 mila posti restano scoperti», ha detto intervenendo alla ventitreesima giornata nazionale Orientagiovani a Bolzano. Eppure nel Paese i soli disoccupati sono milioni. 
Brugnoli individua nella mancanza di interazione tra la scuola e l’impresa uno dei problemi che porta a questa paradossale situazione: «Per troppo tempo i due mondi scuola e impresa si sono parlati poco» e questo ha portato al «paradosso» delle delle decine di migliaia di posizioni che le aziende non riescono a coprire «perché non trovano quello che cercano». 
Non è dunque solo un problema di quantità ma di specificità e di caratteristiche ricercate e non trovate. Che si possono superare solo in un modo: «Ascoltando il territorio si riesce a trovare sia occupazione che formazione», perché, ha ribadito Brugnoli, «o i due mondi dialogano, o ci sarà una differenza tra quello che chiedono le aziende» e quello che offre il mercato. Un problema che secondo il vicepresidente di Confindustria viene da lontano: «Abbiamo lasciato passare troppo tempo dalla fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta ai giorni nostri, prima negli istituti c’erano gli imprenditori che davano un indirizzo», mentre per troppo tempo questa abitudine si è persa. «Oggi va meglio e c’è un dialogo molto fluido con il ministero e gli organi competenti», però non basta. 
Quanto detto da Brugnoli riguarda principalmente il rapporto tra scuola e impresa. Ma non si può non ricordare una vecchia polemica che riguarda un altro tema ma confinante: la ricerca del candidato perfetto e il “giusto compenso”. Secondo molti le aziende non trovano il candidato giusto perché sfruttando il periodo di crisi offrono compensi troppo bassi. Ma il mercato viene fatto dall’incontro di domanda e offerta e, per le imprese, di equilibrio di bilancio. A ripresa consolidata e disoccupazione più contenuta, le retribuzioni cresceranno naturalmente. C’è da decidere se nel frattempo, quando si presenta un’occasione, si preferisce stare a casa piuttosto che guadagnare poco ma fare esperienza.