Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 11 Venerdì calendario

La loggia bianca era un’isola nel deserto dei Gobi, in Asia centrale

• La loggia bianca era un’isola nel deserto dei Gobi, in Asia centrale. I signori della fiamma, semidèi provenienti da Venere, atterrarono lì. Avevano capito che una catastrofe stava per abbattersi sulla loro terra e si erano rifugiati in un intrico di gallerie sotterranee illuminate da una luce particolare. Un regno oscuro che si estendeva fino alle Americhe. La loggia bianca era Agarthi, la capitale segreta della più antica civiltà del mondo, gli ariani. Sotto terra c’era Shambhalah, rifugio per la genia superiore nell’attesa che un prescelto e solo lui potesse ascoltarne il richiamo. Era lì che viveva il Re del mondo. Sulla terra pochi erano quelli con cui il sovrano aveva deciso di parlare. Uno degli eletti era un signore bassino, mingherlino, coi baffi. E pure molto cattivo. Un eletto un po’ sottostimato in superficie. Bocciato di continuo dalle scuole d’arte che si ostinava a frequentare e giudicato non idoneo pure al servizio militare. Comunque restava l’eletto, quello che avrebbe dovuto conquistare il mondo. A Agarthi, evidentemente, i signori delle fiamme avevano le loro ragioni per puntare forte su Adolf Hitler. Farebbe ridere questa storia, se non avesse in qualche modo guidato la mano del capo del nazismo, che ne era affascinato e mandò i suoi uomini a cercare conferme in giro per il mondo. Eppure a rileggerla oggi sembra una brutta barzelletta, una pietanza nauseante preparata con tutte le più mefitiche teorie che all’inizio del Novecento avevano segnato il boom dell’occultismo. Certo, non tutti i gerarchi erano disposti a credere a questa teoria. Però nella Germania di quegli anni un lato esoterico fu presente. Esagera chi racconta solo quello, ma trascurarlo del tutto sarebbe un errore. Ovviamente un argomento così pornografico ha offerto mercato e notorietà ai salti mortali di storici d’accatto, pronti a legare, pagina dopo pagina, miti, astrologia, mezze verità, templari, Tibet e quant’altro. vero, piuttosto, che alcune scelte di Hitler, che ci sembrano ancora incomprensibili e che di solito vengono messe in conto alla sua follia forse possono trovare una spiegazione nel polveroso faldone delle dottrine esoteriche che coltivava, ma che non aveva inventato.
• La cicciona veggente. L’esoterismo all’inizio del Novecento aveva affascinato molte persone, per lo più in Germania e in Inghilterra. Spesso era argomento di conversazione nei salotti dell’alta borghesia e libri, riviste e diverse associazioni si occupavano di diffondere teorie seducenti e fumose. Lo storico George Mosse racconta la più importante: «Il più influente dei gruppi occultisti fu quello che si costituì a Vienna (a cavallo del Novecento, ndr) e aveva a mentore Guido von List, erudito austriaco ossessionato di provare che Vienna era stata la città santa dell’antichità. List operava una commistione tra storia e natura, ove la prima era intesa quale guida divina dalla quale promanava un’incessante forza vitale. Tanto più una cosa era vicina alla natura, tanto più era vicino alla verità». Manco a dirlo il passato ariano per List era vicinissimo alla natura. List parlava pure di una scienza segreta che permetteva ai suoi iniziati, e a lui, di svelare il passato. Le idee di List si diffusero in particolare nel quartiere di Schwabing, lo stesso dove Hitler trascorreva i suoi anni di Monaco prima della grande guerra. In quegli anni gode di grande prestigio una signora di origine russa, un po’ grassottella, con occhi a palla e strani poteri che le regalarono in poco tempo la reputazione di grande occultista occidentale. Si chiamava Helena Petrovna Han, ma si faceva chiamare madame Blavatskij. Ancora oggi, per capire quanto potesse essere importante nella sua epoca, basta andare a fare un giro sul web. A lei sono dedicati più siti che a molte attrici famose. Questa donna nel settembre del 1875 fondò la Società Teosofica, lanciò la sua prima rivista, The Theosophist, nell’ottobre 1879 e la seconda, Lucifer, nel settembre del 1887. La dottrina segreta di madame Blavatskij l’abbiamo raccontata. Esiste una razza superiore che conserva le sue origini in Asia, c’è un luogo misterioso che funge da capitale, Agarthi, e c’è la possibilità, solo per pochi eletti, di entrare in contatto con questi semidèi, antichi maestri della civiltà superiore. Era in sintesi la teoria che sedusse Hitler sull’origine della razza ariana.
