Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 25 luglio 2004
San Giacomo, 25 luglio, quest’anno cade di domenica, perciò il 2004 è un anno giubilare iacopeo, il primo del nuovo millennio
• San Giacomo, 25 luglio, quest’anno cade di domenica, perciò il 2004 è un anno giubilare iacopeo, il primo del nuovo millennio. Si prevede un afflusso enorme di pellegrini al santuario del Santo, a Santiago di Compostela in Galizia, l’estremità nord-occidentale della Spagna, e si tratta di un genere particolare di pellegrini, quelli veri, all’antica, che non vanno in pullman, in macchina o in aereo, ma a piedi, 20-25 chilometri al giorno per intere settimane, come nel medioevo. Per l’occasione si è provveduto a una sorta di manutenzione complessiva delle strutture di sostegno che esistono lungo il percorso di 750 chilometri che dai Pirenei porta alla città spagnola: alberghi e ostelli presso i quali i pellegrini possono sostare. A prezzi molto ragionevoli nei primi, in pratica gratis nei secondi. El menù del dia, il pranzo del giorno, si può consumare per 7 euro in tutte le locande che si incontrano lungo il Cammino. L’anno giubilare assicura la possibilità di accedere all’indulgenza plenaria a quelli che raggiungono Santiago per scopi devozionali.
Il Cammino, settecentocinquanta chilometri di sentiero da Saint Jean Pied de Port e Roncisvalle fino a Santiago di Compostela, viene percorso ogni anno da migliaia di persone e rappresenta la traccia vitale di un passato lontano mille anni. Nell’Europa del medioevo il pellegrinaggio era già un’esperienza diffusa, che in forme diverse si è mantenuta fino ad oggi. Goethe ha scritto che «L’Europa è nata dai pellegrinaggi a Santiago». Perché verso la cattedrale del santo si sono diretti per secoli pellegrini provenienti da tutte le regioni del continente: dalla Francia e dalla Germania, dall’Italia e dal Belgio, dall’Olanda e dall’Inghilterra. E ancora continuano.
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• i pellegrini, ovvero i primi turisti
Nel pellegrinaggio si mescolano fin dall’inizio componenti diverse. La spiritualità è la principale, ma a essa si accompagnano il gusto dell’avventura e la curiosità per il nuovo e il diverso: si situano qui le origini di quello che sarebbe diventato il turismo di massa. Dopo le esperienze della classicità, Polibio e Strabone in particolare, con i pellegrinaggi medievali rinasce il genere letterario della guida per viaggiatori: il libro quinto del Codex Calixtinus, che tratta appunto del percorso da Parigi a Santiago di Compostela, è un esempio di questo tipo di manualistica. Contiene consigli e raccomandazioni sui luoghi di sosta, sui pericoli che si incontrano lungo il viaggio, sui luoghi da visitare e sul paesaggio, allo stesso modo di altri testi coevi rivolti a destinazioni diverse, Gerusalemme e Roma soprattutto.
Tre furono infatti i grandi pellegrinaggi della Cristianità: Gerusalemme, Roma e Santiago. L’uomo simbolo della spiritualità medievale, san Francesco, anche se sofferente e ammalato, trovò il tempo e il modo di raggiungere tutte e tre le mete. Il grande monumento, non molto bello, del monte Gozo posto sul Cammino nel luogo dal quale si vede Santiago per la prima volta, ricorda su di un lato la visita di Giovanni Paolo II del 1989, quando celebrò la IV giornata mondiale della Gioventù, e sull’altro il viaggio di san Francesco precedente di oltre seicento anni. A memoria della continuità della devozione cristiana al santo. Dante a spiegare che il vero pellegrino dovrebbe essere considerato solo quello diretto verso Santiago di Compostela, dato che chi va a Gerusalemme si chiama palmare, e romeo chi invece è diretto a Roma.
Che i luoghi della Passione e della Resurrezione di Nostro Signore o la tomba di san Pietro divenissero meta di pellegrinaggio è abbastanza scontato, più complessa è la vicenda che fece nascere la terza grande meta dei flussi devozionali del medioevo.
La storia, che si mescola con la leggenda, è lunga e articolata. San Giacomo Maggiore, fratello di san Giovanni Evangelista, l’apostolo prediletto, è considerato l’evangelizzatore della Spagna, in particolare di quella settentrionale. Dopo aver svolto la propria missione il santo torna però in Palestina e è lì che viene martirizzato. Erode Agrippa lo fa decapitare in una data compresa fra il 42 e il 44. Dopo l’esecuzione, due suoi discepoli, dei quali la tradizione riporta i nome di Teodoro e Anastasio, ne trafugano il corpo per dargli una degna sepoltura.