• La Thule e le idiozie di Hess. Il primo e ufficiale luogo d’incontro tra le fantastorie esoteriche di inizio secolo e alcuni personaggi chiave del nazismo è la Thule Gesellschaft, l’associazione segreta fondata nel 1918 da Von Sebottendorf. Della società Thule, Rudolf Hess fu adepto fedele, l’amicizia del futuro numero due del regime con Hitler cominciò lì e sempre da lì Adolf Hitler emerse come capo politico. La svastica, un simbolo antico legato al movimento del sole e emblema di pace, fece il suo debutto in quell’associazione. La Thule elaborava ambiziosi progetti politici e si ispirava alla dottrina segreta di Helena Blavatskij. Dentro, naturalmente, c’era anche l’impianto antisemita. «Un antisemitismo - spiega oggi lo storico Giorgio Galli - che ha una forte componente legata alla cultura esoterica. Gli ebrei non sono visti soltanto come una specie di sotto-uomini, rappresentanti di una razza evidentemente inferiore a quella superiore degli Arii, ma sono anche temuti come concorrenti, in quanto depositari anche loro di una sapienza originaria che avevano in qualche modo ereditato e distorto». Praticamente Hitler ammetteva il rischio semita, la paura per una genia che viaggiava sul suo stesso canale di comunicazione col passato. Un timore che si può spiegare solo attraverso la singolare religiosità di Hitler. vero che i suoi discorsi più bellicosi terminavano con un sano «Gott mit uns» (Dio con noi), ma è vero anche che quel dio in realtà era una forma spirituale nascosta che poteva toccare poche persone. Il credo è questo: ci sono forze occulte che operano nella storia, sentirle è un lusso per pochi iniziati. Lui e l’élite dei gerarchi nazisti erano quei pochi. Così, delirio per delirio, Heinrich Himmler riteneva di essere la reincarnazione dell’antico re di Germania, Enrico l’Uccellatore, in pratica il sovrano che nell’opera di Wagner accoglie Lohengrin, figlio di Parsifal, sfortunato cercatore del santo Graal. Rudolf Hess, fanatico seguace della Thule, a trent’anni il più stretto collaboratore di di Hitler, era così convinto delle storielle che gli erano state raccontate da prendere decisioni azzardate che poi pagherà di persona. Per trovare un po’ di scetticismo si deve sfogliare il diario di Goebbles, che da plenipotenziario per la guerra totale mostra maggiore pragmatismo. Tra quei fogli si legge una bella descrizione di Hess: «Uno sciocco come questo era il sostituto del Führer, è quasi inconcepibile. Le sue lettere sono cosparse di teorie dell’occultismo mal digerite [...] si è fatto fare oroscopi, aveva avuto visioni e roba del genere. Idiozie. [...] Mi piacerebbe bastonare di santa ragione sua moglie, i suoi aiutanti...».
• Qualche anno in tibet. Intanto in Gemania il nazismo se da un lato cercava di porre alla base della sua politica razzista la dimostrazione scientifica della superiorità biologica della razza ariana, dall’altra mandava uomini in Tibet alla ricerca delle radici mistiche del suo popolo, ossia il popolo eletto. Nelle terre che sarebbero dovute stare sopra le teste dei signori delle fiamme, ci andarono di persona. A pagare il viaggio fu Himmler, capo della SS (Schultzstaffe, ossia sezione di protezione, in breve tempo considerata una specie di Olimpo di super uomini ariani al cento per cento), fondatore della Ahenenerbe, un po’ bassino e con degli occhialetti piccoli e tondi da inoffensivo impiegato di provincia. Quando fondò la Ahenenerbee lo fece per tradurre in viaggi esplorativi le ipotesi esoteriche di madame Blavatskij. Alla guida mise un certo Wolfrang Sievers che a Norimberga fu inchiodato per via del suo carteggio con i campi di Dakau in cui ordinava qualche cranio di ebreo per fini antropologici. L’obiettivo principale della Ahenenherbe era trasfomare anche l’archeologia in una scienza in grado di dimostrare le tesi del Reich. Girare i luoghi più sperduti del mondo alla ricerca dell’antica razza degli Arii. Dunque nel 1938 Himmler mandò in Tibet un piccolo gruppo di intrepidi Indiana Jones al servizio del Führer. Gli esploratori, tra questi Ernest Scahfer, zaino in spalla e cinepresa al seguito, setacciarono il tetto del mondo. Poi fecero quello che meglio sapevano fare: ridussero gli uomini in numeri. Gli indigeni vennero selezionati, quindi misurati. La lunghezza degli arti, i calchi dei visi dei giovani tibetani, gli angoli tipici della fisiognomica vennero registrati e portati in Germania. Servivano riferimenti esatti per potere valutare se la razza perfetta avesse parenti sull’Himalaya (le immagini sono state trasmesse di recente dal programma Appuntamento con la storia di Alessandro Cecchi Paone). Ovviamente nel corso degli esperimenti qualche giovane tibetano ci lasciò la pelle, senza che questo suscitasse la minima emozione. Della spedizione il capo Scahfer racconta in un memoriale il momento più affascinante: l’incontro con uno sciamano. Il tedesco descrive quest’uomo chinato sul terriccio di un villaggio di alta quota. I suoi occhi che si infiammano, il corpo in preda a spasmi, la perdita di coscienza e poi il ritorno in sé. «Arriveranno gli uomini volanti e con loro la distruzione, accadranno cose terribili in Europa». Fu questa la predizione che Schafer si sentì dire dallo stregone tibetano. Ma che essere dominatori significasse essere ariani, era comunque una tesi, non un’ipotesi. La spedizione in Tibet non portò certo clamorose conferme, però nemmeno smentì un impianto che della razionalità faceva comodamente a meno. Quello che a distanza di anni riesce incredibile è accorgersi che tutta questa grottesca immondizia ancora oggi rimbalzi dalle pagine dei libri ai siti web, spacciata come sopraffina ambrosia di un sapere riservato solo a pochi eletti, magari dopo essere stata ritinteggiata con la vernice cangiante della New Age. Si scopre così che gode di buona fortuna un libro di Andrea Faber-Kaiser dal titolo illuminante: Gesù visse e morì in Kashmir, che racconta la storia di un Gesù fatto scendere dalla croce appena in tempo e poi spedito in Tibet, dove avrebbe predicato a lungo per poi essere seppellito nella capitale Srinagar. Tornando al regime di Hitler, si ha invece la sensazione che a ispirare le spedizioni naziste alla ricerca dell’arca dell’alleanza, del santo Graal, della lancia sacra di Longino era la necessità sentita da una parte della élite nazionalsocialista di appropriarsi di simboli utili alla creazione di una nuova religione europea. Ci si ricollegava direttamente alle fonti del misticismo saltando millenni di tradizione cristiana. In realtà l’esoterismo forse non è che il riverbero dell’impianto di fondo di tutta l’ideologia nazionalsocialista. Essa infatti aveva bisogno di una sorta di neopaganesimo per cementare il senso di appartenenza, per restaurare una mistica del sangue. La stessa divisione interna tra puri, iniziati e massa era costruita per potersi contrapporre al razionalismo e all’edificio della religione cristiana, egualitarista e universalista.