• il sepolcro del santo
Da questo momento in poi interviene il miracolo, dato che i discepoli in fuga si imbarcano con la reliquia su di una piccolissima imbarcazione che viene spinta da un vento divino o direttamente trascinata da un angelo fino ai luoghi dove l’apostolo ha svolto la propria predicazione, ossia la costa nord della Spagna. Lì il santo viene sepolto. Si costruisce anche un monumento celebrativo, che però va distrutto, così che dell’esatta posizione della tomba si perdono le tracce.
Passano quasi otto secoli e la penisola iberica viene conquistata quasi interamente dagli arabi. allora che un eremita di nome Pelayo comincia a vedere ogni notte luci misteriose, come stelle, sopra un tumulo di terra; sente anche una musica angelica che accompagna la visione. Il santo uomo non capisce il senso delle visioni fin quando l’apostolo gli appare in sogno e lo invita a scavare nel luogo indicato dalla pioggia di stelle per riportare alla luce il proprio sepolcro. Pelayo informa del fatto il vescovo di Iria Flavia, Teodomiro, il quale ordina si provveda ai lavori. Nel luogo indicato viene alla luce un sarcofago di marmo contenente il corpo di un uomo decapitato, evidentemente quello del santo.
Da qui si rientra nella storia, dato che sul luogo del ritrovamento viene eretta una piccola chiesa, verso la quale si muovono i primi pellegrinaggi mentre le sacre reliquie operano miracoli. Intanto cambia l’equilibrio e l’orientamento delle spinte espansionistiche. L’avanzata islamica si dirige verso la penisola balcanica, mentre una rinascita culturale, economica e demografica porta la Cristianità alle crociate, alla creazione del regno di Gerusalemme, alla riconquista della Sicilia e, soprattutto, a quella grande operazione che fu la Reconquista della penisola iberica. Il movimento trova in san Giacomo il riferimento spirituale e lo investe del titolo di Matamoros, l’uccisore dei mori, il campione della Cristianità che si manifesta fisicamente sui campi di battaglia e guida alla vittoria i re cristiani degli stati del nord, Leon e Castiglia, che estendono progressivamente i loro domini su tutta la penisola, fino a espellerne i precedenti dominatori.
• l’avventura della reconquista
L’iconografia di Santiago Matamoros è molto diffusa e perfettamente definita. Il santo è a cavallo, con in testa il cappello a falda larga tipico del pellegrino, e brandisce una lunga spada dalla lama ondulata, come quella dei kris malesi. Sotto gli zoccoli del cavallo sta il moro sconfitto. Qualche mese fa i custodi della Cattedrale di Santiago hanno dichiarato l’intenzione di togliere dall’edificio sacro una delle raffigurazioni del santo in questo atteggiamento allo scopo di simboleggiare una volontà di pace. Le immagini di questa natura sono comunque molteplici e non sembra che si voglia spostarle tutte, l’intento non è di rimozione della memoria quanto quello di fornire un segno, di manifestare un evangelico desiderio di riconciliazione.
Il processo della Reconquista si completa nel 1492, con la presa di Granada, ultima città araba a entrare nei domini de Los Reies Catolicos, come sono chiamati Isabella di Castiglia e Fernando d’Aragona che, con il loro matrimonio, hanno posto le basi per la riunificazione della penisola iberica. Pochi anni prima una stremata Bisanzio è stata conquistata a sua volta dai turchi ottomani e lo stesso regno di Gerusalemme è scomparso.
L’avventura della Reconquista è complessa e articolata, con alleanze fra mori e cristiani e repentini cambiamenti di campo. Lo stesso Cid, eroe della guerra, combatte sotto bandiere diverse, ma il motore economico e culturale della vicenda si situa in Castiglia e nel Leon, lungo la valle del Dauro, ossia sul percorso del Cammino di Santiago, la cui difesa, o meglio la difesa dei pellegrini che lo percorrono, diviene compito e privilegio condiviso fra l’aristocrazia locale e gli ordini religiosi che si sono affermati come rifondatori della Chiesa, sconfiggendo i movimenti pauperisti sorti all’inizio del secondo millennio. Significativa è la spinta proveniente da oltre i Pirenei, ben riconoscibile nelle architetture delle chiese e delle abbazie, dove si avverte l’influenza francese.
Il Cammino, con le due origini parigina e romana, costituisce una sorta di asse di penetrazione della cristianità nella penisola iberica; la sua difesa e il suo controllo rappresentano lo strumento per garantirsi una presenza in quelli che sono i territori di espansione culturale e economica dell’Europa medievale.