• Il volo di Hess. Una delle storie che ha ispirato maggiormente congetture, leggende e interpretazioni più o meno colorite ha per protagonisti un aereo, un duca e un’illusione. L’aereo è quello di Rudolf Hess, un veloce bimotore Messerschimt 110, disarmato, che si alzò in volo il 10 maggio 1941. Dopo circa quattro ore di viaggio il velivolo si andò a schiantare sulle colline che circondano la cittadina di Eaglesham, nel Lankshire, in Scozia. Il fedele collaboratore di Hitler, lanciatosi poco prima con il paracadute, scese a terra slogandosi una caviglia e agli inglesi che lo bloccarono dopo qualche ora disse di essere un ufficiale della Luftwaffe e di volere parlare con il duca di Hamilton. Hess dichiarò di trovarsi in Scozia per una missione di pace, che la Gran Bretagna non avrebbe mai potuto vincere contro la forza distruttrice del Reich e che era necessario creare un nuovo rapporto di collaborazione tra le due nazioni. La reazione di Churcill, informato dai suoi dell’accaduto, pare fu questa: «Volete forse dirmi che Rudolf Hess, il numero 3 del nazismo è nelle nostre mani?». Quando capì che non stavano scherzando Churchill ne dispose l’immediato arresto. Hess non uscì più dalla cella. Morì suicida in carcere nel 1987. Perchè Hess azzardò questo assurdo tentativo lo storico Giorgio Galli lo spiega così: «Hitler e Hess nel 1941, come nel 1939, puntavano in forme e modi diversi sull’influenza che i settori della società inglese legati alla cultura esoterica comune a quella tedesca potessero capovolgere la politica di Churchill e condurre l’Inghilterra filo ariana verso il condominio mondiale con la Germania». Era solo una stupida illusione.
• La fine del Reich. La sua scorta di predestinazioni, scelte fatali e eletti non salvò il nazionalsocialismo dal baratro. Nonostante ciò, resta una tenue luce da seguire anche quando le tenebre si fanno impenetrabili. Succede il 13 aprile 1945. Nel bunker della Cancelleria Hitler viene informato al telefono da Goebbles della morte del presidente Roosvelt: «Mi congratulo con lei, mio Führer. Nelle stelle è scritto che la seconda metà di aprile costituirà per noi un momento di svolta». La reazione del Fuhrer è ancora più sorprendente. Gira per le stanze del bunker con i fogli delle agenzie in mano e ai suoi fedelissimi esclama esaltato: «Non lo volevate credere! Chi ha ragione adesso?». Sopra la sua testa avanzano i russi, Berlino è sotto la morsa degli alleati e 17 giorni dopo Adolf Hitler e Eva Braun si suicideranno insieme.
• Svastica, dal sanscrito ”apportatore di salute”, è un simbolo universalmente conosciuto e molto antico: se ne trova traccia in Asia, Mongolia, India, America centrale. La conoscevano i Celti, gli antichi Greci, gli Etruschi, gli Egizi, i Mesopotami e gli Aztechi. Presso l’Elam (nel periodo preistorico), Babilonia e nella valle dell’Indo era considerata simbolo religioso e portafortuna. Con gli uncini orientati a destra era l’emblema del Sole, di ira funesta nel senso opposto. Nel 1910 venne adottata come segno d’arianità da vari gruppi antisemiti e nel 1919 divenne simbolo araldico della Thule-Geselschaft. Finché Hitler ne fece il simbolo del partito nazionalsocialista e più tardi, posta al di sotto dell’aquila imperiale, emblema del Terzo Reich.