Il movimento crociato non si esaurisce nell’esperienza della Terra Santa, ma innerva la spiritualità dell’epoca di transizione alla nuova era e si mescola con spinte diverse. Le navi di Cristoforo Colombo, che parte alla scoperta del ”nuovo mondo” nell’anno della conquista di Granada, hanno sulle vele il simbolo della croce perché anche la sua impresa partecipa di quella tensione, anche se la declina in maniera particolare. L’incontro con gli indigeni d’America viene interpretato da molti, soprattutto nella prima fase e all’interno degli ordini religiosi, come una missione di evangelizzazione collegata con l’affermazione della Cristianità sollecitata fino a quel momento nelle forme della crociata. Il non fedele sostituisce l’infedele, mentre la missione prende il posto della guerra.
• la liturgia del viaggio
Anche se l’esperienza del pellegrinaggio non costituisce un fatto raro o eccezionale nella vita di un uomo del medioevo, la sua realizzazione è laboriosa e comporta rischi non indifferenti. Inoltre rappresenta un investimento di notevole portata, anche in termini di tempo. Di solito richiede mesi, a volte oltre un anno. Il pellegrino si prepara a essa rispettando un cerimoniale religioso, che prevede una particolare benedizione alla partenza, che viene ripetuta in luoghi deputati. A Roncisvalle viene ancora impartita con un rituale plurisecolare. Chi parte non ha la sicurezza di tornare, perciò provvede a sistemare ogni sua questione terrena, con testamento e donazioni, di solito accompagnate da patti che prevedono il rientro in possesso dei beni ceduti al ritorno dal viaggio, purché esso avvenga entro un tempo stabilito. La norma è di tre anni.
Attorno ai pellegrini il Cammino si struttura e si organizza, sia architettonicamente che socialmente. Il romanico dà il carattere delle tante chiese che costellano l’itinerario, mentre il gotico segna le due grandi cattedrali di Burgos e di Leon. La seconda, in particolare, conta sulla più vasta superficie di vetrate dipinte, 1800 metri quadrati. In pratica le pareti sono abolite e il vetro chiude la struttura dei costoni che sorreggono il tetto. I centri di accoglienza per i pellegrini sono numerosi e a volte specializzati, nella cura dei malati come nel possesso di una particolare reliquia o nella possibilità di concedere indulgenze.
• un cammino in salita
I profondi cambiamenti che segnano in Europa l’avvento della modernità producono anche un atteggiamento diverso nei confronti dei pellegrinaggi e di quello verso Santiago in particolare. All’inizio del Cinquecento si afferma il sistema politico asburgico, Carlo V riunisce nella propria persona un insieme di titoli che lo portano a governare su buona parte del continente in una posizione di conflitto latente o esplicito sia con la Francia di Francesco I che con il papato, fino a giungere all’episodio del sacco di Roma. Durante il suo regno nasce anche la Riforma protestante, che crea una frattura nel sistema fino a allora coeso della cristianità.
La monarchia francese sviluppa una crescente ostilità nei confronti di un pellegrinaggio che collega i territori sotto il suo controllo con quelli asburgici e trasferisce risorse in un paese divenuto nemico, mentre la Chiesa si impegna a indirizzare su Roma la maggior parte delle manifestazioni devozionali e dei flussi economici e commerciali che a esse si accompagnano.
Di contro, prima l’imperatore e poi i suoi successori si impegnano a sostenere e difendere il pellegrinaggio, consapevoli della ricchezza che esso rappresenta sia in termini di prestigio che in quelli, non minori, di rientro economico. Gli interventi si concretizzano in edifici destinati all’ospitalità lungo il Cammino e in una protezione attenta dell’incolumità personale dei devoti.
• un nuovo spirito
La tradizione del pellegrinaggio, che pure rimane vitale, entra comunque in una fase di regresso e di vera crisi a partire dal Settecento. Nonostante questo si può dire che non si sia mai spenta. Ogni anno, tutti gli anni, qualche decina di pellegrini ha continuato a raggiungere a piedi Santiago di Compostela provenendo da Roncisvalle o anche da più lontano.
Nella seconda metà del Novecento il Cammino ha ripreso vita, ha trovato nuova linfa nella spiritualità e anche nella moda del camminare a piedi, abitudine salutista che si è diffusa. Poiché sono i pellegrini che fanno il Cammino, allo stesso modo di come il Cammino forma i pellegrini, attorno al loro procedere le strutture di accoglienza che erano deperite sono rinate, ne sono sorte di nuove e oggi il Cammino è una realtà unica nel mondo occidentale e san Giacomo è l’unico santo cristiano a ricevere ancora una devozione basata su di un impegno fisico diffuso, continuato e soprattutto offerto da persone che provengono da tutti gli angoli d’Europa. E alcuni da più lontano ancora.